Catanzaro. I timori del medico-imprenditore del Pugliese e le soffiate del carabiniere sulle indagini in corso

Aghi, punture, apparecchi medico-sanitari prelevati indebitamente dal reparto di Oculistica dell’Ospedale Pugliese-Ciaccio e finiti in studi medici privati e non solo. Scatta l’indagine della Procura e il 5 novembre 2022 gli uomini dei Nas dei carabinieri di Catanzaro perquisiscono una nota clinica privata, il dottor Marco Schicchitano, all’epoca dei fatti direttore facente funzioni della Soc Oculistica, si allarma, teme che l’indagine possa ampliarsi e contatta Ugo Vescio, colonnello medico dell’Arma dei carabinieri, attualmente in servizio a Roma, per ottenere eventuali informazioni riservate sullo sviluppo dell’attività investigativa.

Attrezzature mediche nascoste per non essere scoperti

Vescio, indagato nell’inchiesta della Procura di Catanzaro, nome in codice “Batticuore”, che oggi ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di sette persone, 4 delle quali destinatari di misure interdittive, per favoreggiamento reale, reso edotto di plurimi fatti di peculato, riguardanti materiale medicale, dispositivi medici e farmaci, sottratti dallo stesso medico dal reparto di Oculistica dell’Ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro e portati nel suo studio privato di via Alberti, decide di dargli una mano. In base all’ordinanza vergata dal gip Sara Mazzotta su richiesta del sostituto procuratore Domenico Assumma, Vescio avrebbe aiutato il medico-imprenditore, rafforzando il proposito di occultare tutti gli apparecchi e i prodotti medici, spostandoli in un altro sito e offrendo la sua disponibilità a rilevare ulteriori dettagli sull’indagine, da lui acquisibili in virtù dell’incarico ricoperto.

Ma a sostenere Schicchitano c’è anche Maurizio Gigliotti, amministratore della ditta Emmegi Hospital srl con sede a Cosenza, che trova nei locali della struttura sanitaria privata due cry treq di proprietà dell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio. Consiglia il camice bianco di creare una documentazione falsa per giustificare la provenienza dei due dispositivi alla cui appropriazione aveva concorso anche lui, pianificando le operazioni di occultamento di tutto il materiale medicale presente nello studio medico di Schicchitano.

Il falso documento spedito al Nas

A partecipare materialmente al trasferimento di tutto quanto sottratto in ospedale l’avvocato Antonio Torchia e i due infermieri Anna Rita Procopio e Riccardo Sperlì, che avrebbero traslato “le prove” dallo studio privato di Schicchitano per portarle in una cantina nella disponibilità dello stesso medico, nascondendo tutto. Ma c’è di puù. Dopo il ritrovamento dei due cryo treq nella clinica privata da parte della polizia giudiziaria, Melania Musso, amministratore unico della stessa clinica, aiuta Schiccitano, Sperlì e Procopio ad eludere le attività investigative, utilizzando un documento falso, formato materialmente da Procopio e recante l’intestazione dell’Azienda sanitaria Pugliese-Ciaccio di Catanzaro con la seguente dicitura: “In data odierna 1 giugno 2022 si consegnano in prestito 2 cryo treq alla clinica privata, riportante il timbro ad inchiostro dell’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio Catanzaro – direzione Soc Oculistica” con apposta firma illeggibile, risultata poi essere dai successivi accertamenti apocrifa, e lo trasmette il 9 novembre di quello stesso anno al reparto Nas per giustificare il prelievo dei due macchinari dall’ospedale pubblico ed evitare che medico e infermieri fossero incriminati per peculato. Fonte: Calabria7