Catanzaro e la massomafia. I concorsi truccati e le “benedizioni” della Curia

Catanzaro non smette mai di stupire. Riesce a darci nuove indicazioni che cancellano per sempre l’immagine di isola felice, quella che per anni è stata l’etichetta di qualità che faceva la differenza con tutte le altre realtà cittadine della Calabria, macchiate di essere regno della mafia o quantomeno dei colletti bianchi, da sempre e per sempre.

Per noi – cosentini – che abbiamo conosciuto a Cosenza dopo l’era Mancini, il nuovo “Rinascimento mascherato” di Occhiuto più volte “sottoscritto” dalle procure di mezza Italia, da Roma a Reggio Calabria, e dalla Corte dei Conti per la sua “generosità” nei confronti degli amici “mafiosi”, sodali del “modello cazzaro”, sapere che viviamo fra mafiosi e corrotti non è una novità. Più o meno come per i cittadini di Reggio Calabria passati con Scopelliti, Peppe Dj, da città modello a “sistema”, quello che è stato esportato e resiste ancora nel palazzo della Regione Calabria già con la nascita della giunta “Scopellerio” perfettamente ereditata dai tanti ascari verde padano che in supplenza della defunta Jole tengono la barra dritta verso Reggio Calabria, la capitale della ‘ndrangheta.

Noi pensavamo come i tanti calabresi che questo fosse il quadro generale del territorio mafioso regionale, dove Catanzaro resisteva, isola felice chiusa in una tenaglia di malaffare dalle aree cuscinetto di Crotone e Vibo. Abbiamo capito invece che non è così. Ci ha pensato il procuratore Gratteri a dare una lettura più completa del fenomeno e le operazioni Kyterion, Jhonny, Rinascita Scott, Farmabusiness e Basso Profilo, hanno messo al vento la “carta di identità” della città capoluogo di regione, che fra i segni particolari annovera: occhi azzurri, statura media e riconoscibili tratti massomafiosi…

Nessuno di noi vuole fare il mistificatore. Sarebbe una posizione impossibile da parte nostra che conosciamo poco la realtà catanzarese, per fatto geografico, ma abbiamo avuto modo di avere grandi indicazioni ed un veloce corso di perfezionamento, non in Dad, dalle numerose mail quotidiane, poche anonime in verità, che ci danno un quadro perfetto e preciso delle vicende della città di Catanzaro, dove oggi più di prima, a sputare in cielo in faccia ritorna.

In questo percorso tutoriale dei cittadini catanzaresi che non parlano “ppé chiuritu”, ma per fatti specifici, abbiamo incrociato e conosciuto tante mezze calzette che camminano sulla scia del profumo del potente di turno, fino a ieri. Che oggi si chiamano indagati, riscoperti tali dalla procura di Gratteri nella sua azione di rastrellamento del tessuto sociale, politico, imprenditoriale, burocratico ed ecclesiastico, senza dimenticare gli “infedeli” dai colletti bianchi e mostrine.

Meglio di noi racconta lo scenario la collega Giulia Zampina, che ieri, nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio 2021 scrive dalle colonne di Catanzaro Informa: «La Dia: “Per gli imprenditori la presenza criminale è risorsa e non imposizione. Normale pagare la “PIZZ…eria”. L’impietosa fotografia offerta dagli investigatori sugli equilibri fatti di fango e plastica di questa città».

Lo spaccato è qualcosa di inimmaginabile fino a poco tempo addietro quando resisteva la considerazione, sbagliata, che potesse esistere un territorio franco nella Calabria e che questo fosse proprio la città di Catanzaro. Emblematiche e pesanti sono le parole della Zampina, che sottolinea: «Su questo mondo di mezzo, dove il fango è mischiato alla plastica, si reggono gli equilibri della città di Catanzaro. E’ questo che emerge dalla enorme mole di carte e faldoni che compongono l’intera inchiesta “Basso Profilo” coordinata  dalla Dda della Procura di Catanzaro Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri e condotta dalla Dia di Catanzaro. Il ceto medio, quella che era una volta la borghesia, anche illuminata e che serviva nelle comunità a dare equilibrio alla società, a Catanzaro, è appunto diventata un mondo di mezzo, disposto a tutto. I profili più bassi, solitamente senza precedenti culturali o professionali, attraverso fortuite e fin qui fortunate scalate hanno raggiunto posizioni che consentono loro di manipolare, governare decidere delle sorti di una cittadinanza che evidentemente, stanti i risultati elettorali da una parte e le fortune di taluni dall’altra, non ha gli adeguati filtri per separare il buono dal cattivo, intesi anche come scelte individuali da mettere in atto nella quotidianità e nella cabina elettorale».

Non c’è motivo di vanteria in noi, non serve dimostrare che in fondo siamo tutti uguali in Calabria, mafiosi e collusi. Non lo facciamo anche per rispettare un detto nostrano: “Chini si vanta sulu è nu ciucciu i natura”E chi lo fa non è figlio di Maria…

Abbiamo capito che anche Catanzaro è ricca di massomafia, perché terreno di coltura del “mondo di mezzo”, lo stesso che conosciamo e riconosciamo a Cosenza come a Reggio Calabria, ma che nella città capoluogo di regione diventa quasi accademico nel metodo e nella struttura: il famoso sistema Catanzaro. L’azione di Gratteri ha portato alla luce un fitto reticolo piramidale di quanti hanno governato per anni la città di Catanzaro, vittime e non sacrificali di quell’eccesso di severità che la procura cittadina ha messo in campo. Ha scardinato alleanze anche politiche, connivenze burocratiche e servitori dello Stato ballerini e cantori al richiamo del denaro, passando per la consacrazione della “Santa”, ormai infiltrata nel tessuto imprenditoriale e in quella classe media borghese, che ha venduto dignità e coraggio, assuefatta ad un sistema riconosciuto come quasi legale.

Questo è quello che abbiamo imparato sulla “recente” storia di Catanzaro, grazie alle tante segnalazioni che abbiamo ricevuto e che continuiamo a ricevere come un fiume in piena: una confessione liberatoria di impronta laica, senza paramenti e senza ostie.

Il sistema Catanzaro muove la politica e gli affari, poco importa se c’è il marchio della massomafia, perché in fondo è pure un front-office per il collocamento degli amici con rilascio di titoli e di priorità, un metodo di welfare in salsa di morzello. L’abbiamo conosciuto con la vicenda della provincia di Catanzaro, sempre sotto il controllo dei soci Tallini e Abramo, dove i concorsi spariti dal radar si dice per mancanza di fondi a bilancio, erano nella disponibilità di nomi riconoscibili alle dipendenze della politica massomafiosa e dove l’arroganza e l’ignoranza sono la firma di quella politica di ex potenti, ormai depotenziati da Gratteri, che ha staccato la spina ed in altri casi buttato la chiave…

Questa è una delle tante lettere che abbiamo ricevuto e ovviamente pubblicato (http://www.iacchite.blog/lettere-a-iacchite-catanzaro-concorsi-alla-provincia-lassalto-dei-clienti-della-malapolitica-nomi-cognomi-e-sponsor/) e che metteva all’indice «… lo schifo che sta succedendo a Catanzaro con i famosi concorsi della Provincia ormai rinviati a data da destinarsi “ufficialmente” a causa del Covid. Siamo proprio sicuri che la causa sia quella e non il fatto che per cosi pochi posti ci siano troppi cani all’osso, tra parenti, mogli, figli e concubine di pezzi grossi della politica, della burocrazia massomafiosa, oltre allo stuolo di figli e nipoti di dipendenti del Palazzo di Vetro, di quello comunale e anche di quello regionale».

A noi, modesto organo di informazione “libero” i cittadini di Catanzaro chiedono aiuto per fare emergere lo schifo che governa la Provincia ed il Comune, nonostante proprio a Catanzaro sieda sulla poltrona scomoda di procuratore della Repubblica il dottore Gratteri. Colui che non sta risparmiando le “carezze” ai boss della politica cittadina e regionale ed ai piccoli scagnozzi che sono le truppe: tutti beccati a trafficare con “il barattolo della marmellata”, chi con un’unghia, chi con un dito, chi con tutte le dita, chi fino al gomito e chi… si era pure fottuto il barattolo. Questo lo sappiamo ormai tutti e pure Gratteri lo sa, tanto che si sussurra che le prossime manifestazioni di affetto con il carillon dal suono delle manette che il procuratore sta preparando, saranno riservate ai tanti colletti bianchi corrotti ed ai funzionari e dirigenti degli enti locali catanzaresi che hanno rubato l’argenteria, mentre i loro riferimenti politici o facevano il palo, oppure si spartivano il bottino.

Le preoccupazioni e le denunce tramite le nostre pagine sui concorsi alla Provincia, a Palazzo di Vetro non sono molto differenti da quelle che ci arrivano parlando del comune di Catanzaro a Palazzo De Nobili perché cambiare il domicilio sia pure a distanza di pochi metri, non cambia il metodo che si ispira al sistema Catanzaro.

Il 27 marzo 2020 con delibera n.90 la Giunta comunale di Catanzaro a guida del sindaco Sergio Abramo approvava il nuovo piano del fabbisogno del personale, per un riequilibrio delle necessità delle risorse umane dopo i numerosi pensionamenti e soprattutto quelli avvenuti nel 2019. L’azione messa in atto da Abramo ha un arco temporale previsto di tre anni per frenare lo svuotamento dei settori e per garantire la continuità dell’attività amministrativa. I concorsi già espletati per istruttori contabili ed amministrativi a part-time hanno portato all’assunzione di 24 unità. E’ nell’anno 2020 che il comune di Catanzaro intende avere 110 nuovi dipendenti, sia attraverso lo scorrimento delle graduatorie aperte sulle figure amministrative, oltre che per le figure messe a concorso per il settore dei Servizi Sociali come assistenti sociali e psicologi oltre che tecnici. Assume particolare importanza strategica il concorso per l’assunzione di 20 unità di personale da destinare alla Polizia municipale, per come sono previste diverse trasformazioni contrattuali da part-time in full time e saranno espletate anche le progressioni verticali.

È sulle ultime procedure concorsuali adottate dalla maggioranza di Sergio Abramo che è stata sollecitata la nostra attenzione da parte delle missive ricevute dai cittadini catanzaresi. Si esprimono dubbi sulla trasparenza degli atti adottati negli ultimi anni dal comune di Catanzaro, in riferimento ai nominativi assunti riconducibili a consiglieri comunali in carica o a gruppi politici ben identificati, il clan di Tallini e Cardamone, di Esposito e Polimeni o della Curia cittadina che opera tramite l’assessore Danilo Russo, la cui fedeltà è una e trina, figlio prediletto e protetto dalle insegne del vescovo Bertolone.

Chiedere al procuratore Gratteri di verificare nomi e circostanze del sistema Catanzaro sulle assunzioni effettuate, siamo certi che non è fatica sprecata. Vorremmo richiamare l’attenzione della procura di Catanzaro, quella che ha acceso i riflettori sul comune capoluogo di regione e sulla piramide degli interessi non riferibili, perché quello che si sta preparando ad adiuvandum è la conferma che la massomafia governa la città e determina le fortune degli amici, quelli senza meritocrazia riconosciuta, fatta salva quella del certificato penale.

Abbiamo visto che il comune di Catanzaro ha previsto le progressioni verticali per il cambio di profilo professionale ed economico del personale assunto. E’ con la Determina dirigenziale del Settore Personale n. 3591/30.12.2020 che si attiva “la procedura interna di progressione verticale n. 2 unità di personale cat. C posizione economica C1, profilo professionale istruttore amministrativo a tempo indeterminato e pieno di cui alla DD n.9/2020 e successiva modifica DD n. 73/2020. Nomina commissione esaminatrice”. Quello che ci interessa è annotare che nella commissione individuata c’è la presenza in posizione di componente della dott.ssa Sergi Maria (dipendente cat. D – Funzionario Contabile PO – Settore Personale e Organizzazione) un qualcosa che teniamo a memoria…

Invece, è con la Determina dirigenziale del Settore Personale n. 3602/30.12.2020 che si attiva “la procedura interna di progressione verticale n. 2 unità di personale cat. D posizione economica D1, profilo professionale istruttore direttivo amministrativo a tempo indeterminato e pieno di cui alla DD n.8/2020. Nomina commissione esaminatrice”. Anche in questo caso nella commissione individuata c’è la presenza in posizione di componente della dott.ssa Sergi Maria (dipendente cat. D – Funzionario Contabile PO – Settore Personale e Organizzazione).

Dopo la pubblicazione sull’Albo Pretorio riguardo alla progressione verticale di n.2 unità di personale cat. C istruttore amministrativo, vengono acquisite al protocollo 12 richieste. Fatto assolutamente normale si direbbe, ma fra i nominativi che pervengono e che vengono acquisiti come utili alla progressione verticale indicata, molti hanno un riferimento ed un padrino, mantenendo viva la simbologia che si è scoperta esistere a Catanzaro. Si va dai protetti del clan Tallini – Cardamone, che sono almeno 2 soggetti, a quelli che godono della protezione del clan Esposito – Polimeni e Russo assessore con delega al personale, anche in questo caso 2 protetti.

Ma, come per la Provincia di Catanzaro come avevamo visto dalla denuncia dei cittadini, anche al comune di Catanzaro i posti papabili sono 2 ed i “favoriti” sono già 4, tanto che non sarà un mistero che ci sarà, dopo, un altro scorrimento di graduatoria. Ci interessa in questa circostanza sottolineare e mettere nel cassetto della memoria un altro nominativo, quello della signora Mellace Anna che ci ritornerà utile e che gode della protezione diretta proprio dell’assessore Danilo Russo, quello che non manca occasione per sottolineare l’estrema trasparenza con cui sono stati effettuati i concorsi al comune di Catanzaro.

Noi sappiamo che in politica non c’è mai generosità e men che mai gratis, che tutto ha una ragione ed un fine, che sia narrabile o meno e che, nel caso specifico sotto l’egida del sistema Catanzaro, un posto pubblico o una riqualificazione è una specie di contratto di solidarietà chiuso, dove gli ammortizzatori sociali di specie sono nella regia e nella disponibilità dei capi bastone e dei guappi giallorossi ed istituzionali.

Ecco perché i nominativi li abbiamo lasciati in memoria, perché ritornano tanto che la citata signora Mellace Anna è data vincente dai bookmarkers, gli allibratori che gestiscono insieme alla politica massomafiosa i concorsi interni al comune di Catanzaro. Vincerà la Mellace insieme ad altri nominativi già indicati nelle scommesse, tipo La Rosa, Ortone e Sodano, con la supervisione del dirigente del settore che stranamente non presiede la commissione esaminatrice, chissà perché

Già questo basta ed è abbondante perché la procura di Catanzaro vada a sequestrare anche le mosche, quelle che si nascondono sui ritratti, anch’essi decadenti, degli ex primi cittadini della città, quelli che rischiano l’arresto postumo nella galleria del comune, una nuova forma di restrizione della libertà: l’arresto per ritratto.

Ma, in verità, il gioco non è completo, perché c’è il bisogno della sistemazione, la stessa che ricercava Tommaso Brutto per il figlio Saverio, nel capitolo della sagra Basso Profilo. Il copione non è poi tanto diverso, variano solo i soggetti che si identificano nell’ambito dei colletti bianchi infedeli e collusi con la politica del sistema Catanzaro. I rampolli devono trovare un porto di approdo, la sistemazione uguale a quelli che l’hanno già avuta con i concorsi già espletati, ecco che qui entra in gioco un ulteriore altra Determina dirigenziale, che fa al caso di necessità e che chiude il cerchio e giustifica gli attori sulla scacchiera.

Parliamo della Determina n. 247 del 29.01.2021 assunta dal Dirigente del settore Personale e Organizzazione avente oggetto: Concorso pubblico per l’assunzione a tempo indeterminato e part time 50% (18 ore settimanali) di n.20 unità di personale di Cat. C, con Profilo Professionale di “Istruttore di Vigilanza” (D.D. n.3011 del 30/11/2020) – Presa atto incompatibilità e sostituzione Responsabile del Procedimento.

In questo atto c’è la dichiarazione di incompatibilità e quindi la sostituzione del Responsabile del Procedimento, che era la dott.ssa Sergi Maria, che incontriamo in tutti i concorsi del comune di Catanzaro, incluso quello della progressione verticale dei profili cat. C, che si dovrebbe chiudere ad horas. Ma, nel concorso per i Vigili Urbani, la Sergi non può svolgere la sua mansione nella dichiarata certezza che al concorso parteciperà il “suo” rampollo. E’ questo un fatto non nuovo nelle soffiate del palazzo, perché è una strategia ben orchestrata, tanto che appare ridicolo il vincolo di incompatibilità su un concorso che già prima di essere bandito sapeva di avere fra i suoi candidati “eletti” il figlio della Sergi. Ma la rappresentazione scenica deve seguire un copione ed una sua ritualità, giusto per mettersi spalle al muro rispetto ad una verifica dell’autorità giudiziaria che questa volta si impone, non fosse altro per la errata concezione che il popolo è bue e che anche Gratteri è un caprone. Quindi la Sergi rinuncia e viene nominata come Responsabile del Procedimento la signora Mellace Anna, che restituirà il favore garantendo la vittoria del rampollo di famiglia, incassando in anticipo la sua progressione verticale a firma della Sergi, perché ogni scarrafone è bell’a mamma soja.

Danilo Russo

Spiegato il fatto e pure in anticipo, ora diventa interessante capire come si metterà in moto la macchina della difesa del sistema Catanzaro, se ancora sentiremo parlare di trasparenza e di illibata morale nel comune capoluogo di regione, dove non scandalizza più nulla, nemmeno il fatto che proprio l’assessore al personale Danilo Russo abbia di fatto favorito l’assunzione di una sua cugina nell’asilo comunale Pepe. E’ un fatto incontestabile che viene dal fiume di atti che ci vengono mandati via mail dai cittadini della città, un argomento al quale nessuno ha replicato, magari dicendo che siamo bugiardi e che chiede una verifica della procura di Catanzaro.

Ricorderete che anche questa vicenda che si vorrebbe fare passare sotto silenzio, nasce da altre Determine dirigenziali, questa volta del settore Politiche Sociali, che in perfetta triangolazione con gli uffici della Curia cittadina, dove la responsabilità è sempre nell’ambito della famiglia dell’assessore Russo, quindi non solo famiglia di fede, tanto che la scelta per l’incarico di docente di religione cattolica, venne indicato a favore della dottoressa Marino Erminia Marta.

Non stupisce allora aver incontrato l’istituzione Chiesa, della Curia catanzarese nelle carte delle inchieste sulla massomafia in Calabria e nel sistema Catanzaro, dove c’erano Vescovi che interessavano i vertici della Guardia di Finanza per mitigare le loro azioni di controllo tributario, come se fosse una pratica delegata ai ministri di Dio. Come non ci stupisce che il valore della fratellanza, sovrapponibile al grembiule e cappuccio, venga mutuato e taciuto in questa Chiesa che fa sua e protegge un tipo di politica allevata a santini e Vangelo, lasciandola pascolare indisturbata nella zona grigia a braccetto con un manipolo di “riservati”, che anche a Catanzaro hanno il compito di governare un sistema, che scopriamo criminale, assicurando anche un raccordo con le logge, magari pure deviate e coperte.

Ci stupisce ancora di meno il fatto che la Curia di Catanzaro agiti il pastorale in senso di sfida alla verità, come fece Papa Wojtyla nel suo attacco frontale alla mafia, dimenticando che la massomafia è all’interno del meccanismo della politica, dove determinati atteggiamenti anche per dovere di morale non dovrebbero essere difesi, ma semmai deprecati. Per come non ci stupisce il silenzio che accompagna la minaccia terrena del clero settario che a difesa dell’ordine precostituito, il suo non dei cittadini liberi, restituisce valore alla “Chiesa del silenzio” dove l’interruzione delle regole di diplomazia risolvono il problema, perché spengono la parola e forse la coscienza.

Altre sono le evidenze ed i fatti, quelli che passano proprio dall’asilo comunale Pepe e dal settore  Politiche sociali del comune di Catanzaro, dai quali emerge una illegalità diffusa, che è l’altro lato oscuro dell’equazione del sistema Catanzaro e del silenzio dei presunti innocenti. Su questo ci ritorneremo…