Catanzaro e la massomafia. L’Accorduna, aspettando il “terremoto”

L’ACCORDUNA, ASPETTANDO IL “TERREMOTO”

L’Accorduna: il sistema Catanzaro si ricicla con gli scarti del mondo di mezzo

Siamo arrivati al restyling? C’è in atto una ristrutturazione della macchina e del motore del sistema Catanzaro, dopo gli incidenti, con qualche moribondo in trattamento, che rischia di fare saltare il banco? Questo sembra essere il percorso ad ostacoli che si impone dopo che la procura di Catanzaro ha acceso i fanali sulla città di Catanzaro.

Bisogna correre e pure in fretta per togliere dalle mani la mazza da sfasciacarrozze che Nicola Gratteri sta ormai usando con tenacia e senza scrupoli, quel supplemento di ferocia (come lo definisce lui stesso) che da tempo ha teorizzato, trasformando in una specie di progettualità programmata le buche della città di Catanzaro in voragini, dove la macchina del sistema Catanzaro, quello criminale, ha perso stabilità e rischia di deragliare.

Farmabusiness e l’accenno dell’operazione Corvo, sono i primi capitoli del piano anti-pandemico di Nicola Gratteri, quello che vale molto di più del mancato report, scritto e ritirato dell’Oms, perché interviene da subito su un virus più pericoloso del Covid-19, che è il sistema Catanzaro, le cui spore virali si racchiudono nel mondo di mezzo di replicanti e della massomafia, che ha contagiato il tessuto politico cittadino fino al midollo.

Il programma di risanamento strutturale per la città di Catanzaro porta la firma del procuratore Nicola Gratteri, forse il vero global strade, che risanerà non tanto le buche, ma le voragini pronte ad aprirsi dopo l’arrivo, ormai prossimo, delle ultime scosse telluriche sulla città della massomafia. Il terremoto… come ormai lo chiamano tutti, compresi i protagonisti. 

Non c’è più tempo. Questa è la preoccupazione che agita il panorama del sistema Catanzaro. Tutti hanno montato pinne e maschere per aver un profilo basso quasi subacqueo e cercano di trovare un porto, un buen retiro annaspando e nuotando nella melma, quella che ormai è percepita per quello che è, un mare di merda!

Bisogna correre ai ripari, bisogna fermare Gratteri, bisogna screditare l’azione della procura di Catanzaro. Questi sono gli obiettivi per salvare il sistema Catanzaro, per salvare il futuro e per garantire chi è già caduto nella trappola e chi sa, molto bene, che è il prossimo. Bisogna studiare una strategia che metta al riparo il culo di chi ha sentito il primo freddo, ma bisogna garantire un futuro al sistema, quello di Catanzaro, dove le matrioske sono ormai finite e dove bisogna ricorrere ai replicanti, magari quelli un poco meno coglioni.

Nasce così l’idea dell’Accorduna, quello che deve garantire il sistema Catanzaro pescando nella tombola dei coglioni, stando attenti che il tempo è tiranno, la storia è puttana ed i sismografi annunciano l’arrivo di un forte…terremoto!

Ritorniamo al principio, ricominciamo la storia e, prima di lasciare scrivere al nostro procuratore Gratteri i titoli di coda, cerchiamo di capire…

Poco più di un mese fa, il 19 novembre, nella retata della Dda di Catanzaro, denominata Farmabusiness, è finito uno degli impresentabili più “pesanti” della politica calabrese: Mimmo Tallini, presidente del Consiglio regionale appena sciolto dopo la morte di Jole Santelli. Ma ecco come la Dda di Catanzaro è arrivata alla svolta. Una storia che comincia il 23 ottobre scorso.

Ricordate l’azienda Farmaeko colpevole di aver truffato centinaia di ragazzi tra Calabria, Puglia, Lazio ed Emilia Romagna?
La vicenda è rimasta sospesa per molto tempo. Probabilmente tra minacce e raggiri vari hanno sperato che si andasse tutti “ara dimenticanza”. Non è stato così, aspettavamo soltanto l’ennesimo colpo di scena ed è effettivamente arrivato. Sì, perché è proprio grazie a Farmaeko che si è scoperto l’impero di Mimmo Tallini e le sue “scatole cinesi” con le quali, secondo la Guardia di Finanza, riciclava e forse ricicla ancora denaro a tamburo battente.

Mimmo Tallini, l’ormai ex presidente del Consiglio regionale è come abbiamo visto il dominus del sistema Catanzaro. E’ lui che ha gestito e gestisce la politica dentro e fuori le mura della città di Catanzaro, la città della massomafia, perché è così nonostante le promesse – perché promesse sono – di abbandonare la nave. E’ lui che insieme al suo ex socio Sergio Abramo, ex stando alle accuse di codardia e vigliaccheria lanciate contro dalla figlia Rita Tallini – aggiungiamo noi giuste e sacrosante – hanno messo un’opzione anche per il futuro sulla città. Insieme hanno gestita la città di Catanzaro partendo come sempre si fa, dalle concessioni edilizie, per poi arrivare ai megaprogetti che si indirizzano su altri business, come la spazzatura ed il commercio di medicine, come Farmaeko.

Farmaeko è stato un incidente di percorso? E’ stato una mancata idea imprenditoriale dove l’elemento mancante era proprio l’imprenditoria? No, Farmaeko non è stato un bluff, ma una truffa organizzata che trasformava gli asini in presunti John e Lapo Elkann, dove Catanzaro era diventata “da bere” come Milano con la differenza che qui da noi si sorseggiava la gassosa.

Farmaeko è stato ed è ancora uno degli elementi di frattura pericolosa del sistema Catanzaro, dove l’ingordigia ha preso il sopravvento sulla ragione, tanto da mettere il pericolo tutto il sistema con annessi organigrammi e collegamenti fra scatole vuote pur rispettando i cinesi, dove quello che è emerso ed ancora deve emergere – visto che si parla di un indagine ancora in esecuzione e gli applausi sono rimandati – è una rete costruita nel tempo di riciclaggio di denaro forse anche sporco, di corruzione, di fondi neri, di finanziamento illecito non solo alla politica, ma anche agli asini con velleità imprenditoriali.

Ed allora dalla attenta lettura degli stralci delle intercettazioni pubblicate dalla stampa circa l’inchiesta sull’arresto del dominus Domenico Tallini, emergono interrogativi e riflessioni ancora più inquietanti che se percorsi dagli inquirenti, porteranno all’allargamento certo di una inchiesta devastante altro che “Terremoto”. Proviamo allora a dare qualche spunto di riflessione e qualche interrogativo agli inquirenti, da sempre attenti della Procura di Catanzaro:

  • Chi ha dato materialmente i 50mila euro a Giuseppe Tallini per contrarre società con Farmaeko? Da dove provenivano quei danari?
  • Qual era la farmacia emersa dalle carte dell’inchiesta, che il rampollo di famiglia Giuseppe Tallini, annunciava come quasi acquisita ai suoi sodali insieme al padre Domenico?
  • Sarà forse stata una farmacia fallita nella zona nord della città di Catanzaro?
  • E chi era colui il quale, per conto di Tallini Domenico e Giuseppe, si stava affaccendando a tentare l’acquisizione all’asta pubblica della farmacia del quartiere Pontegrande proprio il quartiere dove risiede Tallini?
  • E sulla delibera di riperimetrazione delle farmacie urbane approvata in fretta e in furia dalla giunta comunale di Catanzaro, che ha da aggiungere il sindaco Sergio Abramo?

Emerge che a Catanzaro c’è un sistema, quello che ormai da tempo definiamo “sistema Catanzaro” e che la coppia di briscola, Tallini e Abramo, sono i soci, forse alla pari, nonostante lo sdegno presunto che li divide oggi. La loro storia non li divide, come ha tentato di sottolineare con fretta proprio Abramo mentre Tallini era al gabbio, ma al contrario li unisce in un abbraccio mortale per la città.

C’è però un elemento che mette in pericolo il sistema Catanzaro, la ditta di Tallini e Abramo, quello che scandisce proprio Gratteri: è il tempo!

Non c’è più tempo”, questo è il grido che sottotraccia si rincorre fra i corridoi dei palazzi del potere sporco di Catanzaro, questa è la paura che agita il sonno dei tanti fuochisti – quelli che mettono il carbone nella caldaia – che stanno realizzando che la locomotiva del sistema Catanzaro rallenta e rischia di deragliare sul “binario Gratteri”.

Il tempo è il nemico, perché tiene in ostaggio il futuro del sistema e non lascia possibilità di recupero e di riciclo per quanti sono inciampanti, anche perché il tempo, il suo ritmo, il suo divenire ha un “vero” autore, quello che di nascosto tutti dicono che sia Mad as a hatter”: essere matti come un cappellaio. In verità il Cappellaio (il procuratore Nicola Gratteri) non è matto, anche se litiga con il tempo ed il suo talento non è molto apprezzato nell’ambiente del sistema Catanzaro, anche se ultimamente l’indagato Mimmo Tallini ha fatto un distinguo che è pericoloso e paradossale allo stesso tempo, affermando: «Onestamente riconosco la buona fede del procuratore Gratteri, che ha firmato, non posso mettere in dubbio che i magistrati operino in buona fede, assolutamente, però chi ha fatto le indagini ha costruito una realtà basata sul nulla. Se io dico una cosa al telefono che ha un significato e loro la interpretano come vogliono e costruiscono la loro verità, che è l’opposto di come sono andate le cose, ecco, questi sono i presupposti sbagliati».

NICOLA GRATTERI MAGISTRATO

Verità costruite ad arte? Un procuratore Gratteri in buona fede rispetto alla mala fede dei suoi sostituti? L’incapacità di effettuare l’indagine da parte delle forze dell’ordine? La volontà di un fumus persecutionis dei magistrati di Catanzaro? Questa è la sintesi della dichiarazione di Mimmo Tallini, un attacco interessante (diciamo noi) nei confronti della procura cittadina. E’ un’accusa pesante di presunte volontà preconfezionate ad arte magari ad intensità politica ed un richiamo, nemmeno tanto garbato, al procuratore Gratteri, forse distratto ma in buona fede.

Questo è uno dei tanti leitmotiv, i sussurri che avvengono da anni nei corridoi del Tribunale di Catanzaro: accusare Gratteri solo di scenografia. E’ quello che dicono i tanti avvocati borderline, i tanti funzionari collusi ed i servitori delle forze dell’ordine amici degli amici. Sono i colletti bianchi che hanno da sempre garantito l’impunità alla politica massomafiosa cercando di screditare l’azione di Gratteri e della sua procura. A tutto questo il popolo non crede, considerando “il felice procuratore di Catanzaro”, Nicola Gratteri l’ultima opzione possibile per rompere il vero fumus che la massomafia e la politica di Tallini e compari hanno imposto ad una città ed al suo futuro.

E’ per questo che ci domandiamo, ma Tallini crede davvero a quello che dice?

Crede davvero Tallini che le indagini ancora in corso, siano state fatte da asini e che altri asini, quelli allocati in procura, siano simili alla pletora di ciuchi che da sempre l’hanno circondato? Lui ci crede, dice “che le indagini sono state fatte con i piedi”.

Se è sì, il problema diventa serio e forse il famoso Scozzafava diventa davvero un misero antennista: «quello che a Catanzaro conoscono tutti». Dunque per Tallini,  lo Scozzafava: «era un antennista, lo chiamavi, ti metteva antenna e decoder», finito qui? Tallini dice di si…noi invece vogliamo non essere d’accordo e continuiamo a dire che il sistema Catanzaro è il metodo di gestione e di impoverimento dei cittadini messo in campo proprio da Tallini e dal suo compare Abramo, che insieme ad altri loschi figuri hanno governato per i loro interessi la città di Catanzaro.

Per noi e per la procura di Catanzaro, Scozzafava non resta il modesto antennista come dice Tallini, ma è di più.

Scozzafava è l’uomo della pioggia (rain man) come lo definiscono di giudici somari della procura di Catanzaro, ma è diventato una persona perbene, lo dice proprio Tallini nella sua video intervista, un monologo, andato in scena la sera del 5 gennaio anticipando la befana. C’è qualcuno la pensa diversamente, proprio la procura di Catanzaro:

«Il fulcro della vicenda è SCOZZAFAVA, che corre su due piani solo apparentemente paralleli: quello della criminalità organizzata, rappresentato dai GRANDE ARACRI, e quello della politica, rappresentato da TALLINI.

Come detto, i due piani sono solo apparentemente paralleli, perché hanno un ben definito punto di intersezione nella vicenda FARMACI».

Però Tallini nella sua intervista monologo nella trasmissione satirica Votantonio autogestita ospite sulla pagina Facebook di Calabria7, precisando la sua estraneità ad ogni appartenenza di tipo mafioso, rilascia patenti di onorabilità a tutti i suoi complici nella vicenda Farmaeko: “tutte persone per bene”, ma fa qualcosa di più, lancia il suo attacco e la sua sfida diretta ad una serie di soggetti, suoi sodali fino a ieri, che avrebbero consumato il delitto di infamia, primo fra tutti il sindaco Sergio Abramo. La cui replica di ieri, diciamocelo francamente, è così debole che più debole non si può, al punto tale che anche er “puzzone”, pardon Tallini, potrebbe davvero – solo se potesse… – asfaltarlo ancora di più. Ma a questo ci penserà qualcun altro. E’ solo questione di tempo.