Cosenza, Fiera di San Giuseppe. Ma perché facciamo di tutto per allontanarci da ciò che siamo?

di Piero Dramisino

“Tra l’ America e Milano c’è Cosenza”… Ma la vera dignità non sarebbe accettare che siamo e resteremo una piccola città di provincia del meridione, inteso non come accezione negativa ma il suo contrario? Luoghi dove far sopravvivere scampoli di tradizioni a dispetto dell’appiattimento omologante che ci vuole repliche, imitazioni livide di costumi lontani la cui funzione è degradarti in qualcosa di fluido (su termine è omologante…). Difficile interrompere questo processo di “appiattimento”, perciò mantenere le tradizioni sono aspetti della cultura tramandati che rappresentando punti di continuità con il nostro passato che rinsalda una comunità.

“‘A fera” è diversa dal mercato rionale del giovedì mattina! È identitaria, legata al suo luogo. Tuttavia nel passaggio da una generazione all’altra, per il fatto di aver incorporato aspetti esterni, per essere divenute meticce, cioé ibride, queste tradizioni via via diventano meno autentiche e ricche di significati. Ora gli antropologi culturali ritengono che le tradizioni non vanno intese in modo rigido, ma costumi impermeabili al mondo esterno, ma vanno comunque tutelate da quei fenomeni di globalizzazione che indeboliscono purché rafforzare, non lasciate allo sbaraglio. Ecco che persone capaci, consapevoli del proprio valore non devono e non possono concorrere ad accelerare quei processi di estinzione, ma al contrario hanno l’obbligo di rafforzare la crescita e il consolidamento identitario in seno ai tempi che fisiologicamente mutano, altrimenti come cacchio lo recuperi il nostro centro storico se tu per prima ipocritamente fuggi e fai di tutto per allontanarti da ciò che sei?