Cosenza, la sai l’ultima del Barile gonfiato? Vuole (ri)comprare la casa messa all’asta!

A Cosenza succedono tante cose strane, al limite del paradosso, eppure nessuno ha il coraggio di domandarsi perché accadano e quale sia la logica.

Prendete per esempio Mimmo Barile, politico truffaldino dell’estrema destra prima e del centrodestra poi, famoso per essere stato clamorosamente condannato e più volte per ammanchi, “buchi”, bancarotte e truffe varie ma anche per essere riuscito sempre a farla franca e finanche a recuperare soldi grazie alle sue entrature nel porto delle nebbie di Cosenza.

Recentemente Mimmo e Barile, dopo aver patteggiato la sua ultima pena per bancarotta e occultamento di capitali con riduzioni ad altri 4 anni in seguito anche alla restituzione di altri 4 milioni di euro, circola ancora liberamente per la città. E non solo. Qualche tempo fa abbiamo addirittura scoperto che fa il diavolo a quattro per dichiarare l’illegittimità della vendita della sua casa all’asta a favore di un magistrato del Tribunale di Cosenza. Ma – di grazia – come fa se non ha i soldi per riacquistarla? Oppure questi soldi gli sono magicamente arrivati da qualche parte?

Come facciamo a sapere che la sua casa è finita all’asta? Beh, qualche mese fa abbiamo riportato un articolo di un media, Il Dubbio, diretto da quell’ormai vecchio trombone di Piero Sansonetti, nel quale si parlava appunto di una casa finita all’asta e acquistata da un magistrato onorario che opera nello stesso circondario, quello di Cosenza.

Bene, quel personaggio di cui all’epoca erano state rese note solo le iniziali, D. B., altri non è che Domenico Barile detto Mimmo, il quale molto probabilmente aveva usato qualche “esca” per arrivare fino a Sansonetti e farsi aiutare.

Tutto comincia nel 2012, quando Mimmo Barile ha subito il pignoramento della casa in cui viveva con la moglie da parte del Banco di Napoli per il mancato pagamento di un mutuo e il Tribunale di Cosenza aveva disposto la procedura di vendita senza incanto dell’immobile, un appartamento nel centro della città del valore di circa 600 mila euro. L’asta è andata deserta per tre volte e, infine, l’immobile è stato aggiudicato all’unica offerta presentata, col ribasso del 30%, per un valore di 178 mila euro.

Al momento del rilascio dell’immobile, però, la scoperta di chi fosse l’aggiudicataria: giudice onorario non togato che svolge funzioni di pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Cosenza. «Ho scoperto chi fosse grazie al mio legale, che l’ha riconosciuta quando si è presentata insieme ai carabinieri a casa mia per espletare la procedura veloce per l’immissione nel possesso del bene, senza attendere la notifica del decreto di ingiunzione. Lui credeva fosse presente in funzione di pm e non di aggiudicataria dell’immobile, poi abbiamo scoperto che invece era stata lei a partecipare all’asta», ha raccontato quel pallone gonfiato di Mimmo Barile, il quale ha presentato (udite udite!), lui, personaggio che definire truffaldino o borderline è quasi un eufemismo, un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura contro la magistrata onoraria e anche una denuncia-querela al Procuratore della Repubblica.

Vi risparmiamo i dettagli giuridici perché anche se il magistrato avesse fatto qualche forzatura per fottere la casa al truffatore, verrebbe quasi da dire che ha fatto bene, viste e considerate le nefandezze commesse dal Barile “gonfiato”.

Secondo quanto scritto nell’esposto di Barile senza vergogna al Csm, infatti, ad avvalorare il conflitto della magistrata ci sarebbe il suo rapporto di coniugio con un «iscritto negli elenchi dei delegati alle vendite». Sempre bruscolini rispetto alle sue leggendarie truffe, tipo i 500mila euro fatti sparire dalla Fondazione Field dei quali ride ancora tutta la Calabria.

Attualmente l’esposto del truffatore è al vaglio del Consiglio Superiore della Magistratura e, in seguito alla denuncia, la pm onoraria è stata iscritta al registro delle notizie di reato della Procura di Salerno (competente in caso di procedimenti contro i magistrati cosentini). Le ipotesi di reato a suo carico potrebbero essere quelle di turbativa d’asta e abuso di potere.

«Possibile che il magistrato dell’esecuzione non abbia riconosciuto la collega al momento dell’asta? In gennaio, inoltre, ho fatto un’istanza al Procuratore della Repubblica di Cosenza per conoscere se si fossero presi provvedimenti nei confronti della magistrata onoraria, ma non ho ricevuto risposte», ha raccontato Barile, che notoriamente ha la faccia come una parte del corpo dove – di regola (ma nel suo caso non si sa mai) – non batte mai il sole.

Le cose sono due: o lo fa per puntiglio, e non ci crediamo neanche un po’, oppure è pronto a riscattarla e quindi ha i soldi per poterlo fare.
In tutto ciò, c’è gente che deve rispondere di bancarotta al posto suo, mentre il Barile gonfiato, che evidentemente è pieno di soldi, anche non suoi, circola liberamente e fa anche il gradasso facendosi identificare con le iniziali per non dare nell’occhio. Ma vi rendete conto?