Cosenza. Franz, con ‘sta storia di “non ci sono soldi” ora ci stai marciando

Da quando si è insediato, il tormentone del sindaco Franz è questo: “abbiamo trovato una situazione economica e finanziaria disastrosa. Ancora più grave di quel che pensavamo”. Ogni occasione, per Franz, è buona per ripetere questo ritornello, specie quando c’è da investire sulla città e sui servizi ai cittadini. Qualsiasi richiesta provenga dai cittadini la risposta è sempre la stessa: non ci sono soldi. Non ci sono soldi per i trasporti, per la manutenzione della città, per le scuole, per i servizi agli anziani e ai disabili, per i senza tetto e per chi vive l’emergenza abitativa, per il commercio perennemente in crisi, per riparare l’acquedotto, per sistemare i quartieri e le periferie, per garantire i servizi sanitari primari a chi non può permetterseli, per le mense, per gli scuolabus, per eliminare le tante barriere architettoniche, specie lungo i marciapiedi. E oggi dice che non ci sono i soldi per addobbare la città per le festività natalizie. Domani chissà…

La domanda a questo punto, a Franz, è d’obbligo: ma quando ti sei candidato a sindaco non lo sapevi che il Comune era commissariato? Certo che lo sapevi, tant’è che avevi annunciato una operazione verità sui conti pubblici che ancora stiamo aspettando. Ma nonostante ciò, l’impressione è quella che con ‘sta storia di “non ci sono soldi”, ora ci stai marciando. Non è che per caso pensi di ripetere questo ritornello per tutta la consiliatura? Piuttosto di nasconderti dietro a questo, spiega ai cittadini quali misure concrete hai messo in campo per uscire da questa situazione… e non fare come Occhiuto che a questa domanda rispondeva con le “previsioni d’entrata” delle tasse comunali che quasi l’80% dei cosentini non paga. Un dato che si è stabilizzato da tantissimi anni, e che non crescerà certo con questa amministrazione, nonostante le persecuzioni messe in atto da Municipia. Che guarda caso insegue solo i cittadini, e non i tanti privati o società che gestiscono beni comuni, traendone lucro, senza mai versare un solo euro di affitto nelle casse comunali. Vedi ad esempio il Castello, i tanti campetti di calcetto, locali e strutture varie, nessuno paga l’affitto, e la somma che devono al Comune, in totale, si avvicina ai 2 milioni di euro. Perché Franz non ha mai inviato “il recupero credito”, così come fa con i cittadini morosi, anche a questi privati? Con questo denaro avrebbe potuto fare tanto per la città. Ma Franz non ci pensa proprio a disturbare gli amici degli amici che gestiscono i beni pubblici in maniera privata.

Il piano di Franz, a questo punto è più che sgamato: a tutte le esigenze dei cittadini rispondere sempre con il solito “abbiamo trovato un disastro economico e finanziario nelle casse comunali”, e nel mentre vivacchiare alla Perugini muovendo solo quello che serve alla paranza. Un modo per far superare “l’inverno politico” a Madame Fifì e al suo clan, esclusa dal Parlamento. La nicchia di potere di Capu i Liuni che in qualche modo ha bisogno di muovere il minimo indispensabile per mantenere in vita la sua grande e avida famiglia politica. E il comune di Cosenza è diventata la loro roccaforte, e Franz il guardiano dei loro interessi che si consumano sulla “gestione” dei progetti “finanziati dall’Europa”. Di tutto il resto non gliene frega niente. Men che meno dei conti pubblici a rosso fisso che usano come scusa per giustificare, agli occhi dei cittadini, l’immobilismo della città. “Vorrei fare tanto per risolvere i problemi dei cittadini, ma non posso, non ho le risorse per farlo”, dice Franz alla città. Mente sapendo di mentire, conosceva benissimo la situazione economica del Comune che ha usato in campagna elettorale, promettendo trasparenza e verità, per farsi eleggere e che oggi usa, invece, per giustificare la stato di abbandono sociale, economico e culturale della città. Non ci resta che pregare, perché solo un miracolo può salvarci da questa situazione che ogni giorno si aggrava sempre più, e non possiamo manco far dire una messa perchè come si sa, senza sordi un si cantanu missi.