Catanzaro. Oliverio, Adamo e Bruno Bossio assolti: l’esposto al Csm di giugno 2019

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La sentenza di assoluzione di oggi per Mario Oliverio nel processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta della procura di Catanzaro “Lande desolate” ha sancito anche la caduta dei capi di imputazione per corruzione per Nicola Adamo e di Enza Bruno Bossio, che erano stati coinvolti nell’indagine in un secondo tempo, ad aprile del 2019. In quel periodo, a giugno, Nicola Adamo aveva deciso di presentare un esposto nei confronti del procuratore Nicola Gratteri, esposto indirizzato al presidente del Csm e ai procuratori generali presso la Corte di Cassazione e la Corte d’appello del capoluogo calabrese. “L’informazione pubblica che i magistrati inquirenti svolgono sulle attività di indagine – scriveva Adamo – deve sempre rispettare il principio di presunzione di non colpevolezza e la dignità dei soggetti coinvolti, ormai patrimonio condiviso, anche in ambito europeo”.

“Le recenti modalità di comunicazione che hanno caratterizzato la ‘presentazione’ dei procedimenti denominati ‘Lande desolate’ e ‘Passepartout’ mi hanno indotto a formalizzare un esposto nei confronti del procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, indirizzato al presidente del Consiglio superiore della magistratura, al procuratore generale presso la Corte di Cassazione e al procuratore generale presso la competente Corte di Appello. Questa mia doverosa iniziativa – proseguiva l’ex vicepresidente della Regione – non ha nulla a che vedere con il merito della vicenda rispetto al quale, come sempre, non mi sottrarrò all’accertamento dei fatti per difendere la mia totale innocenza. Con i miei legali, Ugo Celestino e Fabio Viglione, mi difenderò nel processo e non dal processo, nel pieno rispetto delle regole e con la fiducia che ciascun cittadino deve nutrire nel lavoro dell’autorità giudiziaria”. Adamo quindi concludeva: “L’esposto ho inteso inoltrarlo, dunque, al solo fine di tutelare i diritti e la dignità dell’indagato nel tentativo di contrastare gogne mediatiche conseguenti a suggestioni colpevoliste magari fondate su pregiudizi accusatori”.