Cosenza, il blitz di Gratteri. Scommesse clandestine e riciclaggio, il “ritorno” di Alberigo Granata

Nel blitz di Gratteri è stato coinvolto anche un “veterano” dei fiancheggiatori della criminalità organizzata. Si tratta di Alberigo Granata, classe 1963, già coinvolto in altre retate e in un passato più recente in due operazioni del magistrato Eugenio Facciolla, “Twister” e “Lupi”, dalle quali è uscito senza grosse conseguenze. Su Granata, in particolare, si erano accentrate le attenzioni dei media perché dagli atti del processo “Lupi” era emersa una sua responsabilità nelle intimidazioni contro un giornalista sportivo della città di Cosenza che non era proprio allineato sulle posizioni dell’allora patron rossoblù Paolo Fabiano Pagliuso. Granata, inoltre, all’epoca, si sarebbe interessato in prima persona anche di scommesse clandestine ed è proprio per queste ultime che è rimasto coinvolto nel blitz di Gratteri del 1° settembre scorso.

La Dda di Catanzaro contesta a Granata i reati di intestazione fittizia, riciclaggio e autoriciclaggio. Tra gli elementi indiziari vi sono le dichiarazioni dei pentiti Francesco Galdi e Giuseppe Zaffonte, i quali hanno riferito del coinvolgimento di Alberigo Granata nel Gaming illegale delle scommesse clandestine e del fatto che il soggetto è intraneo rispetto alla confederazione mafiosa cosentina e in particolare del gruppo degli “italiani”. Il Galdi specificava anche che i proventi delle attività delittuose dell’associazione mafiosa nonché quelli ricavati dal Gaming confluivano nella bacinella comune.

Le intercettazioni, inoltre, non solo riscontrano le dichiarazioni dei pentiti, a giudizio dei pm della Dda, ma forniscono anche ulteriori elementi indiziari. In primis, si evidenzia che il Granata per contattare Renato Piromallo, che era il suo punto di riferimento nell’attività illegale, si serviva dell’utenza della moglie di quest’ultimo. In secondo luogo, emerge anche la riconducibilità di fatto al Granata di alcune agenzie di scommesse cos’ come al Piromallo. Quanto all’illicieità dell’attività di scommesse, agli atti c’è una intercettazione con una persona vicina al Piromallo dalla quale si evince chiaramente che l’indagato non rispettava la normativa vigente in materia di scommesse perché gli interlocutori parlavano di una giocata taroccata.

Dalle intercettazioni emerge anche il coinvolgimento di Renato Iannello, fratello di Franco Iannello, arrestato nell’operazione Rinascita Scott, il quale, con il Granata e il Piromallo, partecipava alla gestione di centri scommesse. Emergono inoltre contatti del Granata con Mario Gervasi relativamente al Gaming bel Vibonese e l’utilizzo di accorgimenti per evitare contatti diretti tra il Granata e il Piromallo.

Secondo la Dda risulta, quindi, delineato un solido quadro indiziario a carico del Granata e dalle intercettazioni emerge agevolmente la sussistenza di rapporti tra il Granata e il Piromallo nonché con la criminalità organizzata in generale, come dimostrano i contatti con la famiglia Iannello di Vibo. Tanto le intestazioni fittizie – conclude la Dda -, che costituiscono uno schermo dietro cui operano i mafiosi, quanto il riciclaggio e l’autoriciclaggio, costituiscono un fondamentale apporto per l’esistenza e la persistenza dell’associazione mafiosa; da qui la contestazione dell’aggravante mafiosa al Granata.