Catanzaro, processi aggiustati: quel giudice da corrompere per Tursi Prato e i soldi messi in tasca a Petrini

(ANSA) – CATANZARO – Ha rinunciato al ricorso al Tribunale del riesame e sta rispondendo alle domande dei magistrati della Procura della Repubblica di Salerno Marco Petrini, di 56 anni, presidente della seconda sezione della Corte d’Appello di Catanzaro e della Commissione tributaria provinciale, arrestato il 15 gennaio scorso con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Petrini, difeso dall’avvocato Agostino De Caro, e’ stato interrogato dai pm ed ha fornito la sua versione sugli addebiti che gli vengono contestati riguardo presunti “aggiustamenti” in appello di sentenze di condanna emesse in primo grado.

Ha rinunciato al ricorso al riesame anche l’avvocato Francesco Saraco, arrestato nell’ambito della stessa inchiesta. Saraco, secondo l’accusa, avrebbe tentato di interferire, tramite il giudice Petrini, nella sentenza d’appello del processo “Itaca Free Boat” sui lavori del porto di Badolato in cui e’ implicato il padre Antonio, accusato di estorsione e condannato in primo grado a 10 anni di reclusione.(ANSA).

Ma ecco una serie di stralci dell’ordinanza con la quale è stato disposto l’arresto di Marco Petrini, che spiegano con dovizia di particolari il vergognoso grado di corruzione che si è raggiunto.

Con l’approssimarsi della decisione del ricorso per il suo vitalizio, fissata per il 12.12.2018 dinanzi la Corte d’Appello di Catanzaro, e con l’aggravarsi della propria situazione economica, il Tursi Prato aveva iniziato una spasmodica ricerca di denaro che, a suo dire, sarebbe servito, oltre che a pagare l’onorario del legale incaricato di assisterlo, anche a “pagare” il giudice designato ad esprimersi.

“Ci sono dei canali… è capitato in un mio percorso… mo ti racconto… e allora diciamo che con molta probabilità, questo prendiamolo con le pinze… potrei avere l’aiuto di qualche amico… 30 mila… c’ho i canali… 50 mila euro… 30 mo e 20 dopo… quello che cazzo vuole, solo così funziona… bisogna dare la pila al magistrato e quindi mi sto attrezzando… ho già predisposto per 50 mila con due amici…”.

Dall’ascolto di tale propalato intercettivo, si ricavava che il Tursi Prato, pur di reperire la somma di denaro necessaria per corrompere il giudice, si sarebbe rivolto a non meglio specificati usurai in grado di garantirgli circa 30 mila euro a fronte di una restituzione di 50/60/70 mila euro dopo tre o quattro mesi, tempo necessario alla pubblicazione della sentenza ed alla disposizione del pagamento delle somme a lui spettanti (170 mila euro secondo le aspettative del Tursi Prato).

Nel prosieguo delle operazioni intercettive, emergevano gli effettivi rapporti tra Santoro e il “giudice”. Infatti, il 28 luglio 2018 venivano intercettate alcune conversazioni telefoniche dalle quali emergeva che il Santoro e il Tursi Prato si stavano accordando per recarsi a Catanzaro il 31 luglio 2018. Nella circostanza, il Tursi Prato rappresentava l’urgenza di recarsi a Catanzaro con il Santoro, in quanto, in quel momento, era convinto di essere riuscito a reperire i soldi che gli necessitavano da portare al giudice. Tuttavia, in quella data, il Tursi Prato non riusciva a recarsi a Catanzaro. Nondimeno, della visita al “giudice di Catanzaro” e della questione prospettatagli, il Santoro ne faceva resoconto al Tursi Prato, nel pomeriggio dello stesso 31 luglio. Infatti, di rientro da Catanzaro, il predetto Santoro si fermava a Cosenza dove incontrava il Tursi Prato al quale illustrava, nei dettagli, l’incontro avuto ed i riscontri ottenuti.

Nel corso di tale incontro, veniva registrata, in modalità ambientale, la conversazione svoltasi tra Tursi Prato e Santoro, durante la quale quest’ultimo riferiva di aver parlato col giudice, che gli avrebbe garantito l’esito positivo del ricorso e pertanto gli avrebbero dovuto, poi, fare un “regalo”. Tursi Prato precisava che sarebbe stato “un grosso regalo” e Santoro, nello specifico, riferiva che la discussione sul ricorso era stata fissata per il 12 dicembre. E che veniva affidata al giudice Reillo, che aveva già seguito altre vicende di Tursi Prato… Di questa circostanza, l’ex politico cosentino se n’era meravigliato: “… La Reillo l’ho avuta io nel processo…” ma Santoro ha specificato che “lui” ha precisato che non c’entrava niente… Il Santoro aggiungeva che Tursi Prato avrebbe dovuto solo provvedere a procurarsi i soldi perché, a questo punto, la cosa era sicura e c’era solo da quantificare la somma spettante a titolo di arretrati e che la conferma l’avrebbe potuta ricevere direttamente da questa persona che ha indicato essere il Presidente e che una volta che è deciso, nessuno avrebbe potuto appellarsi se non la Procura Generale.

Il Tursi Prato, quindi, chiedeva come si era svolta la mattinata e il Santoro confermava quanto gli aveva anticipato telefonicamente e cioé che si era fermato a Crotone per un prelevamento di contante ed aggiungeva che quei soldi poi li aveva messi in tasca alla persona che era in sua compagnia. Ascoltato tale colloquio (in ambientale), al fine di verificare quale giudice incontrasse il Santoro a Catanzaro, il 3 agosto 2018 veniva predisposto dalla P.G. un servizio di pedinamento nei pressi del Palazzo di Giustizia di Catanzaro: qui gli operanti riscontravano l’arrivo del Santoro, il quale si intratteneva per alcuni minuti in compagnia di un soggetto… identificato nel dottore Marco Petrini…

2 – (continua)