Chiesa nel caos, è morta la giustizia. Dov’è finito l’orgoglio cassanese? (di Pasquale Cersosimo)

di Pasquale Cersosimo

Sei tu pronto a difendere la Santa Romana Chiesa ed il Sommo Pontefice, se necessario, fino all’estremo sacrificio?”.

Con questa formula Papa Pio VII (interpretato magistralmente da Paolo Stoppa), nel famoso film di Monicelli “Il Marchese del Grillo” con Alberto Sordi, chiedeva fedeltà e protezione alla nobiltà romana, in vista delle invasioni napoleoniche che minacciavano l’impero, economico e culturale, detenuto sino a quel momento dalla Chiesa di Roma (https://www.youtube.com/watch?v=Z0PyhVgbU3Q).

Una domanda che oggi andrebbe posta a molti anche a Cassano Jonio.

Perché non si tratta di difendere una forma di nobiltà, non si tratta di difendere tizio o caio, non si tratta di difendere l’indifendibile: qui si tratta di difendere l’orgoglio dei cassanesi, la storia di Cassano e la dignità di un’istituzione millenaria, quale la nostra Diocesi.

Perché è se è vero che la storia è fatta di uomini, è altrettanto vero che qui si tratta di difendere una storia, la nostra storia, messa a repentaglio da pochi uomini.

Certo, gli inquirenti non sono sicuramente le truppe napoleoniche, ma lo scenario che si sta profilando ispira molti parallelismi con l’opera di Monicelli e con la continua ricerca di giustizia bramata dal Marchese del Grillo.

“Ricordati figliolo che la giustizia non è di questo mondo, ma dell’altro” diceva Pio VII nel film, ma questa oggi per noi non può e non deve essere una giustificazione per tacere.

Soltanto pochi giorni fa, il vescovo monsignor Savino ha lanciato accuse verso i poteri forti, le massonerie deviate, la ‘ndrangheta, i politici, non risparmiando nemmeno alcuni uomini di chiesa che a volte cadono in tentazione, rendendo la Chiesa poco credibile” invitando la stessa Chiesa a non fare sconti.

Una pietra nel pozzo lanciata con la consapevolezza che qualcosa era già successa e sta ancora succedendo, tuttavia senza sbilanciarsi troppo, nemmeno una volta che il pentolone è esploso e rischia di far fuoriuscire altro: “… Accogliamo con docilità questa decisione, custodendola nella preghiera…”, questa il passaggio di chiusura di un comunicato stampa della Diocesi, in cui si annuncia la decisione di dimettere dallo stato laicale don Candia, segretario storico di monsignor Bertolone.

Ma chi lavora per la giustizia ed il bene comune oggi non può e non deve tirarsi indietro dal difendere le fondamenta di qualcosa più grande ed importante di un gruppo di peccatori.

Qui si tratta dell’orgoglio e della dignità della nostra millenaria Diocesi, qui si tratta della storia di Cassano, qui si tratta di stare in prima linea per difendere il prestigio di un pilastro della nostra storia.

Non cadiamo ancora una volta nella sudditanza, organizziamo il dissenso e l’indignazione popolare, facciamo sentire che Cassano è fatta di persone perbene che nulla hanno a che vedere con chi ha abusato della propria posizione per interessi personali.

Ce lo chiede il nostro spirito di appartenenza, ce lo impone il nostro essere cassanesi.