Cosenza 2016, Enzo Paolini attaccato al tram

Che l’avvocato Enzo Paolini sia tra i Paperoni della città, è assodato da tempo. Ovviamente parliamo di denaro onestamente guadagnato. Il suo studio è tra i più importanti della Calabria ed Enzo si è conquistato sul campo e nelle aule di tribunale il “titolo” di bravo professionista.

Un avvocato tutto di un pezzo direbbe qualcuno: serio e preparato. Difende principalmente la sanità privata nei contenziosi, che sono migliaia, contro la pubblica amministrazione quando questa viene meno a impegni e contratti. Cause che costano un occhio della testa direbbe Totò. E che permettono al suo studio di avere un fatturato a 6 zeri.

Come sappiamo, anche in questa tornata elettorale, salvo imprevisti per lui, Paolini riconcorre ancora una volta per il titolo di sindaco. E come è successo nel 2011, non bada a spese. Ci tiene Enzo a fare il sindaco. Anche se le chance per lui di farcela (DDA permettendo) sono veramente ridotte al lumicino.

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C’è da dire che, a differenza della volta scorsa, questa volta Enzo ha mantenuto la schiena dritta. Non piegandosi al volere politico romano e restituendo pan per focaccia a chi per tanti anni lo ha preso in giro. Non ha accettato incarichi prestigiosi, ed altri privilegi, in cambio della suo ritiro da questa tornata elettorale. Ed ha deciso di andare per la sua strada. Anche perché ad Enzo non servono certo i soldi o il lavoro che impropriamente i soliti politici del PD locale promettono a chi si affilia con loro; come se i soldi che promettono fossero loro e non della collettività. Segno evidente della corruzione politica che gira intorno alle candidature e alle elezioni.

Ritorna in pista Enzo, e si gioca il tutto per tutto. E lo fa aprendo il portafogli come sempre. Giova ricordare che nel 2011 le spese di “propaganda elettorale” di Paolini si aggirarono intorno ai 200.000 euro (quelli dichiarati ufficialmente), anche se leggenda cittadina e i pentiti dicono che la cifra reale del suo “investimento” supera il mezzo milione di euro.

Che ci avrà mai fatto, mi viene da dire, con tutti questi soldi? Ha comprato spazi sulla Rai, sulla BBC, su Canale 5, sul New York Times, sul Corriere della Sera, sul Washington post? Boh. Come si fa a spendere questa cifra per una campagna elettorale a Cosenza io non riesco a spiegarmelo.

Capisco che c’è da accontentare tutta la stampa locale, ma viene anche da dire che Attilio Sabato (et similia) non è mica il David Letterman show. Quanto può valere un spot su TEN (ci piacerebbe vedere i numeri di ascolto reali e certificati di questa televisione, e non i proclami pubblicitari)? Fate voi. Anche se restiamo solo a quelli ufficiali, 200.000 euro, rimane sempre la domanda: per una campagna elettorale a Cosenza, che da un capo all’altro della città ci metti 20 minuti in bicicletta a percorrerla tutta, e dove più o meno ci conosciamo tutti (gli elettori sono poco più di 40.000, più che città si può dire un buon paesone), si possono spendere tutti questi soldi? Pare di si.

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Anche questa volta Enzo si prepara ad aprire il portafogli e per una prima parte lo ha già fatto. Si è accollato le spese notarili dell’atto che sfiducia Occhiuto. Ha acquistato pagine sull’ Unità, per chiedere a Renzi il perché a Cosenza non si svolgessero le primarie. Sostiene di fatto tutte le spese delle liste che si presenteranno, cosi come ha fatto nelle amministrative del 2011, con lui.

Manifesti, santini, e fac-simili delle schede. Che francamente nell’era digitale servono a ben poco: soldi buttati al vento. Ma evidentemente “queste fatture” sono necessarie. Perché si sa che in campagna elettorale (e non è il caso di Enzo lo diciamo perché è così) quello che contano sono i fondi in nero. Solo con la guagna in contanti si possono raggiungere certi obiettivi.

Le promesse di appalti e favori amministrativi possono essere recepite da “imprenditori” e mafiosi, per cui non serve pagarli prima, ma all’elettore morto di fame che deve mettere la crocetta sulla scheda, a quello bisogna sganciarglieli subito. E si sa che non può emettere fattura. Serve il contante in questo caso. Altrimenti messa non se ne canta.

E da qualche parte bisogna prenderli senza farsi scoprire dal fisco. Spesso il trucchetto è questo (anche qui non è il caso di Paolini, lo dico per seguire il ragionamento): si va da un “Attilio Sabato” qualunque (non è riferito alla persona, giusto per fare un nome, le virgolette servono a questo) che dirige questa o quella televisione, si concorda il prezzo del “redazionale” e si chiede (in amicizia) di gonfiare la fattura. Il di “più” ritorna al politico, ed ecco che magicamente appaiono i contanti da distribuire a pezzenti e morti di fame.

E poi, quando uno dei nostri politici decide di affrontare una campagna elettorale, va da se che ha già creato un minimo di fondi in nero per muoversi.

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Dicevo, Paolini spende che è una bellezza e fa affiggere il suo bel faccione sul retro degli autobus di linea urbani con uno slogan che recita così: “Bentornata politica, bentornata speranza”. A che serve in termini propagandistici rimarcare questo banale concetto, lo sa solo lui.

Dovrebbe saperlo bene l’avvocato che chi di speranza vive disperato muore. A che serve spendere soldi per questa pubblicità, lo sa sempre lui. Forse crede che questo accresca la sua popolarità, e che la gente si invogli a votarlo solo perché recita questa banalità? Mah!

Misteri di chi ha i soldi, ed è padrone di buttarli come meglio crede. Enzo, sei conosciutissimo a Cosenza. Non hai bisogno di far girare il tuo faccione per la città attaccato ai pullman, per ricordare agli elettori che ti candidi. Credimi, lo sa tutta la città. A meno che dietro questa tua “mossa” non ci sia un messaggio pubblicitario subliminale: se voti Paolini potrai anche tu ATTACCARTI AL TRAM. Che nel nostro caso non è quello dei desideri.

Né quello che nei miei pensieri all’incontrario va. Viatattia.

GdD