Cosenza, il sogno è realtà: ecco come Braglia ha cambiato volto alla squadra

Appena arrivati a Cosenza, dove ci ha accolto finalmente un’alba tutta rossoblù e una città imbandierata e addobbata a festa pronta a celebrare a lungo i suoi beniamini, protagonisti di un’impresa alla quale ancora oggi in molti stentano a credere.

Pescara è stata ancora una volta magica per la passione rossoblù. Allo stadio Adriatico 27 anni dopo si sono ripetute le stesse scene di gioia collettiva per la Serie B. Allora conservata con le unghie e i denti, oggi conquistata di forza. L’impresa del Cosenza di Piero Braglia ha le dimensioni del “miracolo sportivo”. Dopo la sconfitta col Rende – appena due mesi fa – sembrava tutto compromesso. Certo, c’era la prospettiva di giocare i playoff ma nessuno, neanche il tifoso più ottimista e sfegatato, avrebbe scommesso un euro sul Cosenza in Serie B. Ed è per questo che che il capolavoro di Braglia e dei suoi ragazzi ha inesorabilmente conquistato tutto il popolo rossoblù. Passo dopo passo sono cadute tutte le residue resistenze.

A otto minuti dalla fine del primo turno dei playoff con la Sicula Leonzio, il Cosenza era fuori dai giochi ed è stato a questo punto che è scattata qualcosa all’interno del gruppo. Una scintilla che è continuata in tutta la magnifica cavalcata verso la Serie B. Dalla Casertana al Trapani, dalla Samb al Sudtirol è stata una progressione irresistibile, che ha letteralmente cambiato volto al Cosenza rispetto al campionato, quasi al punto da pensare di vedere all’opera un’altra squadra nuova di zecca. Soprattutto in avanti, grazie alle prodezze e alle reti di David Okereke (3 gol), Gennaro Tutino (4) e Allan Pierre Baclet (5), che hanno segnato 12 dei 16 gol che hanno trascinato la squadra tra i cadetti del calcio dopo 15 lunghissimi anni.

Ma se questo exploit è stato possibile, il merito maggiore è stato di un modulo di gioco, il 3-5-2 di Piero Braglia, che ha esaltato prima di tutto il centrocampo. Luca Palmiero in mezzo, Mirko Bruccini sul centrodestra e Domenico Mungo sul centrosinistra si sono integrati al massimo con gli inserimenti sulle fasce di Angelo Corsi e Tommaso D’Orazio, dando finalmente al Cosenza una precisa identità. Con la collaborazione fondamentale di un reparto arretrato all’altezza della situazione, imperniato sul gigantesco Kastriot Dermaku, coadiuvato alla grandissima da Riccardo Idda, Camigliano e finanche da Pasqualoni mentre il campo ha detto che si è rivelata giusta anche la scelta di dare fiducia al portiere Umberto Saracco rispetto a Perina.

La condizione fisica della squadra è stata determinante per questa incredibile metamorfosi. Il lavoro del preparatore atletico Luigi Pincente è stato perfetto: nessuno era brillante come i ragazzi di Piero Braglia in questi playoff. Il tourbillon del nostro centrocampo ha finalmente assecondato l’estro e il talento di Okereke e Tutino ma anche di Baclet, ogni volta che è stato chiamato in causa e così, partita dopo partita, la tifoseria ha iniziato a sognare e oggi quel sogno è diventato realtà.

Un esodo di queste proporzioni, con diecimila anime rossoblù al seguito della squadra, non si vedeva da Lecce, 1992: una vita fa! Uno spettacolo memorabile, che tutti hanno vissuto da protagonisti in un’atmosfera finalmente distesa ed entusiasta. La notte del 16 giugno 2018 rimarrà per sempre tra le più belle della nostra passione rossoblù.