Cassano, tre arresti per detenzione di armi: l’ordinanza della Dda di Catanzaro

(ANSA) – CASSANO ALLO IONIO, 17 MAG – I carabinieri della Compagnia di Cassano allo Ionio hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro, nei confronti di tre soggetti (uno in carcere e due agli arresti domiciliari) accusati, a vario titolo, di porto, detenzione, vendita e cessione di armi.

Si tratta di Archentino Pesce, di 53 anni, già noto alle forze dell’ordine, che è stato portato in carcere, e Antonio e Gaetano Genisi, rispettivamente di 56 e 26 anni.

Dalle indagini, secondo l’accusa, sono emerse una serie di elementi sull’illecita detenzione di armi da parte degli indagati e la conduzione di una trattativa per lo scambio di una pistola calibro 6,35 con una calibro 7,65 bifilare poi effettivamente concretizzatosi. A carico di Pesce, il gip di Catanzaro “ha riconosciuto – evidenziano gli inquirenti – l’aggravante mafiosa, trattandosi di personaggio che, già gravato da un precedente definitivo per associazione mafiosa, è apparso quale trasversale a disposizione delle due consorterie operanti nell’area cassanese, ovvero le famiglie Forastefano e Abbruzzese e, dunque, un punto di riferimento a cui rivolgersi per il rifornimento di armi”. (ANSA).

Pesce è noto alle forze dell’ordine perché è stato coinvolto nell’inchiesta antimafia “Sybaris”, e negli anni scorsi dapprima era stato condannato a 30 anni di reclusione e successivamente assolto in via definitiva dalla Corte di Cassazione a seguito dell’accusa d’essere stato uno degli esecutori materiali dell’omicidio dell’incensurato 43enne di Cassano Fazio Cirolla, ucciso per errore il 27 luglio del 2009 all’interno d’un autosalone di Sibari, quando il vero obiettivo dei sicari era invece l’allora 42enne Salvatore Lione al tempo “reggente” e “contabile” della locale ’ndrina dei Forastefano e adesso collaboratore di giustizia. Assieme a Pesce – ieri finito in carcere a Castrovillari – sono stati arrestati Antonio Genisi e Gaetano Genisi, rispettivamente di 56 e 26 anni, padre e figlio, residenti nella zona delle case popolari di Sibari. I due congiunti, che sono imparentati con Pesce, sono stati assegnati agli arresti domiciliari.

A Pesce viene contestata l’accusa d’associazione per delinquere di stampo mafioso, e, a vario titolo, al terzetto vengono contestati anche reati di porto, detenzione, vendita e cessione di armi. In particolare, avrebbero scambiato una pistola calibro 6,35 con un’altra calibro 7,65 bifilare.

Pesce è oggi considerato dagl’inquirenti un elemento trasversale a disposizione della “supercosca” ‘ndranghetista Abbruzzese-Forastefano, anche in forza della sua vecchia condanna definitiva per associazione mafiosa nel maxi-processo “Sybaris”: un punto di riferimento – secondo la Procura Antimafia – cui rivolgersi proprio per il rifornimento di armi.