Cosenza corrotta, Morra alla Manzini: attendiamo risposte (tra una bambola e l’altra)

La serata di ieri promossa dal Movimento 5Stelle dedicata alla “malagiustizia”, a cui hanno partecipato, oltre al senatore Morra, due pezzotti della storia giudiziaria di questo paese, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, protagonisti della stagione di “Mani Pulite”, e il sindaco di Santa Maria del Cedro Ugo Vetere, si può racchiudere nell’esempio fatto dal dottor Davigo.

Spiega Davigo: il problema della Giustizia in Italia è anche l’inutilità di alcuni processi, ovvero si istruiscono processi dove si sa che nessuno andrà mai in galera. E fa un esempio: se un amministratore delegato o un politico, o i soliti colletti bianchi, vengono pizzicati a rubare, il reato che gli viene contestato è appropriazione indebita che non prevede il carcere, anche se ha rubato milioni e milioni.

Se invece un qualsiasi “cittadino” viene pizzicato a rubare un’auto, o qualche scatoletta di tonno al supermercato che vale molto meno dei milioni di cui sopra, il reato contestato è il furto, e per questo si finisce in prigione.  Sarebbe il caso, dice Davigo, di abolire l’appropriazione indebita e racchiudere tutto sotto il reato di furto. Chi ruba va in galera, punto. Ed invece la politica resta ferma e mantiene una legge che tutela “gli amici degli amici”.

Dopo qualche simpatica pizzicata tra i due (Davigo e Colombo) perennemente in disaccordo, a spiegare i mali della Giustizia è l’ex magistrato Colombo e dice: “La giustizia ha sostanzialmente due problemi. Da una parte la durata dei processi, dall’altra la qualità delle soluzioni. Le due questioni sono strettamente legate. Quando una sentenza interviene diversi anni dopo la commissione dei fatti, non può rispondere a tutti i canoni della giustizia. Per questo bisogna operare nella direzione della riduzione dei tempi e di puntare meno sui numeri e di più sulla qualità. Bisognerebbe depenalizzare alcuni reati.

Ma chi stupisce con il suo intervento è il senatore Morra. Che parla senza mezzi termini di procure perennemente addormentate, e che poco si preoccupano di dare risposte ai tanti cittadini in cerca di Giustizia.

E testualmente dice: “Bisogna prendere coscienza che la Giustizia è una emergenza per il paese. Se non c’è Giustizia, che è lo “stato dell’arte” oggi da noi, la gente diventa scettica, apatica, e questa è una responsabilità in capo alle procure, non solo quella di Paola (rispondendo ad una osservazione del sindaco Vetere) ma anche di tante altre procure come ad esempio quella Bruzia che potrebbe essere più sollecita nel promuovere azioni che necessitano di una risposta: o con chiusura di indagini di un certo modo, oppure il rinvio a giudizio. Per essere chiari!”.

Una chiarezza che per essere ancor più chiari, chiariamo noi.

Il senatore Morra si riferisce e si rivolge alla dottoressa Manzini, alla quale ha consegnato, quasi un anno e mezzo fa, un esposto dettagliato sui cosiddetti “appalti spezzatino”, con tanto di riferimenti, documenti, annotazioni, “suggerimenti”, e sottolineatura degli evidenti reati amministrativi. E da allora non se n’è saputo più niente. Nonostante i vari viaggi in procura del senatore per avere ragguagli sul percorso della denuncia, del suo esposto si sono perse le tracce.

La Manzini, che il senatore non cita ma state sicuri che si riferisce a lei al 100%, ogni qualvolta ha incontrato il senatore più che farfugliare non ha fatto. Non sa che dire, è imbarazzata, vorrebbe procedere, ma il procuratore capo glielo impedisce, e così per togliersi questo peso da dosso, ha spedito tutto a Gratteri, con la scusa che nella denuncia di Morra risultano coinvolte ditte in odor di mafia. Della serie: campa cavallo che l’erba cresce.

C’è spazio anche per ricordare agli intervenuti che il nostro sindaco è un prescritto, dice Morra: essere prescritti non significa essere innocenti. Perché gli innocenti veri rinunciano alla prescrizione e affrontano a viso aperto il processo. Ed invita gli altri suoi colleghi a promuovere iniziative simili, tipo Nicola Adamo, Bruno Bossio, Gentile.

Non poteva mancare, nel finale, l’invito a partecipare ad una discussione aperta come quella di ieri sera al procuratore Gratteri. Per continuare il discorso avviato da Davigo e Colombo.

Forse Morra in vista delle elezioni ha capito che doveva cambiare registro e l’ha fatto. Anche se rimane qualche perplessità, devo dire che ieri ho visto il “Morra che non t’aspetti”.

GdD