Corruzione a Cariati, da “Feudalitas” a “Platone”

L’operazione Platone della procura di Castrovillari che ha portato agli arresti di Filomena e Saverio Greco per corruzione (la Cassazione aveva confermato la qualità dell’impianto accusatorio riportando la sindaca al divieto di dimora dopo aver imposto l’interdittiva al padrone delle cliniche prima che Facciolla venisse… “eliminato” dalla massomafia di stato) discende direttamente dall’operazione “Feudalitas” del 17 luglio 2018.

In cinque erano stati raggiunti da altrettante misure cautelari emesse dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Castrovillari ed eseguite dai Finanzieri di Rossano sotto il coordinamento delle Procura della Repubblica, nell’ambito dell’operazione denominata “Feudalitas”. Con l’accusa di turbata libertà in relazione al procedimento di scelta del contraente a cui affidare il servizio di raccolta rifiuti nella cittadina ionica cosentina.

In particolare, nei confronti della sindaca Filomena Greco anche allora era stata disposta la misura cautelare del divieto di dimora nei Comuni di Cariati, Rossano e Corigliano, mentre nei confronti del dirigente dell’Area Tecnica del Comune di Cariati attualmente in carica, Giuseppe Fanigliulo, era stata disposta la sospensione dal pubblico impiego nonché l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Nei confronti dell’ex dirigente dell’Area Tecnica del Comune di Cariati, ora in pensione, Adolfo Benevento, il Gip aveva altresì disposto il divieto di dimora nel comune di residenza. Nei confronti di due soggetti rappresentanti la società favorita in sede di affidamento diretto era stata disposta l’interdizione dall’esercizio dell’attività d’impresa e l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Si trattava di Antonio Fusaro, 48 anni, e Cristoforo Arcovio, 69 anni.

LE INDAGINI, durate poco più di un anno, avrebbero ricostruito le dinamiche relative all’affidamento del servizio di raccolta e di gestione dei rifiuti solidi urbani a Cariati. Gli inquirenti, in tal senso, avrebbero scoperto delle condotte che si ritiene violino la normativa sugli appalti pubbliciLa tesi, insomma, è che siano inficiate da presunti “accordi collusivi” che avrebbero avuto lo scopo di condizionare le modalità di scelta del soggetto a cui affidare il servizio in via diretta.

L’INTERDITTIVA E L’EMERGENZA

In particolare, nell’agosto del 2016, a seguito di una interdittiva antimafia emessa nei confronti della società affidataria della raccolta e gestione degli Rsu sul territorio, il Comune avrebbe richiesto direttamente l’intervento di un terzo senza però avviare le procedure previste dal Codice degli appalti e senza interpellare altre ditte, con la motivazione che esistevano delle “inderogabili esigenze di ordine ambientale, di igiene e salute pubblica”Gli inquirenti ritengono dunque che precostituendo “una artificiosa e fittizia situazione di rischio di emergenza sanitaria” il servizio di raccolta sia stato affidato “in modo fraudolento” al soggetto “favorito”, evitando di invitare altri operatori del settore.

La scelta della nuova ditta, considerata appunto effettuata secondo un presunto “accordo collusivo”avvenne in maniera riservata e diretta, in tempi rapidissimi, senza alcun tipo di evidenza pubblica: un modo, affermano gli investigatori, per favorire l’affidamento diretto al soggetto individuato. Affidamento che era stato poi anche prorogato e spezzettato con sei successive ordinanze, circostanza che avrebbe avvantaggiato la ditta aggiudicataria consentendole di guadagnare circa 1,4 milioni di euro.

Per impedire la reiterazione del reato e la possibile influenza della gara pubblica in corso, su richiesta della Procura della Repubblica, il Giudice per le indagini preliminari ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 soggetti tra imprenditori e pubblici funzionari.

Fin qui la cronaca dell’operazione. Le vicissitudini successive avevano ridimensionato la portata delle misure cautelari, revocate dopo soli due mesi, con il rientro di Filomena Greco alla guida di Cariati e annesse patetiche scene da basso Impero. Ma era evidente a tutti che la sindaca stava continuando sfacciatamente a reiterare gli stessi reati aggiungendoci addirittura il “carico” della clinica privata da far passare con il contributo determinante del fido dirigente scagnozzo Fanigliulo.

Doveroso ricordare chi, all’epoca, aveva espresso tutto il suo disappunto per come stavano andando le cose: Francesco Cosentino, ex presidente del consiglio comunale. 

Esistono alcuni principi irrinunciabili e fondamentali da rispettare e far rispettare quando si è amministratori pubblici. Tra questi la legalità, la trasparenza, l’imparzialità, la buona amministrazione e la ricerca del bene comune. Tali principi trovano le radici nella Costituzione della Repubblica Italiana e nelle altre leggi che regolano l’ordinamento degli enti pubblici, tra cui i Comuni.

È sotto gli occhi di tutti che, a poco più di 100 giorni dall’insediamento della seconda amministrazione comunale di Filomena Greco, i problemi che affliggono Cariati si sono aggravati. Non è con la “politica da torcicollo” che si può pensare di poter continuare a trovare giustificazioni alle tante carenze e criticità politico-amministrative che caratterizzano il nostro comune! In passato si è amministrato male e, quindi, io posso amministrare ancora peggio, oppure, prima si violavano le leggi e, quindi, io oggi, se le calpesto, nessuno può dirmi niente !!!

Il quadro istituzionale, politico, amministrativo del nostro Comune è caratterizzato dai seguenti dati di fatto.

La sindaca, dopo circa due mesi di allontanamento da Cariati imposto dal provvedimento cautelare del GIP presso il Tribunale di Castrovillari, è rientrata in Comune, nella sua carica, come se nulla fosse successo. Né lei, né alcuno dei suoi collaboratori hanno ritenuto opportuno spiegare alla gente i motivi del provvedimento giudiziario adottato a suo carico.

I vertici politici ed amministrativi della maggioranza, nonchè ex funzionari comunali, con incarichi conferiti dalla sindaca Greco (assegnati forzando i principi della normativa sul dissesto degli enti locali), che dovrebbero rappresentare l’immagine del nostro Comune e quindi di tutti i Cariatesi, a seguito dell’operazione “Feudelitas” condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Castrovillari ed in conseguenza dell’altra indagine riguardante la discarica abusiva nell’ex “Mattatoio” comunale, risultano ancora oggi essere indagati per presunti reati commessi nell’esercizio delle proprie funzioni pubbliche.

Il TAR Calabria, con sentenza n.1525/2018, ha dato torto all’amministrazione comunale e ha condannato il Comune al pagamento delle spese sulla vicenda della gara d’appalto, per l’affidamento della gestione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, espletata solo durante la gestione commissariale, che l’ex dirigente tecnico, scelto e nominato dalla sindaca Greco, ha aggiudicato alla seconda classificata anziché alla prima, pur avendo richiesto la seconda ditta in graduatoria un prezzo maggiore rispetto a quello della ditta prima classificata.

A questo punto è lecito porre alcuni interrogativi.

Come mai, se c’erano, così come ci sono sempre state, le giuste e regolari procedure e tempistiche per portare avanti un procedimento amministrativo, si è preferito non adottarle?

Come mai la sindaca, se ne era a conoscenza, non ha reso pubblico il fatto che, sin dai primi mesi del 2018, c’erano indagini in corso per i fatti che vengono contestati, a lei ed agli ex funzionari comunali di sua fiducia e nomina, nell’inchiesta “Feudelitas”???

È evidente, quantomeno, che il minimo comune denominatore di tale situazione, consiste nel trovarsi di fronte politici poco trasparenti e poco capaci nell’amministrare che, a distanza di alcuni anni dalla loro ascesa al governo cittadino, ad oggi, non possono vantare di aver raggiunto significativi risultati. Tutto quello che è successo e sta succedendo in termini giudiziari ed amministrativi, in questi mesi, nel nostro Comune, altrimenti non sarebbe mai potuto accadere! Non è, infatti, trasgredendo alle regole ed alle leggi che un amministratore può pensare di poter risolvere i problemi del Comune.

La raccolta differenziata, la gestione del servizio rifiuti, la pulizia del paese, ad esempio, si sarebbero potute effettuare, sicuramente ed anche in maniera più efficiente, sia in termini di servizi offerti che di costi, espletando le regolari procedure amministrative nei termini previsti dalla legge (vedi una regolare gara d’appalto!!!).

Nel rispetto della democrazia e della sovranità popolare, sono convinto che la valutazione e la sanzione politico-elettorale e quella giudiziaria, abbiano giudici diversi e che la prima spetta al popolo votante. La seconda, invece, è di esclusiva competenza della magistratura, nella quale confido senza riserva alcuna.

L’odierna situazione nel nostro comune, senza pretesa di giustizialismo, allo stato dei fatti configura un vero e proprio “limbo”, dove nessuno può dare certezza sulla valenza legale della condotta politico-amministrativa dei nostri amministratori di maggioranza.

Credo, però, che sia legittimo affermare che, su chi debba rappresentare ed amministrare una intera comunità, non ci debbano essere dubbi di sorta, né in termini di trasparenza e neanche sulla legalità nella condotta amministrativa.

Così come è giusto che, ognuno, allo stato dei fatti, abbia le proprie convinzioni ed idee personali su quanto è accaduto, su quanto sta accadendo ed accadrà ancora, anche in termini di legalità, all’amministrazione comunale cariatese. Questi, però, ad oggi, devono rimanere pensieri squisitamente di carattere individuale, senza pensare minimamente di poterli fare passare come verità assoluta.

Fino ad ora, infatti, le indagini sono in corso, non c’è stato alcun rinvio a giudizio e non c’è stata alcuna sentenza di proscioglimento! Su tale situazione dovrebbero a mio avviso riflettere i cittadini cariatesi, senza pregiudizi o fanatismi di sorta.

La questione è, oggi, prioritariamente politica e riguarda, il perché siano state avviate alcune indagini giudiziarie nel comune di Cariati, la qualità amministrativa che la sindaca e le sue Giunte non sono state in grado di esprimere, sia in termini di reali risultati amministrativi, sia in termini di rispetto della linearità e trasparenza delle procedure gestionali adottate, sia in termini di democraticità nel proprio operato. Alla luce dei tanti proclami sulla buona immagine comunale, sulla legalità e sulla trasparenza amministrativa, pronunciati nel recente passato dalla stessa sindaca, dalla sua giunta e dalla sua maggioranza, sarebbe coerente, giusto e corretto, sia politicamente, sia moralmente, che alle parole facciano seguito i fatti.

E’ facile concludere che, come spesso accade, la realtà supera abbondantemente la fantasia. Non solo la sindaca e i suoi compari stavano facendo tutto quello che sospettava Cosentino, ma si stavano anche attrezzando per piazzare il colpaccio della clinica privata della famiglia, con una sfacciataggine senza confini.