Cosenza, aborti (illegittimi) da iGreco: il M5S presenta esposto alle procure

I parlamentari M5s Dalila Nesci, Paolo Parentela, Nicola Morra e Federica Dieni hanno presentato alle Procure di Cosenza, Catanzaro e Roma, nonché alla Corte dei Conti, un esposto sull’assegnazione illegittima del servizio di Interruzione volontaria chirurgica al gruppo iGreco da parte dell’Azienda ospedaliera di Cosenza.

«Iniziativa annunciata e compiuta – precisano i 5stelle – viste le gravissime responsabilità nella vicenda, che partono dal commissario Scura e dal dg della Programmazione sanitaria Urbani, per arrivare al dg Gentile dell’Ao di Cosenza, al dg Mauro dell’Asp cosentina e dunque al governatore Oliverio».

«Stando – spiegano i parlamentari – agli atti, gli unici che contano al di là delle fandonie sentite finora, il dipartimento regionale Tutela della salute aveva concluso negativamente l’istruttoria per la specifica autorizzazione del privato, per cui Scura si doveva determinare di conseguenza e non ignorare. C’è poi una curiosa mail non firmata, proveniente dalla segreteria della Programmazione sanitaria, funzionale a legittimare un imbroglio senza precedenti: a un privato non autorizzato è stata permessa fuori legge la pratica degli aborti, per di più fuori budget. Inoltre nel decreto assunzioni numero 50/2017, mai pubblicato dalla Regione Calabria, erano assegnati 2 posti, magicamente scomparsi nel successivo, di dirigente ginecologo nell’Azienda ospedaliera di Cosenza».

Il commissario Scura e il suo vice Urbani

«Ne dovranno rispondere – incalzano i 5stelle – i protagonisti, in primo luogo Scura e Urbani, di cui chiediamo le immediate dimissioni, non potendo il ministro Lorenzin, che sulla sanità calabrese recita a soggetto, consentire che simili schifezze avvengano impunemente. Anche Oliverio deve tornare a casa, per essere rimasto come sempre immobile».

«Ricordiamo – concludono i parlamentari 5stelle – che la porcheria è stata ritirata soltanto dopo l’intervento del Movimento 5stelle. Il gruppo iGreco ha per ben due volte chiesto e non ottenuto l’autorizzazione a svolgere l’attività in questione. Per legge regionale, l’esercizio di attività sanitaria o socio-sanitaria in carenza di titolo autorizzatorio comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa per un importo compreso tra 10.000 e 100.000 euro, nonché l’impossibilità di presentare altre richieste di autorizzazione per un periodo di tre anni. Il dipartimento regionale Tutela della salute ha dunque l’obbligo di procedere».