Cosenza, la “partita del cuore”: organizza l’associazione che gestì il lager di Camigliatello

La titolare dell'Animed e il sindaco Occhiuto

Avevamo anche noi pubblicizzato la “partita del cuore” che si svolge oggi fino alle 12,00 allo stadio comunale Gigi Marulla. Un triangolare tra la nazionale sindaci, quella dei magistrati e la squadra delle deputate. Un mini torneo contro la violenza di genere promosso dall’associazione A.N.I.MED, presieduta dalla signora Cinzia Falcone.

Avevamo deciso di sponsorizzarla perché promossa anche dalla dottoressa Viviana Solari di cui abbiamo stima e che poi ci piace come persona e come professionista. Non abbiamo dubbi sulle sue doti morali. E non avevamo fatto caso a chi realmente promuove l’iniziativa di domani.

Un nome che non è nuovo alla cronaca locale, si tratta dell’associazione A.N.I.MED. Infatti l’associazione in questione è la stessa che gestì per qualche mese il famigerato lager dedicato ai migranti a Camigliatello Silano, chiuso da prefetto di Cosenza per gravi carenze igienico sanitarie e per violazione dei diritti dei minori. In pratica questa associazione, come riferisce il comunicato rilasciato dagli operatori dei progetti SPRAR che ispezionarono il Centro di accoglienza posto a Camigliatello presso l’ex Hotel “La Fenice”, era proprio la A.N.I.MED. (Associazione Nazionale Interculturale Mediterranea) e gestiva circa 170 persone, tra cui 8 donne e, probabilmente, 8 minori.

Queste le dichiarazioni dopo l’ispezione sulle condizioni di vita dei migranti all’interno del Centro. “Quella che ci si presenta davanti è, dunque, una situazione a dir poco pessima: molti degli ospiti sono, infatti, costretti a dormire su materassi stesi sul pavimento, senza lenzuola né cuscini; la corrente elettrica all’interno della struttura è assente per molte ore al giorno, garantita solo da un gruppo elettrogeno che, ovviamente non può sostenere il fabbisogno di 170 persone; stessa cosa dicasi per l’inesistente acqua calda. I ragazzi ci mostrano, inoltre, abrasioni e irritazioni cutanee sulle loro gambe lamentando la mancanza di assistenza sanitaria. I fili dell’impianto elettrico, all’interno delle stanze sono scoperti e molti bagni sono privi di rubinetteria; tutti gli abiti che hanno addosso, eccetto le famose ciabatte da mare, sono stati donati dalla popolazione locale; il pocket-money non è stato più erogato; per poter mangiare sono costretti a risse quotidiane, in considerazione del fatto che la “sala mensa” del centro ha al suo interno un solo tavolo, dove viene adagiato il vitto. Aggiungono che 30 ragazzi, qualche giorno prima della nostra visita, sono stati trasferiti d’urgenza chissà dove, per aver osato protestare contro la condizione in cui erano costretti a vivere, e precedentemente descritta”.

Insomma, quello che descrivono gli osservatori è in sostanza il classico lucro oggi in voga sulla pelle di questi disperati. Intascare i soldi e abbandonarli al loro destino.

Dunque la signora Cinzia Falcone dopo questa breve ma intensa esperienza è passata dai profughi alla violenza di genere.  Chissà se anche alle povere donne vittime della sciagurata violenza maschile riserva lo stesso trattamento che aveva messo in piedi, per i suoi amati profughi, a Camigliatello? Certo è che questa associazione ha un Cuore grande.