Cosenza corrotta: Cirò confessa e la Manzini insabbia

Dopo la confessione di Cirò alla Manzini sul grave ammanco all’economato comunale di oltre 50mila euro, la procura di Cosenza corre ai ripari. L’obiettivo è salvare come sempre Occhiuto.

Giuseppe Cirò contro ogni aspettativa, spiazza tutti e vuota il sacco. Dice la verità Cirò. E spiega ai pm come funzionava il sistema “economato”. Ovvero il bancomat personale di Occhiuto. Ammette le sue responsabilità Cirò, o meglio la sua complicità nel furto, ma spiega chiaramente alla Manzini che le somme indebitamente prelevate dalla cassa comunale con la complicità del responsabile all’economato, erano destinate al sindaco.

Cirò dice di non aver intascato neanche un euro degli oltre 50mila euro di ammanco che la procura gli contesta. Lui eseguiva solo gli “ordini” che il sindaco Occhiuto gli dava. A mettere tutto apposto documentalmente, dice Cirò, ci avrebbe pensato poi l’ex capo gabinetto Potestio. Cirò, dice alla Manzini, “prelevava” in genere il venerdì, e non appena intascata la somma, che variava dai 2000 ai 3000 euro a botta, subito la consegnava al sindaco Occhiuto. Che la utilizzava per i suoi viaggi “ufficiosi” a Roma. E finché la barca è andata, l’hanno lasciata andare.

Ma a rompere le uova nel paniere sono state le continue perquisizioni della Guardia di Finanza in Comune e le varie inchieste in corso. Un campanello d’allarme che ha costretto Occhiuto ad uscire allo scoperto, e da vigliacco qual è ha scaricato, anticipatamente, così come ha fatto per Potestio, Cucunato, e Pecoraro, su Cirò tutte le responsabilità.

Non ci ha pensato su due volte Occhiuto, a “disfarsi” di colui il quale lo ha servito per anni, ubbidendo ad ogni suo ordine, anche quando, come in questo caso, si è trattato di commettere un reato.

Le dichiarazioni di Cirò sulle responsabilità di Occhiuto nel ladrocinio continuato ed aggravato a danno del cittadino, sono un altro tassello probatorio della reale colpevolezza del sindaco, che va ad aggiungersi ai tanti altri elementi di prova incontrovertibili che la Manzini ha raccolto a carico del sindaco a partire dalla gestione dei famigerati “appalti spezzatino”.

Il quadro che ne viene fuori non lascia spazio a dubbi sulle responsabilità oggettive, e anche soggettive di quel mafioso di Occhiuto. L’appellativo mafioso ormai si può scrivere, perché non è considerato diffamatorio per il Tribunale di Cosenza, visto che Occhiuto è stato assolto nella causa contro Gentile, nonostante lo avesse apostrofato proprio in questa maniera. Occhiuto dà del mafioso a Gentile, ma per il Tribunale di Cosenza non c’è nessuna diffamazione. L’importante per il Tribunale di Cosenza è non dare dello squallido ad Occhiuto. Altrimenti ti becchi sei mesi. Senza condizionale!

Ma nonostante questo, la procura non ha mosso un solo dito. Non si è neanche posta il problema di chiedere al sindaco, in maniera ufficiale, di rispondere alle gravi accuse mosse da Cirò. Tutto come sempre è stato messo a tacere.

Ora, se Cirò avesse accusato un semplice cittadino di questo odioso furto, a quest’ora per il colpevole non ci sarebbe stato scampo. Ma siccome si tratta di Occhiuto, che oramai si è comprato sia il procuratore Spagnuolo che mezzo tribunale, tutto finisce a tarallucci e vino. Questo vi pare possibile?

E’ questa la Giustizia a Cosenza? A chi dobbiamo rivolgerci per avere un po’ di Giustizia? Quali altri elementi di prova servono a questi corrotti magistrati per restituire quel po’ di legalità che oramai a Cosenza manca da “secoli”?

E’ chiaro oramai a tutti che la procura di Cosenza non muoverà mai un dito nei confronti di Occhiuto. Anche se ad accusarlo fosse il Papa in persona. Una situazione questa che è chiara anche a Gratteri, che di fronte a questa palese corruzione portata avanti dai suoi infami colleghi, gira la testa dall’altra parte.

E mentre la città e l’Italia discutono su come deve morire Totò Riina, la vera ‘ndrangheta politica, con la complicità della procura, continua a mietere vittime uccidendo giorno per giorno la speranza per tutti i cosentini di aspirare ad un futuro migliore.

GdD