Cosenza, la mossa del Gattopardo

È dai tempi del famigerato G8 di Genova che gli italiani tutti hanno capito che per i poliziotti e i magistrati che commettono gravi reati non si applica la Legge, ma bensì la promozione. Più la fai sporca e più fai carriera, è questa la regola che vale solo per magistrati e forze dell’ordine.

Copri i mafiosi e i politici collusi? Promosso procuratore capo! Sei bravo a nascondere prove e a fabbricarne di false? Promosso alla Dda!  Sei il migliore a vendere e a taroccare sentenze? Promosso alla Corte d’Appello! Sei un mago dell’intrallazzo e della corruzione? Promosso Presidente del Tribunale! Sei un degno amico degli amici degli amici? Promosso Presidente del maggior sindacato dei magistrati!

È così che va, e non è una barzelletta. Del resto basta leggere le chat di Palamara per capire il perverso e corrotto mondo sotterraneo di certa magistratura. Utilizzano il prestigio della toga e la reputazione della Giustizia per coprire i loro meschini traffici finalizzati solo ed esclusivamente all’arricchimento illecito. Forti della loro intoccabilità di casta. Protetti da un CSM che ha sempre preferito lavare i panni sporchi in famiglia.

È ovvio che non bisogna generalizzare, perché in tanti indossano la toga con orgoglio, dignità e rispetto verso la Legge e la Costituzione, e la prova, ad esempio, sta nella denuncia del giovane pm di Taranto che ha permesso l’arresto del suo procuratore capo con l’accusa di tentata induzione, truffa e falso. Il giovane pm si è ribellato alle richieste del suo capo di aggiustare una inchiesta, denunciando tutto ai magistrati di Potenza. Che con altrettanta onestà professionale, e senso del dovere hanno agito senza guardare in faccia nessuno. Ulteriore prova che non sono tutti uguali i magistrati e molti di loro lavorano veramente per la Giustizia e la Costituzione.

Purtroppo noi in Calabria non siamo fortunati come i tarantini, in Calabria di Pm coraggiosi capaci di denunciare il malaffare nei tribunali, non ce ne sono. Eppure il malaffare nelle procure c’è, eccome se c’è! Basta citare le inchieste infinite della procura di Salerno che parlano di almeno 15 magistrati indagati per corruzione e collusione con mafiosi e politici massoni. Per non parlare dell’arresto del giudice Petrini, e dell’allontanamento dalla Dda del chiacchierato magistrato Luberto. E questo, stando alle ultime dichiarazioni di Petrini, è solo la punta dell’iceberg.

L’unica voce che si è sentita è stata quella di Gratteri, il solo all’oggi ad aver segnalato le “anomalie” di alcuni magistrati della sua procura ai colleghi di Salerno, per il resto nessun altra voce si è sentita. Silenzio assoluto. E questo la dice lunga sull’omertà che si respira nei tribunali calabresi. I “giovani pm” sanno bene che denunciare un loro collega significa, in Calabria, fare una brutta fine professionalmente parlando, stop alla carriera e confino chissà dove. Meglio far finta di non vedere. E a garantire tutto questo, almeno in Calabria, i soliti poteri forti che risiedono anche nelle stanze del ministro Malafede. Oggi salvato da Renzi che presto gli chiederà la restituzione del piacere.

E a proposito di trasferimenti forzati, le poltrone lasciate vuote dal dottor Lupacchini e dal dottor Facciolla, vittime degli intrighi di palazzo, dovranno presto essere occupate. Ed ecco che tra i pretendenti alla poltrona di Procuratore Generale della Corte d’ Appello di Catanzaro, spunta il nome del Gattopardo, al secolo Mario Spagnuolo procuratore capo di Cosenza. Così magari potrà controllare direttamente il lavoro del dottor Gratteri. E poi una bella promozione (!) se la merita dopo tanti anni di onorato servizio. E poco importa se il suo nome spunta in diverse inchieste della procura di Salerno oggi guidata dal dottor Giuseppe Borrelli, lo stesso che registrò il colloquio con Cesare Sirignano, sostituto procuratore presso la Dna, dopo che il suo nome era “apparso”, suo malgrado, in una intercettazione di Palamara che lo proponeva come procuratore capo a Perugia. Una “autointercettazione” che il dottor Borrelli ha subito consegnati ai colleghi di Perugia. Un chiaro segno di onestà professionale e senso del dovere che ci lascia ben sperare. Dopo anni e anni di colpevole silenzio della procura di Salerno sulle malefatte dei magistrati in Calabria, finalmente qualcosa si muove, lentamente, ma si muove. Forse questa volta, a differenza dei decenni passati, il trio Masini, Senatore, Borrelli, potrebbe farcela ad arrivare ad una conclusione.

Ma bisogna stare attenti, perché la mossa del Gattopardo potrebbe essere un bel depistaggio, materia affine al procuratore capo, che chiede di essere trasferito, ma che in realtà pretende di chiudere la sua carriera sempre onorata, in quel di Cosenza, dove si trova bene, e dove risiedono tutti i suoi segreti che chi meglio di lui può custodire? La furbata potrebbe essere quella di presentare la candidatura per dare l’idea di un magistrato sereno e tranquillo, e non indagato, al punto da concorrere per ricoprire una importante carica. Un messaggio comprensibile solo a chi fino ad oggi gli ha garantito immunità e coperture. Restare a Cosenza è il vero obiettivo del Gattopardo preso com’è dallo spauracchio di un trasferimento improvviso così come è successo a Lupacchini e Facciolla.

Ora vederemo se la procura di Salerno saprà resistere alle pressioni politiche e di casta, e portare a termine le tante inchieste in corso, con la  speranza che il ministro Malafede questa volta, a differenza di ciò che ha fatto in passato, come annullare addirittura una richiesta di ispezione presso la procura di Cosenza, firmata da 8 deputati 5Stelle eletti in Calabria, si schieri dalla parte giusta.