Catanzaro, Sant’Anna Hospital: la mafia di domani e il filo diretto con la massoneria deviata: corsi e ricorsi storici

La mafia di domani ed il filo diretto con la massoneria deviata, una storia che si ripete.

Nessuno di noi ci avrebbe investito un centesimo. Nessuno di noi avrebbe pensato che nonostante i segnali che arrivavano e che abbiamo sempre incrociato, la storia della massomafia, il termine coniato dal procuratore Nicola Gratteri, sarebbe ritornata dopo trent’anni proprio a Catanzaro ed in particolare all’interno della vicenda del Sant’Anna Hospital: la clinica cardiochirurgica accerchiata dalla massoneria deviata e dalla ‘ndrangheta della famiglia di Limbadi.

Nessuno poteva immaginare che la strada e l’inchiesta giornalistica che abbiamo seguito in questi mesi ci avrebbe portato dritti al mondo oscuro della massoneria, quella che conta ed ha contato, ma soprattutto quella che fa affari con la mafia, o ‘ndrangheta che dir si voglia, dove il Sant’Anna Hospital è solo una pedina nelle mani di un progetto più grande, che usa i fondi sulla sanità solo per riciclare i proventi illeciti.

Ormai non abbiamo dubbi, il gioco è scoperto, ma in particolare tutto sta avvenendo sotto il naso del procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, che circa trent’anni addietro avrebbe potuto conoscere le dinastie della massoneria che conta, quella che a distanza di tempo ha rifatto capolino nella città di Catanzaro, occupando con giochi finanziari opachi e lupara la clinica Sant’Anna Hospital.

Era il 1992 e l’Italia conosceva il fenomeno di “Mani pulite”, quello che in parte cercò di scardinare, partendo dalla procura di Milano il malaffare che era una costante e la caratteristica della politica nazionale. Sappiamo oggi a distanza di trent’anni che l’azione fu vana, che colpì solo alcuni settori della politica nazionale e che il vezzo di rubare è rimasto inalterato nel tempo, anzi se possibile ha alzato la posta e la percentuale.

Nello stesso periodo veniva fuori un altro capitolo oscuro della storia nazionale, messo in piedi dall’allora Procuratore della Repubblica di Palmi, il dott. Agostino Cordova: «Traffico di armi pesanti, riciclaggio di oltre settecento miliardi, collocazione di scorie radioattive e spazzatura tossica. Le indagini dei giudici di Palmi hanno raggiunto un approdo drammatico. Dai documenti sequestrati riemergono storie misteriose ed inquietanti che hanno riempito le cronache degli ultimi anni (…)», cosi riportava l’Unità nell’edizione del 7 novembre 1992, titolando «Il giudice di Gladio affianca Cordova. Un pool di magistrati seguirà l’inchiesta sulla nuova P2».

«Da qui i contatti che Agostino Cordova avrebbe avuto con ambienti vicini ad alti livelli istituzionali ed anche la richiesta accompagnata da una relazione informativa al Csm. Fatto è che tra qualche tempo (c’è chi dice da lunedì) Agostino Cordova, Francesco Neri e Antonio D’Amato saranno affiancata da altri giudici. Tre di loro, il meccanismo dovrebbe venire avviato dalla prima commissione del Csm lunedì mattina dovrebbero essere Felice Casson, Gherardo Colombo e Nicola Gratteri. I nomi trapelati – Casson, Colombo e Gratteri non saranno i soli giudici che verranno “applicati” all’indagine – suggeriscono ipotesi precise sulla “vastità” e la “delicatezza” della questioni che le indagini di Cordova, Neri e D’Amato stanno facendo emergere. Casson è soprattutto il giudice di Gladio. Divide con Cordova un curioso primato, Cossiga ogni volta che può insulta anche lui. Casson ha scoperto l’organizzazione segreta Gladio, la struttura organizzata ed armata dagli americani per appoggi all’interno del paese nell’eventualità di un conflitto tra il governo italiano ed i paesi Nato. Colombo quand’era “giudice ragazzino” piombò a Villa Wanda sede del venerabile maestro Licio Gelli, fu l’inizio e la fine della loggia P2. Attualmente con  Di Pietro si occupa di “Mani pulite” a Milano. Naturalmente Colombo continuerà a lavorare a tempo pieno all’indagine milanese. Nicola Gratteri è sostituto procuratore a Locri. Esperto di riciclaggio e di cose di ‘ndrangheta lavora quindi in una zona del paese, che si ipotizza, possa essere base di appoggio per colossali traffici internazionali di droga ed armi (…)».

Fin qui un pezzo di cronaca, un documento che racconta uno di quei capitoli oscuri della storia della Repubblica, che dopo trent’anni ci stupisce ancora, perché si lega con i fatti contingenti e con quello omicidio sanitario del Sant’Anna Hospital, così sembra ormai a tutti, dove attori e comparse sono organici ai giochi della massoneria ed alle complicità della ‘ndrangheta.

C’è un fil rouge che unisce la storia ed i protagonisti, che certifica l’esistenza di una dinastia oscura e convalida tutti quei legami, che in parte avevamo già disvelato, ma soprattutto c’è ormai la ragionata certezza che gli attuali amministratori del Sant’Anna Hospital, i cosiddetti faccendieri del CdA sono criminali incalliti e di basso rango, legati mani e piedi alla criminalità ordinaria ed a quella finanziaria.

Se la signora Francesca Galasso è una controfigura, peraltro inutile del pennuto padovano, oltre che complice del sistema di piazza Garibaldi dove a Padova hanno sede le società fantasma di Alessandro Castellini. Fatto salvo il suo “stacco” di coscia,  nessuno la ricorderà per i suoi meriti manageriali, salvo essere stata una specie di ammiraglia della Balduina (per dirla con Simona Marchini e il suo mitico personaggio di Iside Martufoni), dimenticata dalla gloria e dalle arance, che non riceverà da Catanzaro nel suo prossimo viaggio negli alberghi con il sole a scacchi.

Gli altri due “criminali” Franco Mariani e Mario Coi risultano ormai organici ai desideri di Sally Frontera e soprattutto a quelli di Alessandro Castellini, che peraltro proprio oggi – 5 ottobre 2022 – potrebbe essere rinviato a giudizio dal tribunale di Padova, quello che Coi definisce il “suo consulente”, al quale non si possono negare le parcelle, mentre si può negare lo stipendio al personale della clinica.

C’è sempre un carattere di novità criminale quando parliamo di Castellini e delle sue triangolazioni societarie, quelle che cambiano ragione sociale, sede e si fondono con la velocità della luce, per sparire ai radar della Guardia di Finanza e dei tanti truffati. E’ Castellini il vero fulcro del gioco che sta uccidendo il Sant’Anna Hospital. Da lui sono passate le teste di legno, le costituzioni ambigue di società con a capo dei barboni riciclati, ma soprattutto parte da lui la ragione della truffa, che vede ancora oggi il Sant’Anna Hospital senza un bilancio d’esercizio approvato, con l’evidente complicità del Collegio Sindacale.