Cosenza, debiti di Occhiuto: Comune contumace. Il dirigente De Rose dica perché

Giovanni De Rose

In tanti ricorderanno la serrata diatriba tra noi ed Occhiuto in merito ai suoi debiti durante le ultime amministrative che lo videro vincitore con quasi 24.000 voti.

Ricordo che personaggi come la Santelli, e tutta la schiera di mantenuti dal sindaco, in veste di Azzeccagarbugli si adoperarono per settimane, e con ogni “mezzo necessario”, a dire che la storia dei debiti del sindaco, pagati dal Comune, era la solita nostra invenzione.

Oggi invece sappiamo che d’inventato non c’era proprio niente e che Occhiuto si era ingegnato per mettere a segno la truffa perfetta.

Occhiuto, come abbiamo sempre scritto, è un imprenditore fallito sotto tutti i punti di vista, specie quello professionale: 15 società a lui appartenute, tutte fallite. Ma a Cosenza, a differenza del resto del mondo, tutti i suoi fallimenti sono considerati un successo. Più vrusci a genti e più sei considerato, a Cosenza, un bravo imprenditore. Tra fallimenti e vrusci, in tutta la sua carriera da traffichino, Occhiuto ha accumulato oltre 20 milioni di debiti. Lo abbiamo scritto un miliardo di volte: se non avesse fatto il sindaco sarebbe finito per strada. Infatti la sua prima consiliatura fu sponsorizzata proprio da tutti i suoi creditori che vedevano nella sua elezione l’unica possibilità di recuperare le spettanze dovute. E giù con cottimi fiduciari e somme urgenze per apparare i debiti.

Ma questo per i cosentini non significa niente. Che apprezzano i ‘mbrugliuni, i traffichini, e i furbi maligni. Se sai fregare la gente a Cosenza puoi aspirare a fare una brillante carriera. Ed Occhiuto è l’esempio vivente di questo modo di pensare dei cosentini.

Proviamo a spiegare con parole semplici e senza tecnicismi cosa realmente è successo: Equitalia, quasi 5 anni fa, aveva inviato una cartella di quasi un milione e 700mila euro ad Occhiuto per debiti non pagati: u machinuni, a piscina, debiti con le banche, e spridi vari, chiedendo al Comune di Cosenza in qualità di “datore di lavoro” di Occhiuto, di “pignorare” l’indennità di funzione sindaco pari a quasi 80mila euro all’anno, a fronte della cartella. Il Comune di Cosenza rispose che l’indennità di sindaco non era pignorabile, ed Equitalia, come sempre fa, si rivolse al tribunale, non prima però di aver chiesto al Comune di Cosenza di congelare le somme dovute al sindaco, in attesa del giudizio.

Così inizia il processo dove Equitalia chiede il pignoramento “forzato” dell’indennità del sindaco. Occhiuto ovviamente si dà alla latitanza, non presenziando in udienza, così come il Comune di Cosenza. C’è da dire che Occhiuto si presenta in tribunale solo quando ci sono le nostre udienze, dove lui è il querelante. Non manca mai. Quando invece è imputato ogni scusa è buona per non presenziare in udienza.

Durante il processo esecutivo il giudice incappa nel quesito: l’indennità è pignorabile o no? E non potendo sciogliere questo nodo sospende il processo, in attesa della sentenza di un “altro processo” promosso sempre da Equitalia, dove si chiede ad un altro giudice di pronunciarsi sulla pignorabilità o meno dell’indennità di funzione del sindaco, e sull’obbligo del terzo pagatore, per poter poi procedere nel “processo esecutivo”. Passano i mesi e finalmente arriva la sentenza che abbiamo pubblicato ieri, dove il giudice dice che l’indennità di funzione è pignorabile e che se il Comune di Cosenza non ha provveduto a congelare le somme richieste, toccherà a lui pagare, anche perché non si è mai presentato in giudizio per esporre le proprie ragioni.

Occhiuto sapeva bene che se il Comune si fosse presentato in udienza avrebbe dovuto dire che gli 80mila euro all’anno, invece di “accantonarli” in attesa del giudizio del giudice, aveva continuato a versarli regolarmente nelle tasche del sindaco. E inoltre sapeva bene che non presentandosi in udienza, per il Comune di Cosenza sarebbe “scattata” la “regola” del terzo pagatore.

Ora, la sentenza che scioglie nel merito i quesiti sulla pignorabilità dell’indennità e sugli obblighi del terzo pagatore è arrivata sul tavolo del giudice, e il processo esecutivo può ripartire. Il “giudice esecutivo” non potrà far altro che prendere visione della decisione espressa da un altro giudice nel merito del quesito, e condannare il Comune di Cosenza a risarcire Equitalia. E nessuno, anche il sindaco che verrà dopo di lui, potrà contestare niente ad Occhiuto, perché potrà sempre dire, in qualsiasi aula di tribunale a ragione, che la “colpa” è del Comune che non si è presentato alle udienze per far valere le sue ragioni. La truffa perfetta.

Ma per mettere in piedi questa truffa ha avuto bisogno di qualcuno che lo coprisse all’ufficio legale del Comune. Così, com’è costume di Occhiuto, ha nominato il suo fido Giovanni De Rose anche dirigente dell’ufficio legale del Comune.  E tutti sapete che Giovanni De Rose è tra i più fedeli uomini di Occhiuto.

La domanda è una sola: come mai il dirigente Giovanni De Rose non ha inteso difendere gli interessi dei cittadini nelle udienze relative all’obbligo del terzo pagatore? Come mai il Comune è contumace?

State certi che nessuno mai risponderà a questa domanda. E se non avete capito neanche adesso di essere stati truffati, allora vuol dire che per questa città non c’è nessuna speranza.