Conte, l’assedio dei suoi: “Esci dal governo”

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – All’avvocato hanno tolto un bel pezzo di Movimento e altri parlamentari sono già sulla porta, pronti ad abbracciare l’uomo della scissione, Luigi Di Maio. Ma il Giuseppe Conte che prova a trattenere gli eletti in fuga, anche con telefonate in piena notte – “con qualcuno ha parlato alle 2 e mezza” si narra – deve guardarsi le spalle, da tutti. Lo tirano per la giacca, ovunque si giri. In casa ha un Garante che gli fa di nuovo muro, Beppe Grillo: pronto addirittura a mollare o a far saltare il malfermo banco a 5Stelle, se sui due mandati non si fermerà tutto. Mentre il nemico più evidente, Mario Draghi, non vede l’ora di vederlo fuori del governo. Ma anche i suoi glielo dicono in tutti i modi: “È tempo di strappare Giuseppe, non facciamoci anticipare dalla Lega”. Dalla Russia, con un’intervista a Tpi, glielo ripete la milionesima volta anche Alessandro Di Battista, l’ex che cala l’ultimatum: “Mi siederei al tavolo con Conte se uscisse dal governo prima dell’estate, anche se sedersi non significa rientrare”. E qualche veterano storce la bocca: “Così Alessandro commissaria Giuseppe, che cosa penserà il Pd?”. Mentre la ministra agli Affari giovanili, Fabiana Dadone, è durissima: “Le sirene degli uomini della provvidenza che ci vogliono fuori dal governo dovrebbero restare in vacanza”. Di Battista le replica, secco: “Siete diventati ciechi”. Ma le parole della ministra confermano non tutti i grillini vogliono uscire dall’esecutivo. Così va nel M5S, dove circolano le scorie della tesa assemblea di mercoledì notte. In cui un big pieno di malessere come Alfonso Bonafede è sbottato contro un tweet del vicepresidente Mario Turco: “Io non faccio nomi e cognomi di chi è uscito”.

Mescolare il tutto, ed ecco il momento di Conte, un leader in mezzo al disordine cosmico. Su Facebook, commenta con filosofia le conseguenze della scissione: “Non siamo più la prima forza in Parlamento? L’importante è essere i primi a tendere la mano alle famiglie in difficoltà, ai giovani precari, alle imprese”. I suoi trovano qualcosa di positivo: “L’uscita dei dimaiani ci sta ricompattando”. Così Vito Crimi giura che le nuove iscrizioni “sono salite da 10 a 100 al giorno” mentre Conte assieme alla coordinatrice del comitato degli Enti locali, Roberta Lombardi, riunisce in streaming un centinaio tra sindaci e consiglieri locali per motivarli e prevenire l’emorragia anche sui territori. Però poi c’è tutto il resto. Innanzitutto Grillo, che sui due mandati è irremovibile. “La regola non si tocca, altrimenti me ne vado” pare abbia minacciato, dopo due post durissimi sull’argomento. Conte aveva promesso di far votare gli iscritti sul tema entro fine mese – attorno al 28 – ma ora potrebbe essere costretto a congelare tutto. Ma in Sicilia Giancarlo Cancelleri ha bisogno della deroga entro il 30, per correre alle primarie di luglio in vista delle Regionali. Così “si tratta ancora”, raccontano dal Movimento, con il Grillo che la prossima settimana potrebbe apparire a Roma. Ma è complicatissima. “C’è chi teme che Beppe possa fare di tutto, se non verrà accontentato”, dicono dal M5S. Compreso dire che il Movimento non esiste più. Nell’attesa, ieri in commissione alla Camera il ministero dell’Ambiente ha dato parere contrario (non definitivo) all’emendamento dei 5Stelle al decreto Aiuti, con cui si vorrebbe riscrivere la norma che consente al sindaco di Roma di far costruire un inceneritore. “Ci vogliono spingere nel burrone”, è la sintesi di un parlamentare.

A Palazzo Chigi sperano che il M5S voti contro, e tanti saluti. Anche se a Montecitorio i grillini potrebbero dire sì alla fiducia – certa – e non votare poi il testo: stratagemma però impossibile in Senato, dove il voto è unico. “Ma in caso di no, qualcun altro lo perderemmo”, mettono già in conto i 5Stelle. È tutto maledettamente difficile per Conte, che ufficialmente nega di volere la crisi. Ma che mercoledì nel Consiglio nazionale lo ha detto: “Se non venissero risolti i problemi sul superbonus mentre siamo al governo, ci sputerebbero in faccia”. Ha notato che ieri la Lega ha chiesto le dimissioni della ministra dell’Interno Lamorgese. “È la prova che il Carroccio vuole uscire dal governo, e se lo fanno prima di noi è un disastro”, dicono tanti 5Stelle. Conte medita. Ma il tempo corre. E sta finendo.