Cosenza 2016, il trionfo del voto clientelare e il “cervello” del PD

C’è qualcuno, all’interno del PD calabrese e cosentino, che dev’essersi bevuto il cervello. Non ci voleva certo un grande esperto di politica per capire che, a Cosenza, Mario Occhiuto stava preparando la sua rielezione praticamente da anni.

Occhiuto ha dispensato determine a volontà nei suoi 4 anni e mezzo di governo della città e ha fatto “mangiare” un numero molto consistente di persone, che nel segreto delle urne hanno ringraziato a modo loro. Nelle sue stesse liste, come abbiamo documentato a tamburo battente, ci sono più di 200 persone che hanno beneficiato di affidamenti diretti, di incarichi e consulenze, di appalti più o meno “spezzati” e di qualsiasi altra cosa che abbia portato soldi nelle tasche di qualcuno.

Mai e poi mai potremmo riconoscere Occhiuto come il nostro sindaco. Il suo trionfo, il 60% dei voti che ha ricevuto, sono voti clientelari e di scambio, non c’è il voto di opinione che il sindaco sbandiera sui media e c’è il 28% di cosentini che non sono andati a votare nauseati anche dal sistema di Occhiuto oltre che da quello del PD. Ma c’è di certo una vittoria che suona come un de profundis per un certo modo di fare politica.

Il sottosegretario Minniti e tutti i suoi tirapiedi dovranno spiegare adesso come hanno fatto, anche per un solo secondo, a credere che un politico senza coglioni come Carlo Guccione potesse battere Occhiuto. Dovranno spiegare come mai si sono intestarditi quasi al limite dell’ingenuità a voler inseguire un candidato che si stava preparando all’evento da anni.

Arroganza, saccenza e presunzione. Adesso sarà interessante vedere anche l’atteggiamento della magistratura. Un intervento dei giudici poteva e doveva essere possibile prima che si svolgessero le elezioni. Ma è anche doveroso sottolineare che la macchina della giustizia non si può fermare e che non si possono chiudere gli occhi davanti alla corruzione dilagante a Cosenza.

Ma questa è un’altra pagina della storia della città ancora da scrivere.