Catanzaro, “lavanderia” Sant’Anna Hospital: resa dei conti all’assemblea dei soci aspettando (ancora) Gratteri

No face. No party!” La festa è finita ed i musicanti sono rimasti con il culo per terra.

In grande sintesi è quello che viene fuori nelle ultime ore sulla vicenda del Sant’Anna Hospital di Catanzaro, la clinica di eccellenza in cardiochirurgia, volutamente portata al limite del baratro, dove intrallazzi e complicità con la criminalità, quella organizzata e quella sanitaria, ne hanno ridotto le capacità di ripresa, sotto l’egida della massoneria deviata e secondo il volere di Sally Frontera.

Quella che sembrava essere un’autostrada aperta per consegnare la clinica di Catanzaro nelle maglie della massomafia, alleata con la “famigliadi Limbadi, si riscopre in viottolo impervio di montagna, dove gli inconvenienti sono ostacoli nel progetto, peraltro non tanto segreto, di danneggiare i creditori, le maestranze ed i soci non graditi alla scalata di Sally ed ai suoi amici “padovani”. E’ nei fatti una tragedia tutta catanzarese, dove la città sonnecchia per non disturbare le volontà della massoneria e dei colletti bianchi che da sempre ne sono la spina dorsale, secondo la caratteristica consolidata che riconosce Catanzaro capitale della massomafia. E’ l’appuntamento fino ad oggi mancato con la storia e, con la resa dei conti che dovrà necessariamente trovare una congiuntura utile nella procura di Nicola Gratteri, rispondendo anche alle richieste di risarcimento, per false fatture, della Corte dei Conti, dove ancora ballano circa 17,5 milioni di euro.

L’adozione pilotata da Sally Frontera verso il quadrante di Limbadi non è decollata e la catena di società di comodo costruite con il contributo di Alessandro Castellini ed il suo socio incappucciato Davide Bonetti, tramite Fidimed Fiduciaria, Sanità Futura di Mario Sabatini, il primo dei senza volto ed Axum, guidata dall’altra senza volto testa di legno Costanza Ceccolini, non ha avuto successo. Sono tutti fermi al palo ed alle determinazioni che dovranno arrivare, questa volta necessariamente, dalla procura antimafia di Nicola Gratteri. E’ di mafia che stiamo parlando. Quella delle ‘ndrine calabresi e quella delle determinazioni finanziarie che hanno il loro centro nella piazza di Milano, dove ha sede Fidimed Fiduciaria. Perché a ben guardare si ripropone in modo sfacciato ed anche provocatorio, una specie di sfida a Gratteri, il tema del riciclaggio e della continuazione della truffa in sanità, quello che è da sempre il core business di molti imprenditori che operano in Calabria. La regia del sistema è saldamente nelle mani dei trafficanti di facilitazioni, magari sotto le insegne delle organizzazioni di categoria e delle locali di ‘ndrangheta, senza disdegnare la catena di complicità diffusa nella pubblica amministrazione, dove i colletti bianchi sono al contempo ricettori e dispensatori.

In questo perimetro ha agito la governance del Sant’Anna Hospital negli ultimi dodici mesi. E’ la gestione dei faccendieri del CdA, quelli di importazione romana e padovana, il dream team di Castellini gradito da Sally Frontera, che doveva ribaltare in positivo le sorti della clinica, ma conclusosi con la fuga di Franco Mariani e le dimissioni dei Mario Coi, mentre veniva inserito nell’organo amministrativo una nuova testa di legno, un altro senza volto, Antonio Perrotta ex carabiniere, lasciando al vertice del CdA la “serenissima coscia lunga” Francesca Galasso, nel ruolo di  presidente del CdA facente funzioni (!?!). Una gestione creativa ed onerosa, che confonde una società per azioni alla stregua di una società bocciofila, dove il facente funzioni può avere una sua logica, non certo ammissibile nel governo del Sant’Anna Hospital che resta onerosa, perché gli straccioni si sono lautamente pagati, svernando a Catanzaro e dilapidando risorse utili e necessarie per il futuro della clinica, visto che i loro risultati di gestione sono pari a quelli di un branco di ladri.

Prudenza e rigore sarebbero dovute essere le direttrici da attuare nel controllo della gestione allegra dei faccendieri d’importazione, ma come abbiamo detto il tutto resta una tragedia catanzarese e, come si conviene, la lentezza e le coperture dei “grembiuli” hanno dilatato i tempi, le risposte, consolidando le criticità, le bugie gestionali ed in particolare fortificando le complicità orizzontali che sono il male endemico della clinica catanzarese.

Siamo nel gioco dell’assunzione di responsabilità, quelle che hanno profili anche penali e che, in caso di tracollo della struttura sanitaria, per un evidente distrazione suggerita o indotta dal sistema, porterà alla sbarra molti soggetti. Quelli che fino ad oggi hanno ballato la macarena e quelli che, dietro le quinte, si avventuravano nella baciata. Siamo nel percorso dell’ultimo miglio, quello che mette tutti spalle al muro, al vento le sottane ed il pseudo complesso della crocerossina di Sally Frontera e dei suoi complici incappucciati, per i quali il sole sorge sempre ad Est. E’ il bingo della diversità criminale, che con grande probabilità non riuscirà a passare lo stargate consegnando il Sant’Anna Hospital alla dimensione della zona grigia.

La data è ormai decisa non per la volontà dell’organo di governo della clinica catanzarese, il CdA dei faccendieri, nei fatti non operativo per la mancanza di una rappresentanza legale e non facente funzione, anche perché il tempo rimette in galleggiamento le azioni dei singoli e ne prescrive anche la fine. Così si impone una svolta, quella che la legge richiede e, il Collegio Sindacale invocando i poteri previsti dall’articolo 2406 del Codice Civile ha disposto la convocazione dell’Assemblea dei Soci della clinica catanzarese per il prossimo 29 dicembre 2022.

Lo scisma è servito, il banco salta con tutta la prepotenza di chi si sentiva forte!

Sono pesanti i rilievi mossi dal Collegio Sindacale sull’operato del CdA, i faccendieri del Sant’Anna Hospital. Perché è questo il vero tema delle ultime ore, quello che rischia di mettere alle corde tutte le operazioni opache scritte e deliberate da Sally Frontera e dai suoi complici. La colonna sonora, quel Magnificat blasfemo cantato in coro nelle stanze della truffa, sta diventando una delle dieci piaghe d’Egitto, tanto che le note del pentagramma cadono per terra alla stessa velocità delle locuste.

Non abbiamo paura di non essere creduti, perché la realtà parla così come i numeri. Quelli che vedono soccombere il Sant’Anna Hospital, dopo gli ultimi decreti del Presidente e commissario al piano di Rientro della regione Calabria, che nei fatti ha declassato l’attività della clinica di Catanzaro, portandola indietro nella storia, nel suo futuro e nel programma di ripartizione delle risorse sanitarie.

Il salto di qualità che era nelle corde del CdA dei faccendieri, vuoi anche per una strategia complicata, nascosta e soprattutto che ripete gli errori del passato, perché viziata dietro le quinte della follie di Sally Frontera, si è trasformato in un salto nel baratro. Nei fatti il Sant’Anna Hospital, i cui reparti e sale operatorie sono ormai ferme da dodici mesi, nonostante gli annunci a macchia di leopardo di una ripresa dell’attività clinica, è passata da una dotazione di oltre 26 milioni di euro, ai pochi spiccioli riconosciuti con il DCA 133 del 17/10/2022, ulteriormente decurtati di altri 3,7 milioni di euro a fronte dell’ultimo DCA 185 del 09/12/2022. Possiamo dire con grande tranquillità che il budget per le prestazioni sanitarie offerte, sempre in ipotesi ad oggi, dal Sant’Anna Hospital è ampiamente dimezzato, cancellando di fatto e come ipotesi accreditabile per il prossimo futuro l’esperienza della clinica di eccellenza cardiochirurgica a Catanzaro

Siamo decisamente nel campo delle responsabilità, quelle che assumono una rilevanza penale in caso di default della clinica catanzarese, a cominciare dalle scelte sanitarie che l’uomo delle ‘ndrine di Limbadi, il direttore sanitario Cesare Pasqua ha tentato di mettere in piedi, arrivando a chiedere il supporto prima delle cooperative di medici, poi degli infermieri tunisini in attesa di sbarco. E’ la narrazione di una commedia che deve coprire una truffa organizzata, quella del fallimento pilotato come abbiamo già da tempo identificato. Così l’uomo della ‘ndrina di Limbadi, Cesare Pasqua supportato in termini di organizzazione criminale da Alessandro Castellini si è messo alla ricerca dei coglioni, quei medici che dovrebbero essere la spina dorsale della nuova equipe di cardiochirurgia, mentre le sale operatorie restano preda della polvere e delle bugie e dell’insolvenza che mette in guardia i fornitori.

Se dai primi di novembre 2022 pascola nei corridoi il dottore Massimo Longo potenziale primario importato di frodo dall’Emilia, negli ultimi tempi sempre per la regola del doppio, si aggiunge un nuovo zebedeo, il dottore Paolo Cimato anche lui emiliano ed anche lui con la caratteristica del coglionato.

La recita è scritta, così come l’ha interpretata il nuovo componente del CdA, il testa di legno Antonio Perrotta, segni particolari ex carabiniere, che nel recente incontro in Prefettura ha nobilitato l’operazione Tunisi, guardandosi bene da indicare tempi, modalità, risorse finanziarie ed obiettivi. Insomma una scena muta fatta a vantaggio di alcune sigle sindacali, che non avendo capito una cippa fino ad oggi, si preoccupano di capire quale sarà il futuro assetto societario, in termini di società di capitali o società di persone, mentre tutto resta inchiodato al palo dell’immobilismo e delle responsabilità diffuse ed organiche.

Il tema vero è il report sulla reale situazione della clinica di Catanzaro e qui volano gli stracci…