Cosenza, i falsi precari Asp e i clienti di Guccione, Adamo e Gentile

Guccione

All’inizio c’era soltanto una lettera e mancavano ancora numeri ed elenchi che potessero definire meglio i contorni delle assunzioni pre-elettorali dell’autunno 2014 disposte dall’Asp di Cosenza in evidente concomitanza con le Regionali del 23 novembre 2014. Questi lavoratori (molti dei quali precari non sono) erano stati raggiunti dall’invito dell’Asp a prendere servizio, prima per un periodo di formazione, poi per essere spediti in ufficio.

Probabilmente non era stata trovata una quadra perfetta e così qualche voce è iniziata a venire fuori da parte del sindacato.

Angelo Sposato, segretario della Cgil del Pollino, firma un esposto alla procura di Castrovillari e punta soprattutto su una questione: “Non ci interessa la caccia ai lavoratori, vogliamo soltanto capire se le procedure siano state corrette”. Conosceva benissimo in realtà i registi di quell’operazione ma almeno si è pulito la coscienza.

Questi lavoratori – spiegava la lettera spedita loro dall’Asp – “possono essere utilizzati in lavori socialmente utili e di pubblica utilità presso l’Azienda sanitaria”. Le firme in calce sono di due dirigenti di stretta osservanza cinghialesca (Tonino, ramo sanità): Antonio Perri e Gianfranco Scarpelli.

Grazie all’intervento legislativo di Fausto Orsomarso viene definito il bacino dal quale poter prendere i lavoratori. Ma all’Asp, a parte Perri e Scarpelli, nessuno sa di queste assunzioni e finanche il capo del personale, il celeberrimo Remigio Magnelli (il dirigente che truccava i concorsi…), non ne sa nulla. O almeno gli viene ordinato di dire così.

Il 4 dicembre 2014 il quotidiano “La Provincia” pubblica l’elenco dei 133 lavoratori disposto dalla Regione sulla base del quale l’Asp di Cosenza ha mandato le lettere e previsto le assunzioni per un periodo di due anni. La pratica è dell’assessorato al Lavoro, Dipartimento 10.

Non posso e non voglio rivelare la fonte che mi ha passato questo elenco ma lo scandalo che ne è scaturito è stato di grosse dimensioni.

I 133 lavoratori sono tutti “clientes et parentes” di molti politici cosentini che devono far quadrare i conti in vista delle elezioni. Sono loro che hanno lavorato alla stesura dell’elenco. La circostanza ricorda un po’ le assunzioni che si facevano a “Why Not”, l’ormai mitico carrozzone che dava posti a tutti i raccomandati di tutto l’arco politico calabrese.

La lista lancia lo scandalo stile Parentopoli, un classico delle campagne elettorali. Centotrentatré nomi, presumibilmente stilati con il “manuale Cencelli” della politica cosentina. Trentanove venivano da Cetraro, un crocevia obbligato per la sanità.

Tanti anche i cosentini, con prevalenza di clienti “adamitici”, nel senso che si tratta di stretti clienti della famiglia Adamo, in combutta con un sindacalista della CGIL (poi cacciato) di Cetraro, tale Franco Mazza, vecchio amico di Pierino Citrigno. Voi potrete obiettare che Nicola non era candidato al Consiglio ma all’epoca i rapporti con Carlo Guccione, che invece non solo era in lizza ma è risultato il più votato, erano stati recuperati dopo un lungo periodo di “grande freddo”.

Nell’elenco figurano anche i parenti stretti di Giancarlo D’Agni, scomparso recentemente, acclarata testa di legno di Nicola Adamo nelle vicende legate all’eolico, di Raffaele Zuccarelli, fedelissimo di lungo corso e di Giulio Grandinetti, uomo ombra di Adamo per lunghi anni prima della sua prematura scomparsa. 

Ma se i D’Agni (addirittura due), Zuccarelli e Grandinetti sono certamente riconducibili a Nicola Adamo (anche se finiscono inevitabilmente in quota Guccione), Carletto si rifà con gli interessi nella zona di Rossano, inserendo nell’elenco il figlio e la nipote del consigliere comunale rossanese Teodoro Calabrò, allora grande sostenitore di Guccione in campagna elettorale (adesso si dice che porterà Guglielmelli, ma magari salomonicamente farà a metà…). Si tratta di Guerino Calabrò e Roberta D’Oppido. In seguito, Calabrò viene addirittura chiamato da Palla Palla, che trova pure un lavoro alla nuora del soggetto in questione… Cose da pazzi!
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Anche i fratelli Gentile (Cinghiale e compa’ Pinuzzu) vengono presi con le mani nella marmellata ma si affrettano subito a scaricare ogni colpa sul “cameriere” Scarpelli attaccandolo in maniera imbarazzante. Oddio, Scarpelli l’ha fatta proprio grossa inserendo in elenco addirittura la compagna del figlio, la signora Laura Rizzuti. Ma Antonio Gagliardi e Gaetano Fabiano sono certamente clienti di Tonino Gentile alias Cinghiale.

Tra gli altri politici che piazzano parenti c’è anche Giulio Serra da San Marco Argentano, noto faccendiere e trasformista. E non manca il solito don Magorno, detto anche ‘u mutu i Zorro.

Ne esce fuori un quadro imbarazzante. Per sintetizzare il “patto” tra i nostri impresentabili politici, lo definimmo “larghe intese alla cosentina”. Un lungo elenco di raccomandati che ha tutti i crismi per configurare l’ipotesi di reato di voto di scambio. La procura di Cosenza apre inevitabilmente un fascicolo, sollecitata anche dal commissario Pezzi. Dopo un anno l’arresto dell’ex sindacalista Franco Mazza e una serie di interdizioni dai pubblici uffici tra le quali anche quelle per Scarpelli e Perri lasciavano pensare che ci sarebbero stati anche sviluppi politici e invece niente. Solo la scarcerazione di Mazza e l’annullamento delle interdittive e di nuovo il silenzio, rotto solo da un avviso di chiusura indagini che, come da copione, non tocca i “pezzi grossi”. Eppure, mai prima d’ora un elenco così lungo e pieno di riferimenti clientelari era comparso sui media calabresi. Ma qui lo stato ha sempre difficoltà a indagare sui potenti… Anche se è arrivata la notizia del rinvio a giudizio per tutti: un contentino che non porterà a nulla. Come al solito, del resto.

Gabriele Carchidi