Catanzaro, le mani sulla città e i dirigenti infedeli: le “coperture” stanno saltando. Anche quelle di via dei Conti Ruffo

Hanno sempre pensato in grande gli uomini appartenenti al clan della massomafia catanzarese. Hanno sempre pensato a costruire un impero non sempre messo in reale concorrenza con le regole di mercato, ma facendo leva sulle complicità del sistema Catanzaro e puntando a “rubare” ai cittadini catanzaresi, anche questa volta, quei pezzi di proprietà pubblica, pensando di pagarla un tozzo di pane, certi di una impunibilità acquisita avendo sempre comprato uomini, coscienze, politici, avvocati ed anche qualche magistrato del tribunale di Catanzaro.

E’ la moneta corrente la migliore argomentazione usata per corrompere, per comprare il silenzio, per sporcare il futuro di una città da sempre balcanizzata da quegli “uomini di potere” con un piede ancorato nella massomafia che la Procura di Nicola Gratteri ha messo e sta mettendo alle corde, accelerando lo scorrere dei titoli di coda del film del sistema Catanzaro. Sono saltate e stanno saltando le solidarietà interne al panorama giustizia cittadino ad opera di Gratteri, dove il mercato dei giudici è in saldo per “mancanza di offerta”, mentre alcuni esponenti dell’avvocatura cittadina, culo e camicia con il grembiule ed il cappuccio, stanno pensando di appendere la toga al chiodo non potendo più svolgere la loro “professione” di corruttori, prima di essere difensori della legalità e della libertà.

Un business da qualche milione di euro, con fondi pubblici e la complicità dei soliti colletti bianchi cittadini, che consapevoli di avere a che fare con uno dei più discussi gruppi imprenditoriali della sanità calabrese, hanno fatto da intermediari spingendosi talmente oltre il legittimo e la normale decenza, che la puzza di bruciato è arrivata fino alla Procura di Catanzaro, interrompendo la festa e mozzando le mani a tutti quelli trovati con la faccia sprofondata nella marmellata. Ecco che la tanto discussa pratica della Associazione Vivere Insieme, quella a delinquere di Parente e Poggi, gli imprenditori delle cliniche truffa o degli orrori, con l’operazione Corvo messa in atto dalla Procura cittadina ha subito una battuta d’arresto. Sul campo restano, almeno per il momento visto che l’indagine è ancora in corso, le “carogne” principali ovvero quelle di Claudio Parente, ex capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale e quelle dei suoi sodali e scagnozzi, i consiglieri comunali Giuseppe Pisano e Francesco Gironda, che a vario titolo dovranno rispondere di abuso d’ufficio, corruzione e peculato.

Senza dovere ritornare sulla vicenda, che abbiamo per lungo tempo raccontato ed analizzato anche nei dettagli, quelli che la Procura di Catanzaro sta vagliando con la sua inchiesta, vogliamo focalizzare l’attenzione dei lettori su alcuni punti fermi, sui quali si ancora e si incardina la truffa operata ai danni della città di Catanzaro, con la complicità della massomafia. Oltre ai pluridecorati Claudio Parente e Massimo Poggi, da sempre soci nell’attività di gestione di cliniche accreditate al servizio sanitario regionale, come accertato dalla Procura cittadina, ci sono altri attori che non sono marginali, ma che hanno un ruolo attivo ed importante nella consumazione di un reato che sembra essere più ampio di quello finora delineato. Di certo – e questo resta un fatto incontestabile – il tentativo di “rubare” alla città oltre 50 mila mq di suoli comunali c’è stato e si è consolidato in oltre un ventennio, per arrivare alla famosa data del 13 settembre 2018, giorno del famoso Consiglio comunale che doveva sancire l’esproprio e la conclusione a favore della Vivere Insieme di un progetto assolutamente criminale, dove i fiancheggiatori ed i complici erano seduti ed ancora siedono nell’assise e negli uffici comunali.

La legalità è un tema non tanto frequentato nel comune di Catanzaro, come ha certificato proprio il dottore Gratteri, ecco perché “scambio e dazione” il valore autoctono del dizionario del sistema Catanzaro, ha fatto trovare Pisano e Gironda appiccicati sulla carta moschicida per tutta quella marmellata che si erano spalmati fino a sotto i gioielli di famiglia, tanto che proprio Parente, il Giano bifronte, vestiti i panni del censore e del moralista, li accusava di essere – in particolare Gironda – dei pozzi senza fine, un risvolto “osceno” della favola nera della Vivere Insieme, l’associazione a delinquere.

Ecco perché diventa importante fornire altre informazioni al vaglio degli inquirenti, su questa nostra testata ancora libera perché non facilmente acquistabile dai boss delle cliniche come Parente, come notizie pubbliche e verificabili, utili per le indagini e per l’identificazione delle “altre” responsabilità connesse nel metodo e nella procedura del sistema Catanzaro. Questa non è delazione e nessuno si permetta a pensare che sia tale, è solo coraggio, quello civico che la Calabria e la città di Catanzaro hanno perso come caratteristica e dignità.

Per spiegare e per farci comprendere, ripartiamo dal grafico e dall’intelaiatura della ‘ndrina Tallini, all’interno del quale si racchiude e si semplifica tutto il sistema Catanzaro e tutte le complicità attraverso le quali i fondatori del metodo, Tallini e Abramo, hanno rubato il futuro alla città e favorito i loro complici, quelli che finanziavano come Claudio Parente con moneta sonante le campagne elettorali proprio dell’ex presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini – dubitiamo che Tallini abbia dichiarato i fondi neri – a cui bisognava restituire il favore, quello che in lingua rom si chiama cavallo di ritorno. Quindi i suoli del quartiere Corvo diventavano il compenso per il finanziamento ricevuto da Parente, quelli che per volontà del sistema Catanzaro con i testa i tirapiedi proprio di Tallini, dovevano essere ceduti come proprietà per un tozzo di pane, superando definitivamente l’ostacolo del diritto di superficie, su cui si era mantenuta e conservata per quasi un ventennio la “convenzione” truffa con l’Associazione (a delinquere) Vivere Insieme più volte rinnovata, ma mai attuata.

Così il 13 settembre 2018 il Consiglio comunale dove si consumava la corruzione di Giuseppe Pisano e Francesco Gironda, come dice la Procura di Catanzaro, con la delibera n.95 si impegnava a trasferire la proprietà dei suoli comunali all’Associazione Vivere Insieme: questo è il cuore della truffa e da qui partono e si palesano le responsabilità, anche penali, degli altri attori.

C’è la responsabilità del presidente del Consiglio comunale, Marco Polimeni già dipendente della società Elimax srls della famiglia Poggi, che convocava la seduta con un solo punto all’ordine del giorno, in via d’urgenza, per una possibile rischio della perdita del finanziamento nazionale quello di riqualificazione delle periferie, come previsto dal Dpcm della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Abbiamo visto che le affermazioni di Polimeni erano una bugia ed una complicità a favore dell’Associazione Vivere Insieme, quando la segretaria comunale dott.ssa Vincenzina Sica, affermava in aula che il comune non era inadempiente e che quindi non c’era rischio di perdita del finanziamento.

Come per il virus sarà la Procura della Repubblica che lo dovrà tracciare, identificando i responsabili che vanno oltre quelli già identificati e che trovano come soggetto da analizzare oltre a Polimeni, anche la Sica, il segretario comunale e responsabile dell’anticorruzione, la corruzione che anche lei ha avallato, per logica di scuderia.

Ci fermiamo a quanto deliberato dal Consiglio comunale nel cui atto c’è un passaggio che è significativo e che, come vedremo ha una sua ragione perché completa il quadro della truffa e degli attori: “…previa verifica degli standards minimi previsti dal D.I. 1444/68 nell’ambito del Piano di zona N.5 denominato Corvo-Aranceto…”

Ricordiamo che siamo al 13 settembre 2018, la data in cui la ‘ndrina, o meglio la cosca Tallini nel comune di Catanzaro vestiva l’abito come quello dell’elemosiniere del Papa per favorire i ferventi cattolici di Via dei Conti Ruffo – l’Associazione Vivere Insieme –  con una piccola eccezione, che la cassetta delle elemosine è pubblica, sono i suoli comunali di Corvo.

Nella Catanzaro della massomafia, cappuccio e grembiule sono i simboli del sistema, come diventano altrettanti simboli delle cosche che gestiscono il comune di Catanzaro, quello del silenzio e del sottotraccia. Così in data 26 febbraio 2020, sempre lo stesso Consiglio comunale, quello indagato da Gettonopoli e quello che dovrà essere indagato anche per la vicenda Corvo, approva con Delibera n.10 ha approvato il “Regolamento per la monetizzazione delle aree da destinare a standard eccedenti la dotazione minima inderogabile di cui all’art. 3 D.M. 2 aprile 1968 n.1444”. Un’altra marchetta pagata con i soldi dei contribuenti catanzaresi a distanza di un mese esatto dalle elezioni regionali, dove con i soldi di Parente, Mimmo Tallini tornava a sedere in Consiglio regionale, questo prima dell’operazione Farmabusiness.

Bisogna accelerare la conclusione del trasferimento dei suoli a favore di Parente e dei suoi soci, la politica delle cosche deve ottemperare anche perché siamo nel 2020 e, come diceva proprio Parente nelle intercettazioni con la giornalista Luana Costa, è questo l’anno previsto per lo sblocco del finanziamento statale e non ci si può fare trovare impreparati.

Gli oligarchi della politica comunale, le cosche politiche e dispensieri di Dio, quelli che hanno un riferimento accertato proprio dalla Guardia di Finanza nella struttura piramidale degli interessi e delle complicità di Mimmo Tallini, corrono in soccorso alle esigenze di Claudio Parente. Così nel percorso di avvicinamento e di costruzione degli appoggi documentali, in attuazione della Delibera C.C. 95/2018 per l’alienazione delle aree standard località Corvo, il Settore Urbanistica che aveva già proposto l’approvazione del regolamento richiamato, produce una nota esplicativa in data 17 agosto 2020 dove sull’alienazione dei suoli e sull’applicabilità del D.I. 1444/68 parla di “consolidata giurisprudenza”. La firma sul documento è quella di Giuseppe Lonetti, architetto dirigente del settore Urbanistica e del geometra Umberto Cosco, sodali e complici, i colletti bianchi, ossatura e zona grigia degli interessi di Mimmo Tallini nel comune di Catanzaro, come sottoscritto dalla Guardia di Finanza, in quel percorso di identificazione dei tentacoli della massomafia e del sistema Catanzaro.

Sono loro che richiamano e suggeriscono come soluzione al problema, per favorire gli interessi di Parente e della Vivere Insieme, l’applicazione dell’articolo 3, comma 3 del Regolamento per la monetizzazione delle aree standard, che recita: “nell’ipotesi di finanziamenti pubblici anche a soggetti privati per la realizzazione di interventi conformi alla tipologia degli standard di riferimento, ravvisata una inequivoca mancanza di interesse pubblico all’acquisizione o al mantenimento degli standard in eccedenza, le aree sono monetizzabili poiché destinate all’uso pubblico per la realizzazione di tipologia di servizi afferenti perennemente ai previsti standard”.

E’ indubbio che bisogna trovare una soluzione al problema approfittando del momento, perché il dibattito e l’attenzione sulla pratica dei suoli di Corvo-Aranceto sembra ridimensionata, ma i soggetti interessati, quelli dell’Associazione (a delinquere) Vivere Insieme che hanno sempre avuto su libro paga i famosi servitori dello Stato infedeli, come dice il procuratore Gratteri, sanno bene che l’attenzione della Procura è alta e che qualcosa è ormai in movimento. Insomma l’equilibrio è precario proprio per colpa della Procura di Nicola Gratteri.

E’ il 25 settembre 2020 quando con nota prot. 86679, il Segretario Generale del Comune di Catanzaro, la dottoressa Vincenzina Sica scrive all’Ufficio Legale per acquisire un parere volto a dirimere la possibilità di applicare la normativa per la monetizzazione nella pratica di alienazione dei suoli di Corvo a favore dell’Associazione Vivere Insieme. Nella nota riconosce che la richiesta era stata prodotta dalla Vivere Insieme in data 03 settembre 2018 e sulla stessa il Settore Patrimonio aveva istruito la pratica che aveva portato alla convocazione del Consiglio comunale inquisito del 13 settembre 2018. Quindi non c’era la perdita dei finanziamenti come aveva tentato di giustificare Polimeni, bensì si era proceduto su una richiesta della Vivere Insieme, senza l’urgenza, a convocare il Consiglio comunale con la conoscenza dell’illegittimità pure del Segretario Generale, Sica.

Ma la cosa più sconcertante che riscontriamo nella nota della dottoressa Sica, che richiederebbe un accertamento da parte degli inquirenti presso il Dipartimento regionale alla Salute è leggere, considerato lo stato dei luoghi che peraltro non può essere sfuggito al Segretario Generale del Comune di Catanzaro: “Si porta, inoltre, a conoscenza che l’Associazione Interregionale Vivere Insieme, nelle more della definizione dell’iter burocratico, ha acquisito nell’ambito della programmazione sanitaria Regionale, l’autorizzazione alla realizzazione di n. 20 posti letto di RSA medicalizzata nonché di n. 20 posti letto di assistenza territoriale residenziale e semiresidenziale per minori da ubicarsi nell’ambito delle preposte strutture facenti parte del progetto in argomento”.

In pratica esisterebbero delle autorizzazioni con riconoscimento di posti letto accreditati su delle strutture inesistenti, una nuova procedura di programmazione sanitaria sul presunto allo stesso livello della presunzione di legittimità e di legalità di quanto scritto, da parte di chi l’ha scritto e di chi cerca di farlo passare per una formula amministrativa di trasparenza. C’è da notare che le probabili autorizzazioni evidenziate dall’Associazione (a delinquere) Vivere Insieme siano state rilasciate come fatto privato dal Dipartimento alla Salute della Regione Calabria, atteso che il decreto è inesistente e quindi falso come quanto dichiarato dalla Sica, un atto che doveva essere firmato dal Commissario ad acta e pubblicato sull’Albo previsto, un qualcosa che non è riscontrabile. Quindi siamo nuovamente davanti al gioco delle tre carte, la falsificazione di tutto con la complicità del sistema Catanzaro e, a questo punto anche del Segretario Generale del Comune di Catanzaro, la dottoressa Vincenzina Sica, alla quale il Procuratore Gratteri potrebbe a questo punto regalare un “ricordo”. Questa è Catanzaro, la città della massomafia.