Catanzaro, Sant’Anna Hospital: le scatole cinesi di Rosanna e del suo figlioccio e il solito zampino di Enzo Paolini

Il format esiste già, non è una nostra invenzione, ma è semmai la rivisitazione in terra di Calabria, quella della massomafia, della fortunata trasmissione Rai: “Boss in incognito”.

Adattato alla realtà locale ed in particolare al mondo della sanità calabrese, il format assume colorazioni pericolose così come tanti protagonisti. Ritornando sul tema della città di Catanzaro, fra le mura del Sant’Anna Hospital, il “boss” è di genere femminile ben nascosta secondo la tecnica di San Luca – il paese dell’Aspromonte conosciuto per i bunker dei latitanti – e gli altri boss, intesi come manovratori assortiti fra teste di legno ed abituali faccendieri, sono normalmente portatori del passamontagna. In incognito – così come è apparso finora – resta la proprietà della clinica, che si sta cercando di nascondere senza un apparente perché, almeno nell’alfabeto della legalità. Ripartiamo da qui…

La notizia delle operazioni in atto sulle quote azionarie di Villa S.Anna SpA è trapelata la mattina del 19 luglio, tanto che alcune testate giornalistiche hanno parlato di “cessione” della proprietà ad una società milanese, fermandosi come sempre avviene alla superficie della notizia, che invece in questo caso necessita di un approfondimento serio perché – come sanno bene i nostri lettori – in Calabria nulla è come appare.

Entrando nel dettaglio la notizia ci dice, come prima risposta che non c’è stata alcuna cessione di quote o trasferimento di proprietà, bensì la costituzione di una holding gestionale, Sanità Futura SaS, il cui capitale è sottoscritto con il conferimento della quote di Villa S.Anna SpA, attraverso una società fiduciaria. Questa la strada più prevedibile, che sfugge a quanti si fermano alle apparenze, anche perché l’Assemblea dei soci del 7 giugno 2022, come avevamo già scritto, ha deliberato la trasformazione dello Statuto eliminando di fatto “il vincolo di prelazione” sul trasferimento delle quote sociali, fino ad allora tutto interno alla famiglia Frontera.

In ambito locale i signori di “Cuore Matto” fanno trapelare notizie distorte, sempre tendenti a nascondere le verità, a disorientare i dipendenti da tempo ormai a secco di speranze e di stipendi, mentre la clinica resta come impantanata nelle sabbie mobili, una delle piaghe di Rosanna Frontera. Lei, la signora fantasma, oggi più di ieri, viene da tutti indicata come l’unica vera responsabile della crisi della clinica e di tutte le vicende giudiziarie aperte, che sono il vero limite per la rinascita, ammesso che sia ancora possibile, del centro di eccellenza delle malattie cardiochirurgiche, fino a poco tempo addietro vanto della Calabria, quella migliore.

Quel vanto e quel prestigio buttato nella polvere senza tanti preamboli, al pari di ogni tipo di relazioni umane, sindacali e di rapporti fra i soci. La “guerra dei Roses” è una minestra riscaldata, se si considera che chi “orchestra” ha operato al limite del penale, la circonvenzione di incapaci per un dato oggettivamente anagrafico, facendo mettere alla porta a far data dal 30 giugno 2022, senza preavviso e con una procedura del tutto strana colui che detiene il 22% del capitale di Villa S.Anna SpA, Fausto Frontera, licenziato in tronco quale responsabile del settore tecnico della clinica.

Queste sono le premesse di una vicenda che diventa sempre più oscena e che, come tutti sussurrano per non farsi ascoltare dai “consiglieri con il passamontagna”, ha una sua firma, quella di Alessandro Castellini, riconosciuto faccendiere padovano e nuovo “figlioccio” della signora Rosanna Frontera, entrambi uniti da un cordone ombelicale opaco e criminale. Tutto sembra rispondere a verità e cercheremo di rintracciarne le orme ed i passaggi che hanno il sapore del crimine, morale in primis, quello che la procura di Nicola Gratteri dovrebbe spegnere da subito, magari attuando un sequestro preventivo sulle quote sociali prima di possibili sparizioni estero su estero.

Sui giochi circensi e sulla costituzione di società, che sembrano ad ogni buon conto, il sistema delle scatole cinesi tanto caro all’agire del dott. Castellini e della signora Frontera Rosanna, pesa il verdetto della Corte dei Conti che di fatto aggrava la posizione dei singoli e che ha disvelato quella rete di complicità esistenti nell’Asp di Catanzaro, dove oltre 17,5 milioni di euro ballano fra reati di corruzione e danno erariale.

Il “mistero” lo svela proprio la Corte dei Conti che nella richiesta di citazione mette a fuoco il metodo della truffa operata dalla signora Rosanna Frontera in qualità di amministratore della clinica, all’epoca dei fatti contestati: «(…) sul terreno dell’illiceità della condotta suscettibile di determinare la responsabilità amministrativo-contabile e della sussistenza del nesso di causalità materiale e giuridico, rilevano comportamenti, che qui si contestano ai presunti responsabili come di seguito più precisamente individuati. (…) sotto il profilo cronologico e logico, rileva la condotta illecita della casa di cura Villa Sant’Anna, che, pur pienamente consapevole della non debenza dei crediti vantati nei confronti dell’ASP di Catanzaro, li ha ceduti pro solutio a una società veicolo di cartolarizzazione, peraltro sovrastimandoli, così da incassare l’importo di euro 8.396.681,47, pari a circa il 90% della pretesa entità di tali crediti non dovuti, innescando in tal modo le plurime e indebite procedure esecutive attivate dalla società veicolo cessionaria Opera SPV, poste in essere con dinamiche processuali volte a disorientare il debitore e a moltiplicare gli importi – già di per sé non dovuti –  pretesi, giungendo a depauperare le casse dell’Asp di Catanzaro di un ammontare pari a 17.648.248,04 euro. Siffatta condotta illecita si configura in termini di contegno commissivo e risulta essere connotata dall’elemento soggettivo di dolo o, in subordine, della colpa grave (…)». La magia di “Cuore Matto”? No.

E’ il “miracolo” della Calabria, quello strutturato sulla truffa alla sanità dove i crediti si gonfiano e si cartolarizzano spesso con società estere, inglesi o svizzere e, si lasciano a lievitare in termini di interessi. Passato il tempo di ingrasso si chiede la riscossione attraverso azioni di recupero in danno delle Asp locali, che sempre o quasi sempre non si oppongono agli atti di pignoramento con il risultato di aumentare la somma che determina lo sprofondo dei bilanci sanitari e quel debito infinito e mai accertato della sanità regionale. Ovviamente le complicità sono ramificate anche nelle Asp come ha accertato la Guardia di Finanza proprio nell’inchiesta “Cuore Matto”, ma c’è di fondo una “cultura” di gestione criminale, che se ne infischia del valore della salute, perché mira soltanto a fare cassa: questo è il fondo del miracolo e della magia di Cuore Matto.

Il gioco non è mai in solitario, non si parla mai di fenomeni, ma semmai di quello che è un reato associativo, schermato con solide complicità nella magistratura locale come il porto delle nebbie di Cosenza, che risponde a diverse esigenze dove il “presente” è stabilito per tutti secondo tabella. Paga sempre pantalone! Il vero protagonista del sistema della cartolarizzazione, il termine ostile con il quale si intende la cessione del credito a società nate al caso, è l’avvocato Enzo Paolini, presidente regionale dell’Aiop e gran ciambellano delle truffe e delle mediazioni fasulle, quelle che tecnicamente chiamiamo lodi arbitrali (http://www.iacchite.blog/cosenza-2016-ecco-quanto-guadagna-enzo-paolini-con-i-lodi-arbitrali/).

Enzo Paolini sa creare ricchezza, per lui ed i suoi complici, dal disastro della sanità calabrese. Spazia al bisogno difendendo l’ospedalità privata, ma si dichiara pure attento al valore della sanità pubblica quando è politicamente candidato. E’ di destra per la protezione dei fratelli Gentile, i cinghiali cosentini, ma diventa progressista riscoprendo la sua indole di sinistra: è quello che si definisce un grand commiss della massomafia sanitaria, ascoltato e protetto dalla magistratura inquinata.

Non poteva mancare Paolini nella narrazione del Sant’Anna Hospital perché presidente dell’Aiop, l’associazione cui aderisce la clinica catanzarese, ma soprattutto “amico” di Rosanna Frontera – la nostra Sally – e grande estimatore di Giuseppe Failla, conosciuto come Gino, al tempo dei fatti contestati dalla Guardia di Finanza, direttore generale della clinica di Catanzaro. E’ Paolini che fa conoscere ai vertici della clinica l’operazione di cartolarizzazione dei crediti, che li addestra su come gonfiare le cifre, ma è sempre lui, Enzo Paolini, che accredita e presenta ai signori di “Cuore Matto” la società Opera SPV… Il resto è storia delle indagini di “Cuore Matto”, che contestano alla clinica circa 10 milioni di euro per prestazioni fasulle ed altri 17,5 milioni di euro per danno erariale. Ma tutto va bene, la magistratura resta alla finestra e le teste di legno miste ai faccendieri con il passamontagna, dicono di gestire il futuro del Sant’Anna Hospital e dei pazienti calabresi, con la firma “sottotraccia” di Sally…

La storia continua e si arricchisce di nuovi colpi di scena o se preferite di nuovi reati, scusate la parola…