Castrovillari, 100 anni e non sentirli…

100 anni e non sentirli…

di Gaetano Pugliese

dalla pagina FB del Castrovillari Calcio 1921

Cento. Proprio cento. Come le volte che idealmente abbiamo gioito o che ci siamo sportivamente disperati per un risultato avverso. Sempre confidando che i colori di quelle maglie a strisce potessero portarci in alto a raccogliere il premio più ambito. Che poi era un sorriso, uno sfottò o una domenica felice lontani dalle insidie della settimana. Sarebbe bello passeggiare in questo secolo di vita, se ne incontrerebbe di gente, se ne vedrebbero di scene epiche passate alla storia non solo della squadra, ma dall’intera Città. La mia età non mi consente di ricordare i tempi delle Casermette e nemmeno quelli del “Pollino”, che hanno assunto già da tempo i caratteri del nostro Mito sportivo. Alcune imprese impossibili, illogiche anche per un gioco irrazionale come il calcio, realmente realizzate grazie al cuore di ragazzi che, con pochi soldi e molto amore, avevano quella maglia come seconda pelle. E grazie al tifo incessante che ti spingeva dove non potevi giungere con le tue sole forze.

La mia passeggiata inizia da una domenica di aprile del 1987: un po’ di vento, la polvere della terra battuta che si alza, un pallone giallo, le panchine in ferro color celestino sbiadito. E poi un urlo della folla: il capitano Enzo Tedesco ha segnato sotto la traversa, nella porta dove ora c’è la curva. Il Pescopagano, squadra lucana mai più incontrata, è battuto: a noi due punti e mezza salvezza. Da lì è stato un continuo camminare, un toccare il cielo, un ritrovarsi sotto una frana caduta all’improvviso. Perché questo è lo sport, questa, in fondo, è la vita.

Mi par di rivedere le imprese del primo Castrovillari di Agostino Caligiuri, il presidentissimo mai dimenticato. Quella squadra che gira tutta Italia nella coppa di Promozione in cui, per sapere il risultato, dovevi aspettare il giorno dopo. In campo, un maestro chiamato Mimmo Cairo, la 10 sulle spalle e la fascia al braccio. Un’intera generazione di tifosi castrovillaresi rivede nella sua testa quelle punizioni telecomandate come quella contro la Palmese che ci ha condotti in serie D al termine dell’ennesimo spareggio brivido, in una calda domenica di maggio del ’91.

E poi, il secondo posto dell’anno dopo quando non c’era più la terra battuta, ma il lieve odore dell’erbetta e gli artisti si facevano via via più raffinati. Mi sembra di rivedere il mago Carrano, la sua calma nel sapere che saremmo comunque arrivati davanti a Messina e Catania nella strada ideale che, per la prima volta, volava in serie C. Non avevano paura di nulla, over e under, giovanotti e stempiati: sapevano solo di essere forti, anche quando persero in casa con il Messina prima di Natale e nessuno dava loro più una lira di credito. Si rialzarono. E vinsero per distacco in una città imbandierata in ogni suo angolo.

Se guardo bene vedo mister Francesco Dellisanti, la sua fabbrica di calcio con Umberto Calcagno freccia impazzita sulla fascia. Un punto impedì la partecipazione ai playoff e, chissà, la promozione in C1 che sarebbe stata ancora più storia. Rivedo Gigi Marulla, il vecchio Leone che non si tirò indietro nel difendere i nostri colori e portare la nostra bandiera, oltre a fare da chioccia ai giovani di Enzo Patania. E poi ecco Pino Raffaele e lo zero a zero di Battipaglia che ci lasciò in C2 al termine di un drammatico play out nell’anno in cui tutto sembrava dover franare.

Mister Viola
Foto ABM REPORT

Franco Viola, il condottiero re degli spareggi, la passeggiata di Pino Tortora prima dell’ultimo rigore nel folle e ubriacante spareggio contro il Gragnano in un pomeriggio piovoso di Giugno e il suo abbraccio al presidente Ioele, che firmò due promozioni consecutive.

La galoppata di Davide Ferrari al Pinto di Caserta, manco fosse uno slalomista tra paletti, e una salvezza conquistata contro tutti e tutti e con il Mago ancora alla guida. Se non bastasse, la punizione dal limite a Pozzuoli all’ultimo minuto di recupero che avrebbe potuto mandarci dal Paradiso all’Inferno. Non sarebbe sufficiente un libro per raccontare tutto, figuriamoci una pagina: ma non posso e voglio dimenticare gli altri due playoff vinti contro Sancataldese e Agropoli. Non solo per la promozione in sé, ma per aver visto due splendide mobilitazioni sportive di una tifoseria con un cuore sempre grande e generoso. E per averlo fatto nel rispetto di avversari con cui sono rimasti ancora oggi rapporti di rispetto e amicizia. Come quello con il Crotone, in onore di Ezio Scida e di un tragico avvenimento di tanti e tanti anni fa. Oggi che la società guidata dal bravissimo e coraggioso patron Di Dieco (chi se la sentirebbe di fare calcio in un momento del genere alzi la mano…) varca il secolo di vita, lo fa in uno stadio malinconicamente vuoto ma non senza nessuno che la guardi e la ami. Il Castrovillari è quello che ho cercato di dire, ma anche molto altro soprattutto per chi a Castrovillari può tornarci solo di rado. Quelle maglie che nacquero per fare un grande regalo alla città, sono diventate parte importante della sua Storia. Raccontano gioie, delusioni, domeniche mai uguali tra loro. A tutti gli occupanti a buon diritto delle nicchie in cui si racconta la storia della squadra il nostro personale grazie, soprattutto a chi ha vestito la maglia in momenti di difficoltà, onorandola nonostante tutto. Ai calciatori di oggi e domani l’augurio di portare alto il nostro vessillo che è idealmente nelle loro mani fino a quando, da qualche parte, anche la più sperduta, ci sarà un’emozione che accompagna un pallone che rotola.