Cosenza, grosso guaio all’Asp. 5 dirigenti denunciano la coppia (di fatto) Zuccatelli-Di Vivo e accusano anche Longo. Esposto alle procure

Dalla fine di luglio nei peggiori bar di Caracas (pardon, di Cosenza) gira una denuncia pesantissima sull’Asp di Cosenza. Cinque direttori di struttura complessa

Il Servizio RPCT ASP CS – Francesco Laviola

UOC Gestione Risorse Umane ASP CS – Fra’ Remiglio Magnelli

UOC Servizi Finanziari ASP CS – Aurora De Ciancio

UOC Sistemi Informativi ASP CS – Virginia Stefano

UOC Affari Generali ASP CS – Erminia Pellegrini

con l’ausilio del sindacato Fedir hanno deciso di denunciare una delle tante malefatte all’Asp più corrotta d’Italia ovvero quella di Cosenza dove il malaffare regna sovrano.

La denuncia, tuttavia, non trova spazio sui media di regime, che vuoi per un motivo vuoi per un altro, non possono scaraventare nell’inferno i protagonisti di questa storia e men che meno turbare la quiete di personaggi come, per esempio, il commissario della sanità calabrese Guido Longo, che a un certo punto della storia diventa anche (involontariamente?) protagonista. E dare fastidio a Longo significa dare fastidio anche al procuratore Gratteri. E che ve lo dico a fare?

La denuncia è indirizzata alla Procura della Repubblica di Cosenza, meglio conosciuta come porto delle nebbie; alla Procura della Repubblica di Catanzaro; alla Corte dei Conti Sezione Calabria Procura Regionale; al Ministero della Salute; al Presidente della Giunta Regionale; al Consiglio Regionale Calabria; al Commissario Straordinario ASP CS; al Dipartimento Tutela della Salute Regione Calabria; al Commissario ad Acta Piano di Rientro Regione Calabria. 

Nonostante questo, magari complici anche le ferie d’agosto, ‘sta benedetta denuncia è rimasta nei giri di whatsapp e viene scansata da tutti perché “bollente”. Neanche i lecchini del Gattopardo sono riusciti a farla passare attraverso i propri canali e perciò alla fine si sono guardati in faccia e si sono detti: ma diamola a Iacchite’… E noi siamo qui a darvene conto, ma facendo attenzione a come presentarla e avvisandovi in via preliminare che nulla è come appare.

Soprattutto se tra i sottoscrittori c’è Fra’ Remigio Magnelli, grande burattinaio della sanità corrotta a Cosenza, recentemente interdetto persino dal porto delle nebbie di Cosenza e completamente al servizio di gente come Gennaro Sosto e Gianfranco Scarpelli, che hanno ottenuto gli stessi incarichi e senza averne i requisiti della signora verso la quale oggi gridano allo scandalo.

Tutto parte da un concorso bandito dal mitico Giuseppe Zuccatelli da Cesena (quello che la mascherina non serve a un c…), ex commissario straordinario conosciuto anche e soprattutto per la sua altrettanto leggendaria metafora sul bacio covid (con o senza lingua).

Zuccatelli prevedeva con delibera commissariale numero 276 del 10/3/2020 un avviso di selezione pubblica per soli titoli per il conferimento di un incarico quinquennale, rinnovabile, di dirigente amministrativo con incarico professionale ai sensi dell’articolo 15 septies comma 2  del decreto legislativo 502/92 di esperto in monitoraggio di spesa sanitaria.

Con molta puntualità e dovizia di particolari i cinque dirigenti con l’ausilio del sindacato Fedir descrivono le varie fasi del concorso farsa, mettendo addirittura gli allegati, il tutto confezionato e protocollato presso l’Asp in data 26/7/2021 con numero 00 93529, e non solo, ma investono le varie procure (anche il porto delle nebbie, ma guarda un po’), il ministro della Salute, la Regione nel suo complesso e nientepopodimenoche il commissario ad acta per il piano di rientro Dottor Longo.

Il mitico Zuccatelli, praticamente indice il concorso pilotato e poi senza l’ausilio di altri uffici, come diciamo a Cosenza uno e trino, decide con sua autonomia ed esclusiva competenza di dichiarare vincitrice avendone le qualità la dottoressa Natalia Di Vivo.

A questo punto ci si chiede: ma chi è la signora Di Vivo? L’arcano è presto svelato: proviene da Avellino ed è stata adottata a Roma, dove lavora presso l’AGENAS ed è collega dello stesso Zuccatelli, che era presidente dell’Agenzia. Allora, i direttori si chiedono: come mai una dirigente che vive e lavora a Roma con un incarico di alto profilo, si trasferisce in Calabria per un incarico a tempo determinato meno prestigioso?

Addirittura nella missiva-denuncia si dice che la Di Vivo si sia occupata personalmente di scrivere l’avviso e gestirlo in modo da “calare il pacco” direttamente su di lei. Gli scriventi addirittura sottoscrivono che nessun funzionario dirigente interno abbia posto la propria firma in tutto l’iter del procedimento. Finanche in data 29/7/2020 – come da nota numero 770194 – il famigerato Fra’ Remigio Magnelli, direttore del personale, conosciuto urbi et orbi per le sue malefatte, evidenziava la difformità nella procedura di selezione per l’incarico, che nel caso della Di Vivo risultava disattesa e trasgredita la procedura. “E che cercate di più?”… Se lo sottoscrive anche Fra’ Remigio a quanto dire!

“… In realtà l’avviso pubblico – scrivono i dirigenti medici nella denuncia – ha rappresentato solo una patetica farsa e messa in scena. Infatti la Di Vivo accompagnava Zuccatelli ancor prima di pubblicare l’Avviso, anzi pare che addirittura si sia occupata personalmente di scrivere l’avviso, “Costruito su misura” al fine di dare una parvenza di legittimità alla procedura, ritagliato ad hoc sul profilo della candidata già prescelta, ed abbia gestito anche le fasi successive della selezione, fino alla redazione materiale della delibera, considerato che nessun dirigente o funzionario interno ha apposta la propria firma…”.

Da quanto viene denunciato nella missiva la bella dottoressa si accompagnava col dottore Zuccatelli in viaggi di piacere, cene notturne, utilizzando i mezzi e gli autisti dell’Asp, costretti a turni estenuanti e pernottamenti non previsti, “ci hanno perso il sonno“ recandosi spesso e non solo in quel di San Lucido…

“… L’atteggiamento da parte della coppia Zuccatelli-Di Vivo – si legge testualmente -, denotava, inoltre, non solo arroganza e totale disapplicazione delle leggi e regolamenti, ma risultava anche indisponente tenuto conto dell’enorme spazio che il Commissario aveva riservato alla sua protetta, la quale non solo non si occupava dei compiti che le erano stati attribuiti in forza dell’incarico conferitole, ma interferiva in tutte le procedure in capo agli altri dirigenti, violando tutte le regole di comportamento sotto il profilo istituzionale…

Un profilo di sicura rilevanza penale è riconducibile, ancora, nell’uso irregolare, smodato ed illegittimo dell’Auto Aziendale. L’autista di turno veniva molte volte costretto ad accompagnare la coppia presso abitazioni private per cene che si protraevano anche fino a tarda notte. In particolare il signor Francesco Nicoletti, uno degli autisti dell’ASP di CS, riferisce di frequenti viaggi estivi nella città di San Lucido, sulla costa tirrenica cosentina… Riferisce ancora il Nicoletti di aver consegnato l’auto in più occasioni alla coppia e di averla ripresa con svariate migliaia di chilometri in più. Presumibilmente per viaggi effettuati oltre regione…”.

La bella avellinese di adozione romana, non solo si è accaparrata un posto di dirigente amministrativo all’Asp di Cosenza dichiarando di essere dipendente dell’AGENAS, avete capito bene presso l’ufficio del Dottor Longo in persona…ma oggi addirittura risulta essere comandata presso la struttura commissariale del Dottor Longo. Sin dal 29/1/2021 la dottoressa Di Vivo con disposizione del commissario straordinario La Regina prot 13594 è stata autorizzata al comando presso la struttura del commissario ad acta della regione Calabria Dottor Longo, in seguito a richiesta della stessa AGENAS del 27/1/2021 protocollo 563/2021.

Speriamo che si trovi bene in compagnia del Dottor Longo, sembrerebbe di sì, da alcune voci di corridoio che la vedono assidua frequentatrice dell’ufficio del commissario considerato il notevole lavoro di cui è investita la struttura. Sorge però un problema legittimo: ma adesso chi si occupa all’Asp di Cosenza di monitorare la spesa sanitaria ? La Di Vivo è andata via…

Pare che il commissario La Regina abbia chiesto il rimborso all’Agenas per effetto del trasferimento della stessa presso il commissario ad acta Longo, degli emolumenti erogati alla Di Vivo, forse è danno erariale?

Da ricordare inoltre che il buon Dottor Francesco Laviola, responsabile della prevenzione e di corruzione e della trasparenza dell’ASP di Cosenza, tra i firmatari della denuncia, poneva la questione dell’incarico della Di Vivo rilevando una serie di criticità e chiedendo formalmente l’immediata revoca dell’incarico, contestava in particolare la delibera 276 del 2020 e quella 23148 del 2020 in questo in quanto prive di visto di legittimità contabile priva dell’obbligatorio impegno di spesa, e la delibera 368 in quanto inaccettabili, contraddittorie e false e in palese violazione. A tutt’oggi sembra che nessuno ha fatto niente…

Ed è proprio qui che casca l’asino o meglio che viene fuori il marcio – ed è anche tanto – dei soggetti che firmano la denuncia, che non sono certo esempi di limpidezza e correttezza. Dal famigerato Fra’ Remigio al colletto bianco Laviola passando per le mezze figure della Stefano o della De Ciancio o della Pellegrini, che firmano tutto ciò che le viene ordinato. Eh sì, perché i magnifici cinque non perdono l’occasione per rivelarci non solo il profilo che avrebbe dovuto vincere il concorso ma proprio il nome e il cognome.

“… Scorrendo i curricula dei candidati – si legge nella denuncia – si osserva, invece, che vi erano alcuni profili interessanti che avevano partecipato alla selezione. In particolare si osserva quello del Dott. Marcello Lento, con grande esperienza nella gestione dei flussi documentali, sulle procedure di accreditamento, nella liquidazione e controllo della spesa sanitaria per le strutture private, eccetera…”.

Ed è appena il caso di ricordare che il dottore Lento fa parte di una famiglia – i suoi fratelli sono un poliziotto chiacchieratissimo di contiguità col clan Mancuso ai tempi di Spagnuolo procuratore a Vibo e il presidente del Tribunale di Castrovillari – che è molto legata per una serie di motivi spesso inconfessabili a procuratore capo di Cosenza (https://www.iacchite.blog/magistrati-massoni-e-clan-mancuso-la-cricca-del-gattopardo-a-vibo-e-la-famiglia-lento/).

E c’è da giurare che a questo punto, visto e considerato che finalmente qualcuno si è deciso a rendere pubblica la denuncia, il Gattopardo qualcosa farà. Ovviamente per “piazzare” il suo amico e magari anche “fratello”.

Prima di chiudere, tuttavia, rimettiamo l’accento sullo stato delle cose. er una migliore comprensione dei fatti, citiamo testualmente l’ultimo passaggio della denuncia, che coinvolge direttamente il commissario Longo.

“… Da ultimo, ma certamente non in ordine di importanza, occorre riferire che la D.ssa Di Vivo pur risultando contrattualizzata con l’ASP di CS per un periodo di 5 anni, in qualità di dirigente amministrativo per il “Monitoraggio della Spesa sanitaria”, da alcuni mesi, non è chiaro a quale titolo e con quale autorizzazione da parte dell’ASP di CS, si è trasferita presso l’Ufficio del Commissario ad Acta a Catanzaro. A tal punto è necessario porsi almeno la domanda se sono cessate le esigenze di continuare a “Monitorare la Spesa” presso l’ASP di CS, ovvero se l’incarico affidatole non fosse altro che un semplice artificio, pretesto e modalità truffaldina per assicurarle un posto di lavoro, peraltro con qualifica dirigenziale e lautamente pagato. In entrambi i casi appare assolutamente necessario procedere all’immediata revoca dell’incarico, al fine di impedire il perpetuarsi di situazioni di palese illegittimità e danni erariali in capo all’ASP CS.

“… Il trasferimento della D.ssa Di Vivo presso l’Ufficio del Commissario ad Acta a Catanzaro, ancorchè non autorizzato dall’attuale commissario dell’ASP di CS, è palesemente abusivo ed illegittimo, in quanto la stessa ha un contratto di lavoro a tempo determinato per assolvere a “Strategiche” funzioni di “Monitoraggio della Spesa”. Pertanto o rientra nei ranghi dell’ASP CS per adempiere alle funzioni assegnate, atteso che è stata posta in essere una procedura straordinaria (ancorché illegittima) per assumerla, oppure deve essere dichiarata decaduta dall’incarico assegnatole”. L’ennesimo scandalo all’Asp di Cosenza è servito.