Cosenza, fondi ex Gescal: qualcuno se la sente di dire la verità?

Ogniqualvolta è stato chiesto al sindaco Occhiuto il perché della costruzione di un’opera, piuttosto che un’altra, magari più utile per la città, ha sempre risposto in questo modo: questi fondi sono destinati per quest’opera, e non si possono “stornare”.

Quando la gente gli diceva che sarebbe stato più opportuno, ad esempio, spendere nel centro storico, piuttosto che a piazza Fera, il sindaco rispondeva: non è possibile “dirottare” questi fondi nel centro storico perché sono soldi destinati a “grandi opere”. Come se intervenire nel centro storico non fosse una “grande opera”. Legioni di fake sui social si sono affannati per mesi a dire questo. Salvo poi scoprire che se un “politico” vuole, può fare tutto. Dipende dalla convenienza.

Oggi scopriamo che dirottare, stornare, distogliere i fondi destinati alla costruzione di case popolari, destinandoli ad altre spese, magari alla costruzione di un ponte griffato per far salire il valore dei terreni circostanti, si può. Questo è consentito. Qui la legge di Occhiuto non vale. Decenni di sacrifici dei lavoratori per riempire le casse, finiti per accontentare l’ego smisurato del sindaco. Milioni e milioni di euro trasferiti da una “voce” all’altra, senza che nessuno se ne sia accorto. Com’è possibile costruire un ponte che nulla ha a che fare con gli alloggi popolari senza che nessuno abbia mai segnalato tale anomalia: dirigenti, politici, funzionari, impiegati.

Possibile che Occhiuto nel produrre tutta la documentazione necessaria per il completamento dell’opera non è mai incappato in qualche carta che spiegava che i soldi per l’opera di Calatrava arrivavano dai fondi ex Gescal? E se si, perché non l’ha mai detto?

E’ chiaro che le responsabilità in questa storia arrivano da “lontano”, e lo abbiamo detto e scritto, ma è anche vero che esiste la responsabilità di chi ha portato avanti l’opera del ponte di Calatrava, consapevole dell’immoralità di questa inutile spesa. E scusate se è poco.

La verità è che tutti sapevano e tutti hanno deciso di tacere. Chi per convenienza, chi per amor di padrone.

Su tutti Evelina Catizone che come si sa è colei che più degli altri conosce la storia di questo ponte. Fu lei che curò tutte le fasi preliminari: dal concorso lanciato nel 2000, fino alla gara del 2005 per appaltare i lavori dell’allora “Ponte Nicola Calipari”, progettato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava. A “guidare” la squadra comunale dell’epoca che si occupò in quel di Zurigo di chiudere gli accordi i tecnici comunali Sandro Adriano, dirigente dell’ufficio del Piano di Palazzo dei Bruzi e Tullio Corbo, capo dell’Ufficio tecnico.

I costi previsti per la realizzazione dell’opera ammontavano all’epoca a 16 miliardi per il solo ponte.

Da allora si sa che nel 2008 l’appalto fu assegnato all’Azienda Cimolai spa che non iniziò mai i lavori per pastoie burocratiche e mancanza di fondi.

Poi arrivò Mario Occhiuto, e da bravo uomo del fare mise subito in moto la macchina amministrativa recuperando le risorse necessarie per completare l’opera.

Allora le domande sono queste: se nel 2005 la Catizone promuove una gara per l’assegnazione dell’appalto, vuol dire che i soldi c’erano. E allora come mai l’Azienda Cimolai spa, non ha mai iniziato i lavori? Che fine hanno fatto i soldi (verosimilmente 16 miliardi di vecchie lire) messi a bando nel 2005?

Nel recuperare le risorse necessarie a terminare l’opera, visto che quelli di prima sono spariti, è Occhiuto di sua spontanea volontà ad indicare dove reperire il denaro, o c’è qualcuno che gli suggerisce dove prenderli? Pensare che gli siano arrivati in forma anonima è impossibile, magari sotto altra dicitura, questo è possibile, ma alla fine da qualche parte da dove sono arrivati questi soldi dovrà pure essere scritto!

E di tutto questo che ne sa Katya Gentile?

Insomma qualcuno se la sente di dire la verità?