Cosenza, il sogno è realtà: il popolo rossoblù ancora incredulo per il “miracolo” dei Lupi

A Monopoli, nel 1988, sapevamo già che mancava solo un punto per arrivare in Serie B e quell’esodo (ottomila tifosi al seguito) era stato preparato ormai da un mese e mezzo, dalla vittoria di Salerno griffata Padovano e con una città che non aveva mai festeggiato così a lungo una promozione e un gruppo di calciatori e tecnici con a capo lo “stregone” Di Marzio, che ci liberava da un incubo durato 24 anni.

A Pescara, nel 1991, i tifosi giunti all’Adriatico a trepidare per lo spareggio per conservare la Serie B con la Salernitana non erano più di 3.500 e la paura – al contrario – era tantissima e fu Marulla a liberarcene con un gol che è diventato leggenda e che nello stesso tempo aveva dato la carica a tutto l’ambiente per giocare un campionato di vertice. E così, neanche un anno dopo, a Lecce, nella fatale Via del Mare, erano addirittura dodicimila le anime rossoblù a credere nel sogno della Serie A. Ma non andò come doveva andare.

A Casarano, nel 1998, invece, si può dire che fosse la stessa cosa di Monopoli, ai fini del risultato sportivo, visto che anche quel trionfo del Cosenza di Giuliano Sonzogni era ampiamente preventivato, anzi diciamo pure che era l’indennizzo che i tifosi pretendevano dal presidente Pagliuso dopo la sciagurata retrocessione della stagione precedente.

Vent’anni dopo, a Pescara, il trionfo del Cosenza e il ritorno in Serie B dopo 15 anni di sofferenze, ha un sapore completamente diverso. Per tutta la nottata, il popolo rossoblù era ancora incredulo per la clamorosa impresa della squadra di Braglia. Un traguardo impensabile dopo un campionato tutt’altro che esaltante. Ed è proprio questa dimensione che aggiunge spessore a quanto abbiamo visto con i nostri occhi nella notte di Pescara. Il Cosenza di nuovo in Serie B ha persino “annullato” – almeno per una notte – le divisioni e le incomprensioni all’interno della tifoseria per dare spazio a una serata di tifo stile “vecchi tempi“. Vedere la Curva Sud compatta alzare e battere le mani e scandire ritmicamente i cori della nostra passione, vecchi e nuovi, oltre che un tuffo al cuore è stato un colpo allo stomaco. Le nostre potenzialità sarebbero immense se ciclicamente non ci venisse voglia di farci male da soli: ma il calcio e le sue dinamiche sono bellissime e inspiegabili anche per questo.

Adesso è il tempo della festa e di rivivere ancora i momenti indimenticabili di queste nove esaltanti partite dei playoff. E’ il tempo di rendere omaggio ad un gruppo che non ha niente da invidiare agli altri che hanno fatto grande Cosenza sportiva e anche al presidente Guarascio che ha reso possibile tutto questo. Poi ci sarà tempo per verificare se la tifoseria rossoblù ha davanti un futuro unito oppure ancora difficile. Ma nel frattempo ci godiamo lo spettacolo di una squadra che ha avuto il potere di farci innamorare di nuovo di questo magnifico sport.