Cosenza. La soffitta di Gigi (di Franco Panno)

di Franco Panno

La soffitta di Gigi, quanti anni sono passati. Difficili da scordare i pomeriggi d’inverno passati ad ascoltare musica e a discutere di tutto. Rimasto orfano appena sedicenne il nostro amico, rimasto solo, aveva cominciato a lavorare, in un negozio di cornici. Al lavoro alternava la scuola serale, si diplomò in un istituto tecnico. Quella soffitta stretta era arredata da un letto e un paio di scaffali, traboccanti di dischi e libri, un fornellino, il bagno era nelle scale di quell’ultimo piano. Aveva più o meno la nostra età quel ragazzo che già doveva provvedere a se stesso, un uomo, rispetto alla nostra spensieratezza. Capitava, le domeniche soprattutto, di averlo a pranzo da noi. Regalavamo un pasto decente e un po’ di calore a quel ragazzo cresciuto troppo in fretta.

La sua soffitta fu il nostro prive’ per un po’ di tempo, lasciava la chiave sotto lo zerbino. Noi ne approfittavamo. Tanti pomeriggi consumati a parlare del futuro, di un viaggio che avremmo fatto tutti insieme a Memphis. Inutile dire che rimase un sogno. Si cresceva, Gigi, appena conseguito il diploma, emigrò nel nord Italia. La soffitta che Sor Elio, il proprietario, gli aveva messo a disposizione, senza pretendere pagamenti, diventò un ripostiglio. Eppure tutti avevano lasciato ricordi indelebili, in quello spazio angusto, che diventava magico, tra un disco, una discussione e i primi baci. Tony e Mira consumarono li la loro prima volta. Prima di entrare in chiesa per sposarsi sostarono, mano nella mano,nei pressi della soffitta.
Io ci passo spesso. Ripenso a tutte le volte che trovavo la chiave sotto lo zerbino.
La gatta, Gino Paoli

Buona giornata