Cosenza, i cantieri del cazzaro: quando i cartelli (e non solo) si fanno beffa della legge

Cosenza e i suoi cantieri: quando i cartelli, e non solo, si fanno beffa della legge

Non solo disagi in città derivanti dai tanti lavori, molti dei quali inutili e discutibili, che l’attuale amministrazione comunale “ha messo in cantiere” ultimamente, ma anche irregolarità nella conduzione degli stessi e spesso ritardi dovuti a mancate autorizzazioni e carenza dei fondi.

Emblematico è il caso dei lavori in piazza Campanella, su cui sorge la chiesa di San Domenico, intrapresi circa un anno e mezzo fa e bloccati, paradossalmente, quasi in contemporanea all’avvio del cantiere. Solo molti mesi dopo, i bene informati hanno fatto sapere che i lavori subirono la sospensione perché il progetto non andava bene per la Soprintendenza e anche perché i lavori erano iniziati con un budget di soli 10.000 euro, cifra risibile. Dall’inizio dei lavori, però, era stata notata, in prossimità dell’accesso al cantiere, l’assenza del “cartello di cantiere”, assolutamente necessario visto che riporta i dati sui lavori da eseguire e le relative autorizzazioni a norma del D.P.R. 380/2001, art. 27, comma 4, che obbliga di esporlo a pena di sanzioni.

Il cartello deve indicare il tipo di opere da realizzare; l’importo delle opere da realizzare; le modalità di realizzazione, gli estremi dell’autorizzazione o permesso di costruire comunale riguardante le opere da eseguire, la stazione appaltante; l’impresa o le imprese esecutrici; le eventuali imprese subappaltatrici; il nome del progettista architettonico; il nome del progettista delle strutture il nome del progettista degli impianti; il nome del direttore dei lavori; il nome degli eventuali direttori operativi o ispettori di cantiere; il nome del coordinatore per la progettazione in materia di sicurezza; il nome del coordinatore per l’esecuzione dei lavori – in materia di sicurezza; il nome del direttore di cantiere; i responsabili delle imprese subappaltatrici.

Tra le finalità cui assolve l’obbligo di esposizione del cartello di cantiere vi è anche quella di indicare i soggetti responsabili nel caso si verifichino danni che coinvolgono soggetti terzi durante lo svolgimento delle attività di cantiere. La Corte di Cassazione, con la sentenza 13963/2016, si è nuovamente pronunciata sull’obbligo di esposizione del cosiddetto “cartello di cantiere”, precisando che è reato non esporlo anche nel caso di sospensione dei lavori. A San Domenico il cartello non c’è mai stato, ma da qualche tempo ne è apparso uno, come potete vedere in foto, che è sicuramente opera di qualche buontempone. Un caso isolato? Forse no, infatti anche sulla recinzione del cantiere di via Roma, davanti alle scuole per intenderci, ne campeggia un altro molto irregolare perché non contiene tutte le indicazioni richieste in questi casi (foto di copertina). Ridicolo, inoltre, l’importo dei lavori quantizzati in soli 4369, 65 euro!

E questo non è opera di buontemponi. Sappiamo bene che con questa cifra non si potrà mai realizzare la piazza tanto voluta dal sindaco cazzaro, soprattutto perché per lavori simili gli importi previsti dai cartelli di cantiere non solo riportavano cifre sproporzionate per compierli, quanto dette cifre sono state modificate, aumentandole, in corso d’opera. È il caso dei lavori realizzati sull’ultimo (finora) tratto di corso Mazzini pedonalizzato, infatti, sul cartello, ad un certo punto, è stato annerito l’importo originario per aggiornarlo con uno diverso. Quando si dice voler rispettare le regole e tendere al risparmio per il bene dei cittadini… Non c’è che dire: siamo diventati una città cazzara: in tutti i sensi!