Chi ha paura di Pierpaolo Bruni? (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno 

Dopo le richieste di sei misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta appalti e massoneria da parte della procura di Paola è emerso da alcune conversazioni un piano per far fuori il procuratore Bruni e “non c’è scorta che tenga”. Ma non fisicamente: tramite il Csm. Insomma la solita tecnica già usata più volte in Calabria. Tra piani e talpe il procuratore Bruni sta giocando con il fuoco, pare, ma ci sono delle differenze con i suoi colleghi che hanno subito sorti simili. L’episodio è un’occasione per fare un affresco, un vademecum per capire le mille trappole della magistratura.

Il Csm

Il numero di persone iscritte sul registro degli indagati scende da diciotto a sedici, e viene eliminata la contestazione della legge Anselmi (la loggia massonica coperta), ma nel complesso l’impianto accusatorio regge. Inoltre, a voler giocare con le parole del procuratore si può anche immaginare che l’ipotesi della loggia coperta non sia sparita del tutto, ma possa essere confluita in un’indagine più grande. Ed è proprio in queste possibilità future che si giocano le partite importanti di Bruni. Due degli indagati intercettati parlano di un piano per delegittimare Bruni, un piano da far arrivare al Csm e “levarselo dai piedi”. Una sicumera sbandierata o è reale capacità di infiltrazione? Che sul Tirreno vi sia un’ampia rete di conoscenze tra associazioni “vip”, ristoranti sul mare e personaggi, magistrati e politici che vengono a fare villeggiature si potrebbe effettivamente arrivare a quel livello. Il Csm però è talmente terremotato e incasinato che le sue possibilità di azione sono limitate.

Le talpe

C’è poi la questione delle talpe. In un’altra indagine che ha investito il Comune di Praia era emerso il sospetto – guardando i comportamenti degli indagati – che fossero avvisati da qualcuno. Chi? Forse non lo sapremo mai perché alcune intercettazioni per la Cassazione sono inutilizzabili e pare che tra queste, sfortuna vuole, ci siano anche quelle che potevano aiutare a scovare la talpa. Difficile dire chi possa essere la gola profonda: agli avvocati può venire semplice fare questi giochi, soprattutto perché alle nostre latitudini gli avvocati che gestiscono procedure delicate e clienti di un certo tipo sono pochi. Poi ci sono i funzionari vari, ma purtroppo non sono da escludere nemmeno le forze dell’ordine. Avevamo già raccontato di un episodio del 2007 riguardante la loggia Oreste Dito con sede a Scalea che “fa riferimento a una più grande loggia francese “Grande Loge Traditionelle et Symbolique Operà Francese”. Lo si sa perché nel mezzo di una perquisizione all’ex comandante Castrenze fu ritrovato nel suo cassetto chiuso a chiave un documento consegnatogli da un altro appartenente alle forze dell’ordine Mario Saullo. Tra gli altri vari atti che aveva deciso di tenere sotto chiave vi erano delle denunce dell’avvocato Battista Greco”. Saullo era iscritto a questa loggia. I documenti della loggia, di cui si è venuti in possesso oltre ai regolamenti dell’obbedienza contengono anche i nomi degli appartenenti (di tutta Italia) e in qualche caso vi sono collegamenti con alcuni soggetti attenzionati di recente.

L’altro livello e i giornalisti

Non è quindi da escludere che anche in questo caso oltre a professionisti e amministratori vi siano collaboratori in divisa infedeli. D’altra parte Bruni è accorto e sa come gestire le informazioni per far saltare fuori i traffichini altrimenti bisognerà tornare su questa vicenda per chiarire meglio alcuni aspetti. Bruni è accorto anche perché più volte si è trovato ad indagare intoccabili: le indagini su Cosenza e poi Frontiera e via di questo passo. Sa come vanno a finire le cose: sul più bello arriva la promozione e la famosa indagine più grossa che deve sempre arrivare non arriva. Si può approfondire, ma fino ad un certo punto. Nel caso del 2007 le denunce che bisognava seppellire riguardavano l’allora amministrazione di Diamante e il pm Greco. Anche in questo caso ci sono livelli intoccabili? Ad esempio: quando si è indagato sui Tricarico e la relativa clinica sono mancati gli elementi per approfondire sui professionisti che hanno gestito le questioni finanziarie e fallimentari della vicenda? Evidentemente si. O ancora: che ne è poi degli omissis riguardanti Re Nudo? Peccato per gli interessati che non hanno modo di chiarire le posizioni. Se si va oltre e la promozione non serve, poi partono articoli ad orologeria da parte di alcuni giornali, arrivano accertamenti, campagne e in casi estremi il trasferimento. I casi Facciolla e Lupacchini insegnano. Nel caso del procuratore Bruni ancora non si vede nessun movimento del genere. E probabilmente non ce ne saranno se quelle domande rimarranno senza risposta. A differenza dei suoi predecessori inoltre Bruni opera in una fase storica differente e se cambia qualche equilibrio allora può capitare che qualcuno diventi sacrificabile oppure che ci sia interesse a far venire fuori carte.

Salerno

Si prenda il caso di Luberto. Ora a processo per aver insabbiato l’informativa sull’onorevole Aiello e la posizione della Bruno Bossio. Salerno interviene dopo che Gratteri fa la sua sacrosanta denuncia, anche se pure lui si prende del tempo (per capire bene evidentemente). Salerno che scandaglia vacanze e soggiorni di Luberto non vede però i soggiorni del Procuratore di Terni, Alberto Liguori, assieme a Luberto; nell’estate in cui iGreco è Aiello stavano portando a compimento il sacco di Alimentiitaliani. Insomma perché a Salerno si perdono in un biccher d’acqua?

Bruni ha da chi guardarsi e sa come e dove mettere i passi per fare più cammino possibile. Il resto del cammino non lo si può sempre lasciare a pochi magistrati coraggiosi. Toccherà prima o poi anche alla società civile rimboccarsi le mani, informarsi e arrivare dove i giudici non possono e non devono arrivare.