Corruzione, arrestati i magistrati del Tribunale di Roma Savasta e Nardi

L’ex pubblico ministero del Tribunale di Trani, Antonio Savasta, ora giudice del Tribunale di Roma, e il suo collega Michele Nardi, pm a Roma, ed in precedenza gip a Trani e magistrato all’ispettorato del ministero della Giustizia, sono stati arrestati e condotti in carcere su disposizione della magistratura di Lecce. Le accuse sono di associazione per delinquerecorruzione in atti giudiziari e falso per fatti commessi tra il 2014 e il 2018 quando erano in servizio a Trani. Nell’inchiesta, con un ruolo più marginale, è coinvolto anche l’imprenditore Luigi Dagostino che era stato indagato a Trani da Savasta per false fatturazioni per le sue imprese. Il pm, secondo l’accusa dei magistrati di Lecce, lo avrebbe favorito in cambio di utilità. (Fonte: Il Fatto Quotidiano)

I beni sequestrati Un Rolex d’oro, diamanti, beni immobili e conti correnti: sono i beni per i quali la magistratura di Lecce ha disposto il sequestro preventivo nei confronti degli indagati nell’inchiesta per corruzione che ha portato all’arresto anche di due magistrati attualmente in servizio a Roma. Il valore dei beni sequestrati supera complessivamente i due milioni di euro. In particolare, al magistrato Michele Nardi sono stati sequestrati beni per 672 mila euro tra cui un orologio Daytona Rolex d’oro e diamanti; all’altro magistrato Antonio Savasta sono stati sequestrati beni per quasi 490.000 euro; altri 436 mila sono stati sequestrati rispettivamente al poliziotto Vincenzo Di Chiaro, e all’avvocata barese Simona Cuomo. All’imprenditore fiorentino e all’avvocato Ruggiero Sfrecola altri 53 mila euro. Secondo l’accusa i magistrati avrebbero garantito esiti processuali positivi in diverse vicende giudiziarie e tributarie in favore degli imprenditori coinvolti in cambio di ingenti somme di danaro e, in alcuni casi, di gioielli e diamanti. Gli imprenditori avrebbero pagato per i favori ricevuti e gli avvocati avrebbero svolto il ruolo di intermediari e facilitatori. È quanto avrebbe accertato la Procura di Lecce.

Le indagini hanno consentito di svelare un programma criminoso  indeterminato nel tempo, che attraverso il costante ricorso alla corruzione di pubblici ufficiali, assicurava favori nei confronti  di facoltosi imprenditori. Secondo l’accusa i magistrati avrebbero garantito favorevoli esiti processuali agli imprenditori coinvolti in cambio di ingenti somme di denaro, gioielli e pietre preziose. Gli avvocati avrebbero prestato la loro opera a titolo di intermediari e facilitatori.

Le indagini sono state condotte dalla Procura di Lecce (competente per territorio), dal Procuratore Leonardo Leone De Castris e Roberta Licci. A firmare le ordinanze il gip Giovanni Gallo. A Lecce gli indagati saranno interrogati.