Corigliano-Rossano, gli affari della famiglia Caputo: calcestruzzo, rifiuti e politica

Francesco Caputo, 59 anni, di Rossano, arrestato oggi dalla procura di Castrovillari nell’ambito di un’operazione che ha portato alla luce una maxi truffa all’Iva con relativa bancarotta e altri reati tributari con sequestri per complessivi 70 milioni, non è certo un nome che passa inosservato. Era stato già arrestato tre anni fa nell’operazione Merlino dalla procura di Paola per corruzione e anche i suoi familiari erano stati indagati. Oggi la famiglia Caputo ritorna nell’occhio del ciclone. 

L’operazione della procura di Castrovillari trae origine dalle risultanze emerse nel corso di una verifica fiscale condotta dai finanzieri a carico di diverse società di persone e di capitali riconducibili ad un medesimo gruppo familiare, quello dei Caputo, operante nel settore della produzione e commercializzazione di calcestruzzo e nello smaltimento di rifiuti solidi urbani.
Gli accertamenti eseguiti hanno evidenziato allo stato come tali società, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture documentanti operazioni commerciali fittizie, avrebbero abbattuto la base imponibile Iva, compensando ulteriori debiti tributari con crediti d’imposta fittizi. Le stesse società, accumulati ingenti debiti tributari nei confronti dell’Erario, sarebbero state successivamente svuotate del complesso aziendale – costituito principalmente da impianti e macchinari – attraverso operazioni distrattive in favore di nuove società intestate a soggetti “prestanome”, per poi essere successivamente poste in liquidazione o portate al fallimento, come ritenuto indiziariamente essere avvenuto nel caso di una società appartenente al “gruppo societario”, dichiarata fallita dal Tribunale di Castrovillari nel maggio 2021.

All’esito dell’indagine, che vede indagate 28 tra persone fisiche e società, su richiesta della Procura della Repubblica di Castrovillari, il gip, alla luce degli elementi probatori allo stato raccolti, ha disposto l’odierna misura cautelare a carico di 6 indagati, ritenuti la mente ed i principali beneficiari della frode. Gli arrestati sono: Francesco Caputo e la moglie Maria Teresa Urso (in carcere). Ai domiciliari: Nilo Urso, Pasquale Madeo, Filomena Caputo e Francesco Sprovieri. Sono invece 24 le ditte o persone giuridiche sottoposte a sequestro dal Gip di Castrovillari, Lelio Festa.

Il signor Caputo a Rossano è un’autorità riconosciuta nel campo dell’imprenditoria. E’ titolare di due imprese, una edile che si occupa di movimento terra ma soprattutto di una che smaltisce rifiuti e che si chiama Elog, una vera e propria “macchina da guerra”. A Fuscaldo avevano vinto l’appalto per la gestione dei rifiuti.
La Elog, in particolare, avrebbe dovuto risarcire il Comune di Fuscaldo per svariate migliaia di euro per effetto di penali scaturite dallo svolgimento non coerente del servizio, rispetto a quanto prescritto dal capitolato d’appalto. Il dirigente corrotto Michele Fernandez avrebbe allora escogitato un sistema per far rientrare delle somme l’impresa, concedendo, con affidamento diretto, altri lavori di pulizia alla Elog, fino alla concorrenza delle somme che il Comune avrebbe dovuto incassare.

Ma la famiglia Caputo a Rossano era già controllata dalla Guardia di Finanza perché in capo al signor Caputo c’è anche una cooperativa intestata alla moglie Maria Teresa Urso – anche lei arrestata oggi -, il cui fratello – arrestato anche lui oggi tanto per non farsi mancare nulla… – era stato già arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla famosa rapina al caveau di Catanzaro, quella della “spaccata” con la ruspa. E’ accusato di avere procurato ai rapinatori il mezzo dotato di martello pneumatico e il processo che lo riguarda è ancora in corso.
Non solo: la ditta Elog ha in mano gli appalti dei rifiuti anche ad Acri e Falerna. In più sarebbe stata già interdetta nel 2016.

Nell’ambito dell’operazione Merlino era stata arrestata anche una delle figlie di Caputo, l’avvocatessa Antonietta (non coinvolta nell’operazione di oggi), che è stata consigliera comunale a Rossano. Era stata eletta alle elezioni comunali del 2016 a Rossano nella lista del Coraggio di cambiare l’Italia del generale Giuseppe Graziano prima ovviamente del referendum che ha sancito la fusione tra i comuni di Corigliano e Rossano.
Dunque, anche il capo “politico” della famiglia Caputo ha le mani in pasta – per usare un eufemismo – nel settore ambientale, avendo dispensato decine e decine di autorizzazioni all’epoca in cui era direttore generale nel Settore Ambiente alla Regione Calabria.

In tale ambito, ha avuto legami abbastanza frequenti con numerosi ambienti criminali di quasi tutta la Calabria. In un esposto contro il generale Graziano, presentato alla procura di Castrovillari, si parlava in particolare dell’autorizzazione di un parco eolico in provincia di Crotone, in capo ad una cosca locale, di numerosi parchi eolici nella provincia di Catanzaro alle famiglie Sgromo-Speziali (proprio quelli che hanno fatto affari anche con Calabria Verde e sono rimasti coinvolti nell’operazione Brooklyn della Dda di Catanzaro) a fronte di elevatissime somme di denaro, nonché di numerosi impianti rinnovabili e discariche in provincia di Cosenza.
Nello specifico si faceva riferimento alla vicenda dell’autorizzazione alla discarica di Scala Coeli, realizzata da una società con sede a Rossano (la BIECO), della quale si era interessata anche la cosca locale per ottenere l’autorizzazione.