Cosenza e Battiato. Il Cavaliere dell’Intelletto al Teatro Rendano, 1994

Il legame tra Franco Battiato e la Città di Cosenza, oltre al celeberrimo concerto di Capodanno 2000 e al Telesio del 2011, ha avuto ancora un’altra opera, che in molti ancora ricordano: Il Cavaliere dell’Intelletto, presentata al Teatro Rendano nel 1994.

Franco Battiato – Il Cavaliere dell’Intelletto
Franco Battiato pubblica presso la Casa Musicale Sonzogno la sua terza opera, Il Cavaliere dell’Intelletto, composta su libretto di Manlio Sgalambro in occasione dell’ottavo centenario della nascita dell’Imperatore Federico II di Svevia, e rappresentata in prima assoluta nella Cattedrale di Palermo nel 1994. In seguito l’opera è stata messa in scena al Teatro Pergolesi di Jesi, al Teatro Rendano di Cosenza, al Teatro Comunale di Carpi, al Teatro Municipale di Piacenza, al Teatro Regio di Parma e alla Corte Malatestiana di Fano. Poi purtroppo non è più stata rappresentata, nè incisa.

“Abbiamo pensato a una stagione lirica, la trentasettesima nella storia del nostro teatro, pur contenuta nelle rappresentazioni per la scarsa disponibilità di mezzi finanziari, in funzione didascalico-educativa” aveva spiegato Gilda De Caro, la preside che il sindaco Giacomo Mancini aveva scelto come assessore alla Cultura e al Teatro già l’anno prima in occasione della sua vittoria alle elezioni amministrative contro tutto il sistema partitocratico.

Il 27 ottobre 1994 sarebbe stato lo stesso Franco Battiato a presentare la sua “opera non opera”, Il Cavaliere dell’ intelletto, già rappresentata in anteprima a Palermo, commissionata all’ autore dalla Regione Sicilia e dedicata a Federico II di Svevia, l’ imperatore moderno a cui anche Cosenza deve molto, nell’ ottavo centenario della nascita.

Il Cavaliere dell’Intelletto” è probabilmente il più famoso lavoro di Franco Battiato rimasto inedito.

Commissionata dalla Regione Sicilia in occasione dell’ottavo centenario della nascita di Federico II di Svevia l’opera, la terza di Battiato, è raccontata e descritta in maniera molto accurata da Annino La Posta nel suo libro “Franco Battiato – Soprattutto il silenzio” (Giunti, 2010).
Scrive La Posta, in relazione alla prima rappresentazione:
«Il Cavaliere dell’Intelletto» è un’opera in due atti, interpretata da quattro attori: Alessandro Vantini, che impersona Federico II, e Tania Rocchetta, che ha il doppio ruolo di Costanza D’Aragona e di Isabella di Brienne (le due mogli di Federico II), mentre nella parte di Michele Scoto (filosofo occidentale) c’è Giancarlo Ilari e in quella di Ibn Sab’yn (filosofo orientale) Toni Servillo. I solisti sono, oltre allo stesso Battiato, il soprano Cristina Barbieri e il basso Stefano Rinaldi. Li accompagnano il coro diretto da Filippo Maria Bressan e l’Orchestra Sinfonica di Palermo diretta dal maestro Marco Boni. Le coreografie sono curate da Raffaella Rossellini, che si esibisce anche come ballerina insieme a Luis Emilio Bruni e a Lino Privitera“.
La Posta aggiunge anche che: “Lo sviluppo è sempre antinarrativo e presentato per quadri successivi, sottolineati da suoni elettronici che si sposano con l’orchestrazione classica“.

copertina dello spartito de “Il Cavaliere dell’Intelletto”

Rispetto alle opere precedenti è più marcato l’utilizzo della parola recitata. In proposito lo stesso Battiato dichiara, riferendosi al libretto, scritto da Manlio Sgalambro: “Il suo testo l’ho lasciato come teatro puro e sono intervenuto con la musica solo nei momenti in cui poteva alleviare le pene della parola. Quella parola pura mi ha fatto venire in mente che in effetti stavamo entrando in un nuovo genere di proposta teatrale […] L’opera ha un bilanciamento bellissimo tra le parti musicali che alleviano la parola e l’assoluto rigore di questa parola“.

Francesco Giambrone de “Il giornale della musica” Battiato dichiara: “Ci sono recitativi puri, recitativi con sotto musica d’accompagnamento (a mio parere le parti più interessanti) e poi vere e proprie arie liriche che Sgalambro ha scritto con una classe poetica eccezionale“.

manifesto per la prima de "Il Cavaliere dell'Intelletto"
manifesto per la prima de “Il Cavaliere dell’Intelletto”

La prima dell’opera si è svolta nella Cattedrale di Palermo il 20 e 21 settembre 1994.
Su “La Stampa“, il 21 settembre 1994, Liliana Madeo scrive: “In un dosaggio molto elaborato e ambizioso di musiche, arie cantate, balletti, recitativi da teatro tradizionale, cori, canti gregoriani, silenzi, nenie arabe. Un intreccio di linguaggi sempre godibile, spesso felice. Alla parola Franco Battiato ha consegnato uno spazio privilegiato. Ma è stato lui, poi, a intrecciare i fili dello spettacolo nel segno della sua sapienza musicale, complessa e eterogenea. Ecco quindi i quesiti su filosofia e potere, e il brusìo delle vie di Palermo. Ecco gli interrogativi sulla natura della verità, e le danze che riportano l’eco di guerre lontane o il sapore dei fasti da sultano che rallegrano la corte. La musica impasta l’Oriente e l’Occidente sul cui crinale Federico percorre strade inesplorate e impervie, e ecco Isabella di Brienne – la seconda moglie, morta nel 1228 – che canta l’addio alla sua patria, nella nostalgia di un bene perduto e nell’amore per il potente sposo. Un canto sufi anticipa la morte del mistico arabo che si suicida «per rientrare al più presto nel seno di Dio». E la musica avvolge la parola, stempera le durezze del dialogo, dà maestà e sacralità alla tenerezza di Costanza d’Aragona, sposata quando il futuro imperatore era appena quattordicenne.”

Su “Il Corriere della sera“, il 21 settembre 1994, Mario Luzzatto Fegiz scrive: “La musica e’ tenuta a livelli bassi amalgamandosi con i dialoghi, la narrazione, combinando elementi antichi e moderni. Qua e la’ le impennate del Battiato sperimentatore di «Ethica Von Etika», come in quel miscuglio di voci che incrociano frammenti di ebraico, arabo, greco e tedesco, tra un latrato di cane e un gracchiare di cornacchia a rappresentazione di una via di Palermo e del crogiolo di culture che Federico II cerco’ di unire. Un’ opera sacra di respiro, piu’ ricca di intuizioni musicali e poetiche delle precedenti di Battiato“.

Gino Castaldo su “La Repubblica“, il 22 settembre 1994, scrive: “Che Battiato del resto stia procedendo più verso un lavoro di sottrazione che di accumulo, è piuttosto evidente. La musica di questo «Cavaliere dell’ intelletto» è un distillato lieve, una quintessenza spirituale il cui obiettivo finale sembra essere il silenzio, o meglio la risonanza del vuoto, la sospensione temporale. A differenza di altri compositori contemporanei, Battiato non adopera metalinguaggi, non si riferisce cioè al linguaggio stesso, ma punta decisamente altrove, cercando di cogliere la corrispondenza tra il suono e una zona interiore che vive tra emozione e spiritualità, il che ovviamente è motivo d’ imbarazzo in ambiente accademico, ma che produce forti suggestioni, molto vicine alla semplicità terminale, quella a cui si arriva appunto dopo un lungo lavoro di sottrazione. […] La musica vive di un perfetto equilibrio, forse mai raggiunto prima da Battiato, tra la ispirazione extraoccidentale e il canto lirico. Non si avverte alcuna contraddizione tra le due strade, come se davvero la figura di Federico II avesse funzionato da elemento catalizzatore, rendendo naturale quello che naturale non è, almeno allo stato attuale delle cose. Le stesse contaminazioni tra i suoni acustici dell’ orchestra, quelli elettronici delle tastiere, i campionamenti, e perfino i rumori, appaiono straordinariamente riuscite, senza asprezze di alcun genere. Un’opera da riascoltare con attenzione“.

il libretto de “Il Cavaliere dell’Intelletto”

Singolarmente quest’opera, discograficamente mai pubblicata, risulta essere l’unica, tra quelle scritte da Battiato, ad avere avuto numerose repliche in svariate città (sicuramente nel teatro Pergolesi di Jesi, dal 7 al 9 ottobre 1994, nel teatro Rendano di Cosenza il 27 ottobre del 1994, il 20 e 21 gennaio 1996 nel teatro Municipale di Piacenza, nella Corte Malatestiana di Fano l’8 e il 9 agosto 1996, nel teatro Regio di Parma nell’aprile 1996,  nel teatro Vittorio Emanuele di Messina il 23 aprile 1996, nel teatro Comunale di Modena e nel teatro Comunale di Carpi nel 1996).