Catanzaro, la doppia morale della sanità ai tempi di Ciconte&Procopio

“La Calabria che non t’aspetti” era questo lo slogan del parassita Occhiuto, quel buon auspicio che dovrebbe rappresentare un momento epocale di svolta della regione Calabria affidata alle sue cure. Restando nel tema della cura, quella intesa come risposta sanitaria e considerato che il parassita è anche commissario per il piano di rientro della sanità ci addentriamo nel capitolo delle truffe consolidate, quelle che ormai sono il vero patrimonio della sanità calabrese, consumate nelle diverse Asp territoriali e nelle diverse Aziende ospedaliere. E che spesso ormai portano a blitz dei Nas e della Finanza all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro.

Tutti tacciono al di là dei comunicati “ufficiali” anche se le fughe di notizie quasi quotidianamente ci offrono uno spaccato criminale dove la sanità in Calabria è un teorema imperfetto fatto di complicità, di collusione ed in particolare terreno di conquista del privato piratesco, quello che gode della protezione della politica ai diversi livelli e che in modo trasversale occupa la sanità pubblica e quella privata convenzionata. Sulla sanità il presidente Occhiuto si gioca la faccia, ma allo stesso tempo i calabresi si giocano il futuro, quello che molti intravedono nel fiume di soldi in arrivo con i fondi del PNRR.

Parlare di sanità significa avere il coraggio e la capacità di intercettare le tante operazioni corsare che sono ormai l’ossatura del sistema, per come significa entrare nei meandri del metodo, quello a tratti massomafioso, dove tutto si ricompone secondo il principio del profitto privato e l’interesse individuale, quello che avviene diffusamente in Calabria, che trova a Catanzaro il suo centro nevralgico equamente distribuito nell’Asp territoriale e nelle Aziende ospedaliere, il Pugliese-Ciaccio ed il Mater Domini ormai tragicomicamente accorpate. 

Nell’agenda della città di Catanzaro, la città del sistema, ha occupato per molto tempo un ruolo di primo piano il business dell’integrazione fra le due Aziende Ospedaliere secondo il dispositivo di legge approvato dal Consiglio regionale, quello che viene spacciato dalla maggioranza di Roberto Occhiuto come una buona pratica capace di rimettere in competizione il sistema ospedaliero della città  nel panorama regionale. Molti sono i dubbi e le perplessità per l’impianto che si è delineato per l’integrazione dei nosocomi, dove la prevalenza di quello universitario è tutto un capitolo da disvelare, per come sono molte le criticità in termini di legalità e di trasparenza, partendo dal principio consolidato che le lobby e la massomafia cittadina sono già pronte ai blocchi di partenza. Sarà questo il percorso da seguire e per il quale offriremo ai nostri lettori tutte le notizie utili, cercando di svelare gli accordi sotterranei e le complicità coperte dalla politica inquinata, sia quella cittadina che quella regionale.

Entriamo direttamente nella bocca dello squalo, uno dei tanti che infestano il Pugliese-Ciaccio, trasformato in un feudo privato sotto l’occhio “ciecato” dell’ormai ex commissario Francesco Procopio (“trasferito” a far danni a Crotone) e di tutta la dirigenza dell’Azienda Ospedaliera.

Il dominus, l’esempio concreto del clima di corruzione e di complicità che è la caratteristica del Pugliese-Ciaccio è lui, Vincenzo Antonio Ciconte, Direttore della SOC Cardiologia/UTIC, già consigliere regionale di lungo corso, vicepresidente della giunta regionale e immarcescibile presidente dell’Ordine dei Medici di Catanzaro. Su di lui si è detto di tutto e di più, memorabili sono i suoi silenzi, come nella vicenda della Fondazione Campanella, quando da vicepresidente della Regione Calabria e da presidente dell’Ordine di Medici non proferì parola alcuna a difesa dei tanti medici che rischiavano di perdere il posto. Già questo la dice lunga sul grado di sensibilità del soggetto, ma in particolare sulla sua attenzione al problema della giustizia e della difesa di categoria, che dice di rappresentare.

Ma non è questo quello che ci interessa analizzare, la vicenda resta un fatto interno alla lobby dei medici catanzaresi incapaci da decenni di invertire la rotta ed in particolare, incapaci di segnare una differenza con il clima di corruttela e di complicità che caratterizza il loro ambiente. Il dott. Vincenzo Antonio Ciconte è l’emblema della doppia morale, di quel metodo o sistema Catanzaro, che dalle istituzioni pubbliche si replica all’interno dell’ospedale cittadino, da sempre fucina di mazzette e di fortune elettorali.

La sua rete di protezione è ampia, solida e diffusa nell’ambiente ospedaliero, transitando dalla direzione generale, carica che peraltro anche lui ha coperto, fino ad arrivare alla direzione di presidio ed alla corsia del suo reparto. Questo spiega il suo atteggiamento di impunità. D’altronde è sempre lui che platealmente afferma di aver “sistemato” ai loro posti apicali, il dott. Antonio Mantella a direttore amministrativo; il dott. Gianluca Raffaele direttore sanitario di presidio; il dott. Nicola Pelle direttore sanitario; il dott. Antonio Molè componente della direzione di presidio e tanti altri, che sempre secondo il dire di Vincenzo Ciconte: «rispondono ai suoi ordini e non si metteranno mai contro di lui».

Se è così e le numerose segnalazioni che abbiamo ricevuto lo lasciano pensare, allora si spiega la cecità che ha investito la direzione generale e l’ex commissario dell’azienda ospedaliera, l’avvocato Francesco Procopio totalmente immobile rispetto alle segnalazioni ricevute in ordine a procedure sanitarie fuori da ogni linea guida che si effettuano nel reparto del dott. Vincenzo Ciconte, per non parlare di fenomeni di corruzione, turbativa d’asta, abusi d’ufficio, mobbing e falso ideologico e materiale. Più che all’interno di un reparto ospedaliero sembra di essere nell’accademia dei furbetti e di materiale ce ne sarebbe abbastanza per incuriosire non solo noi, ma anche la magistratura locale e la Guardia di Finanza.

La storia che si è presentata alla nostra attenzione è molto articolata e richiede un’attenzione speciale, quella che riserveremo andando a fondo alle diverse sfumature e narrando su come si piega ai propri interessi il valore della sanità, quella che si salda con la tasca e con le provvigioni esterne che arrivano dall’acquisto di presidi medici, ritenuti autonomamente infungibili…