Cosenza, la metro sopra la “munnizza” di Viale Parco/Mancini

Cosenza, 2006: una strada intitolata al grande politico calabrese
Chi l’ha costruita, però, ha barato. E ora si litiga

Sotto l’asfalto immondizia
la guerra di viale Mancini

di Antonello Caporale 

ARTICOLO RISALENTE AL 2006

Sotto l’asfalto? Immondizia. Bidoni, bidoncini, cartacce, bucce di banane, contenitori di tavernello, cellophane dei crackers Saiwa, telefoni rotti, vecchi pezzi di lavatrici e scaldabagni. Nel verbale della Procura il ritrovamento è riassunto così: “rifiuti vari e materiale tipico di discarica nonché sostanze organiche”.

Tutto si può se gli uomini hanno talento. A Cosenza, che talento ce n’è da vendere, hanno pensato bene, forse per aggredire l’annosa questione rifiuti, di imbucare la “monnezza” sotto il viale. Il cemento costava troppo, la sabbia e le pietre pure. Così, pur di far risparmiare quattrini allo Stato, l’impresa aggiudicataria dei lavori del secondo lotto, una bretella di collegamento del centro città con la periferia, ha sostenuto con la “monnezza” l’asfalto.

C’è da aggiungere purtroppo che il cartone è meno duro della pietra e dunque, dopo poco tempo, una voragine si è aperta, poi un marciapiedi ha ceduto, infine è intervenuta la magistratura. Da oggi la strada è chiusa.

Giacomo Mancini

La strada. La strada è l’ultimo ricordo che Giacomo Mancini, il più amato dei politici calabresi, il socialista di ferro che ha conosciuto ai più alti livelli i palazzi romani, ha voluto lasciare ai cosentini. L’opera non riuscì a vederla conclusa prima di morire. Ma i suoi concittadini, riconoscenti, hanno chiamato viale Mancini quella strada. Sognata per anni, utile davvero. Grazie.

Tre chilometri e mezzo di lunghezza, doveva ridurre la pressione delle auto nel centro storico e sviluppare il tragitto più breve verso i sobborghi, verso l’autostrada e gli altri centri della provincia. L’opera è progettata dai tecnici comunali e costa 18 milioni di euro. Il primo lotto (del valore di due milioni di euro) viene realizzato nel ’99, il terzo e ultimo lotto (10 milioni di euro) viene chiuso e consegnato alla città nel 2002.

Per due anni le auto sfrecciano ed è un piacere vederle finalmente sprintare. Niente traffico, niente vicoli e niente multe. Poi, ehm, il problema… E’ il primo aprile dell’anno scorso. La strada si affloscia improvvisamente. Un buco profondo un metro. Una voragine vistosa e incomprensibile. Sembra un bellissimo pesce d’aprile, ma non lo è. Corrono tutti a vedere.

L’amministrazione comunale si allarma, la magistratura interviene e mette i sigilli. Chiama dei tecnici che iniziano a fare le prove di carico e il carotaggio. Verificano che la strada è simile a una mozzarella. Dunque, i primi provvedimenti vengono presi: la strada lunga tre chilometri e mezzo si accorcia di uno. Chiuso al traffico il tratto mediano. A settembre cede un marciapiede. I tecnici comunali, i progettisti dell’opera iniziano a sudare e impaurirsi. Il Municipio manda degli operai a metterci qualche pezza di bitume e a sperare che non succeda più nulla.

Sei mesi fa iniziano i lavori urgenti, con la vanga e con la pala puntano a capire cosa diavolo sia successo. E cosa è successo? Kinder brioss. Confezioni (vuote per fortuna) di merendine, cartoni, anche suppellettili, mobiletti, fuochi a gas. Insomma, scrivono gli inquirenti, nella pancia di questo viale – eccezion fatta per il dovuto e il necessario – c’è di tutto: “rifiuti vari, materiale tipico da discarica nonché sostanze organiche”.

Giacomo Mancini è nella tomba, per sua fortuna. Non sa quello che gli hanno combinato. Alcuni cosentini, di opposto parere, pensano al contrario: lo scherzetto è del politico defunto che sul finire della sua vita ha consegnato ai figli il viale taroccato. Rifiuti al posto del cemento, cartone invece che pietre.

Scoppia il putiferio. I giornali cittadini (Quotidiano di Calabria e Calabria Ora) incalzano, indagano, denunciano. La Procura ascolta e mette sotto inchiesta l’associazione di imprese Siles and Company, autrice dei lavori. Poi torchia le altre ditte che hanno realizzato gli altri lotti, l’ultimo dei quali aggiudicato con un ribasso monstre del 36,591 per cento.

C’è odore di megatruffa e di megabustarelle. Si scopre che la strada di cartone non è stata mai sottoposta a collaudo, obbligatorio per legge. La strada di cartone viene totalmente chiusa due giorni fa, proprio nel quarto anniversario della morte di Mancini. La politica che fa? Ah, al solito: velenose zampate in faccia. L’uno contro l’altro, ma il ring è solo quello con le insegne del centrosinistra. Che in Calabria è se possibile ancora più diviso e più nemico di sé .

I diessini hanno litigato a morte con il gruppo ex alleato che sopravvive nel nome di Mancini e che oggi è guidato dal nipote di Giacomo, Giacomino. Oggi lo accusano: “Le perizie ordinate dalla magistratura hanno dimostrato senza ombra di dubbio che il Viale è stato realizzato al di fuori di ogni norma e al di fuori di tutte le regole previste dalle leggi sui lavori pubblici. Un’opera assolutamente inservibile e affonda nelle voragini e nei rifiuti. Altro fatto certo e inequivocabile è che l’opera è stata realizzata da tecnici appartenenti al ristretto gruppo manciniano che ne rivendica completamente e pienamente la paternità attaccando la magistratura con gli stessi argomenti spesso usati dal Cavaliere Berlusconi”.

Giacomino Mancini, deputato eletto cinque anni fa nelle file dei Ds e che oggi invece sta con la Rosa nel Pugno risponde con questa amichevole considerazione: “I furbetti del botteghino, che hanno dimostrato di essere incapaci di governare, adesso godono nel vedere la città in ginocchio. Noi, che invece amiamo Cosenza, prendiamo formale impegno con tutti i cosentini che il primo atto del Sindaco della Rosa nel Pugno sarà la riapertura del viale, non sperperando i finanziamenti che i professionisti della distruzione hanno sottratto alla comunità”.

Il traffico è in tilt ma la corrida è iniziata e promette spettacolo di altissimo livello.