Cosenza, l’assemblea dei Comitati: res(is)tiamo tutti insieme

Quella di ieri è stata una giornata dedicata all’incontro e al confronto tra diverse realtà attive in provincia di Cosenza, impegnate contro il degrado e lo spopolamento della Calabria. L’iniziativa, voluta e coordinata dal Comitato Piazza Piccola, è iniziata con l’assemblea dei Comitati presso palazzo Cosentini in via Galeazzo di Tarsia. Tema: Res(is)tiamo: come, dove, perché

Ecco il report degli interventi.

STEFANO CATANZARITI

Ci ritroviamo per capire le problematiche del territorio e capire le strategie di resistenza in Calabria. Creare processi duraturi e vincenti nel tempo è molto difficile. Ci troviamo a combattere contro lo spopolamento dovuto all’emigrazione. Ogni nucleo di giovani che tenta di costruire qualcosa su questa terra spesso è costretto a lasciare tutto per trovare fortuna altrove. Particolarmente difficile è la costruzione di percorsi che partendo dal basso riescano a far sentire la vera voce dei cittadini. Spesso le poche cose che riescono vengono istituzionalizzate proprio per disarmarle degli aspetti più innovativi e deflagranti.

L’ambulatorio, gli sportelli sociali, la cura degli spazi sono piccoli esempi di risposte per recuperare spazi e servizi per la comunità fatti dalla comunità. L’espansione e la duplicazione di questi percorsi è l’obiettivo del nostro lavoro tentando all’inizio di mettere in rete esperienze che vanno nella stessa direzione e che hanno principi analoghi. Joggi, Cleto, Vaccarizzo, Roggiano, Cosenza, sono solo alcuni esempi delle comunità attive verso una trasformazione sociale reale. Non esiste un modello unico. Ogni realtà ha la sua specificità che richiede sforzi e percorsi diversi.

Il turismo, il lavoro, la salute, l’ambiente sono temi importanti da affrontare insieme. Pensiamo anche ai trasporti. Spostarsi in Calabria è drammatico. Raggiungere da Cosenza i vari paesi dell’hinterland e viceversa con i mezzi pubblici è praticamente impossibile. La rete ferroviaria, alcuni pezzi sono ancora non elettrificati, è davvero minimale e mal concepita.

Venendo al nostro, seguendo la mappatura che abbiamo fatto, ci sono almeno 50 palazzi nel centro storico di Cosenza che stanno crollando. Quest’anno il festival di Cleto non si è potuto tenere nel borgo per problemi di sicurezza. Stessa cosa dicasi per i problemi del dissesto idrogeologico che ci sono a San Fili, a Roggiano ed in tanti altri paesi dell’entroterra. La popolazione certo deve reagire ma il processo di messa in sicurezza del territorio deve essere preso in carica dalle istituzioni che invece appaiono distratte e lontane dai veri problemi. Prima di pensare a grandi opere ed attrattori turistico/culturali non si può che mettere in sicurezza i borghi, i quartieri, le città.

ANITA DE FRANCO (Ricercatrice)

Abitavo nel Centro Storico di Cosenza e purtroppo sono una di quelle che è dovuta andar via. Mi occupo proprio di una ricerca sullo spopolamento dei borghi storici e questo è il contributo che posso dare alla discussione. Il problema principale dell’abbandono è la migrazione; persone che vanno via per ragioni economiche e per cercare un futuro non garantito a casa sua. L’abbandono della terra significa anche abbandono dei beni comuni e degli immobili e questo si ripercuote fortemente su chi rimane, su chi resiste.

Il problema della politica che si disinteressa parte dai numeri. Se ci sono poche persone, se la politica si basa sul consenso è chiaro, purtroppo, che i politici si interessano prevalentemente sui luoghi dove risiedono tante persone e che sono di già normalmente attori principali nei processi economici e culturali. La turistificazione non produce cittadini ma solo progetti economici portati avanti da pochi attori imprenditoriali. Ecco perché è fondamentale provare a far nascere nuclei di cittadini partecipanti e attivi.

Il Centro Storico di Cosenza è sicuramente fragile come i suoi abitanti. Ogni piccolo evento climatico pare annunciare una fine del mondo. La mancanza di parcheggi, di servizi, di tecnologia scoraggia la residenzialità nella parte vecchia della città. Bisogna cominciare a credere che le cose supportate dai cittadini sono molto importanti. Le cose che partono dal basso nel centro storico di Cosenza sono fondamentali e da pubblicizzare. Non basta o non serve soltanto l’indignazione, occorre far emergere la parte positiva del lavoro svolto praticamente senza aiuto delle istituzioni da parte dei cittadini.

Chiedere di recuperare il patrimonio immobiliare, capire la volontà dei privati di investire sul territorio, mappare una rete di commercianti interessati a questa parte di città. Certamente bisogna interloquire con i vari livelli istituzionali. Comune, Regione, Europa.

Proposte. 

Politica del porto franco: censire una parte di città dove sperimentare un regime fiscale più agevolato. Questo per invogliare imprenditori e residenti a scegliere il Centro Storico.

Autogestione dei servizi pubblici e attrarre cliniche, farmacie ed altre strutture anche private che offrano servizi.

Creare delle comunità contrattuali autogestite che creino spazi di autogoverno.

Creare delle politiche di partnership con le istituzioni locali.

In tutto ciò bisogna dribblare l’opzione della museificazione. La città o una delle sue parti è un sistema sociale in cui non si entra o non si deve entrare pagando un biglietto e basta.

ROBERTA CARUSO PER VACCARIZZO

Tutto è accaduto nel mese di febbraio con il MIT ed una call internazionale dove chiunque poteva proporre un bisogno sociale da risolvere con la metodologia ad U. Ogni dinamica sociale, bisogno, si può affrontare riattivando le comunità sociali. La comunità dei cittadini sono la soluzione. In Italia si è deciso di affrontare lo spopolamento dei borghi. Un team di tre architetti si è aggiudicata la sperimentazione di una soluzione di ripopolamento. Io mi occupa di abitare e turismo innovativo a Vaccarizzo di Montalto, frazione di 500 abitanti. Vaccarizzo ha subito un forte spopolamento negli ultimi anni. Con il MIT si è fatto uno studio sulla qualità/prezzo della vita nel borgo (silenzio, aria, lentezza, socialità) creando una griglia esemplificativa. Siamo partiti dopo l’analisi mettendo al corrente la comunità di Vaccarizzo del progetto in corso. Gli abitanti hanno costruito una descrizione della frazione ieri, oggi e domani che ha permesso di costruire una mappa fatta di simboli e di elementi che prima erano sconnessi l’uno dall’altro. Nella seconda fase si è costruito un primo ecosistema che ha permesso alla comunità di essere in grado di attivarsi su di esso. Tutti i cittadini hanno iniziato a evidenziare gli attori ed i talenti (locandiera, barman, cestaio, artigiano e così via). Sostanzialmente si è proceduto per riattivare una rete sociale oramai quasi inesistente su tutti i territori. Ogni cittadino, dando vita ad una vera e propria azione teatrale, ha incarnato una figura diversa che nell’azione “scenica” ha permesso di capire e superare i conflitti esistenti nella comunità.

Bisogna far emergere il fine dei vari percorsi. Ristrutturare il Centro STORICO, perché? Cosa vuole diventare il quartiere? Riusciamo a raccontare com’era Cosenza, quante cose belle c’erano e quante ne vogliamo riattivare? I cittadini di Vaccarizzo hanno creato un primo step, la putiga del Borgo. Questo è uscito fuori da un questionario somministrato alla popolazione che ha individuato nella putiga una delle maggiori emergenze. Come realizzarla? Una cooperativa? Chi ci si dedica? Chi ci lavora?

Una cosa del genere potrebbe essere riprodotto anche a Cosenza. Questa la mia proposta a questo gruppo.

Anche sugli edifici pericolanti abbiamo provato a sentire la parte privata e proprietaria degli immobili. Abbiamo chiesto loro cosa intendevano fare del bene e se erano interessati a utilizzarli per il bene comune del quartiere.

FRANCESCA CANINO (Giornalista-Alberi Verdi)

Qualche anno fa un incendio ha ucciso alcune persone. Non si sa com’è andata a finire la cosa. Quali sono le responsabilità. Ci dobbiamo chiedere fortemente prima di ogni progetto dove sono le Istituzioni. Dov’è il sindaco di Cosenza che sembrava rianimato dalla notizia dei fondi pubblici che dovevano piovere sul Centro Storico? Oggi che i fondi pare siano evaporati è di nuovo ripiombato nel silenzio. Dov’è la magistratura? Dov’è la Sovrintendenza? Cosa dice?

DISCUSSIONE

Dalla Costituzione che mette dei limiti alla proprietà privata alle leggi sull’esprorio tante potrebbero essere le iniziative da mettere in campo. Certamente l’interlocuzione con le istituzioni e la pressione su di loro è centrale ma, come si evince dall’esempio di Vaccarizzo, molto possono fare i cittadini a prescindere dal potente di turno. Se il Comune non tiene pulito un quartiere, i cittadini possono organizzarsi per pulire con le loro forze e magari denunciare la cosa su giornali e social. Recuperare il senso di appartenenza e di attivismo è fondamentale per scavalcare la sordità del potere costituito.

MARIO BOZZO (No Metro)

Voi che siete giovani e pensate ad una società che si autogoverna portate avanti un’esigenza che è vera ma servono decenni o generazioni. Molti di noi non hanno tanto tempo. Per questo mentre si organizza l’autorganizzazione c’è la necessità comunque di relazionarsi con le istituzioni per trovare soluzioni a breve periodo. Sia il comitato No Metro, come il comitato “Prima che tutto crolli”, hanno presentato una raccolta firme: e un progetto che ha coinvolto comuni ed istituzioni. Sarebbe opportuna una convergenza tra questi diversi ma complementari approcci. L’istituzione per me è ancora certamente un perno della democrazia al pari della cittadinanza attiva quando i meccanismi democratici si inceppano. Un comitato di cittadini che esprimano un contropotere reale è importante e centrale.

SANDRA BERARDI

Manca una comunità che insieme si muove per reclamare i propri diritti. L’obiettivo di questa riunione è quello di creare una rete cittadina e provinciale, esistono già delle reti regionali che si occupano di ambiente e territorio, capaci di unire le forze di quei cittadini attenti alle sorti della città.

ELENA HOO (AUSER – DecidiamoNOI)

L’unico punto di forza rispetto al cambiamento è il rafforzamento di una rete cittadina per avere un potere contrattuale manifesto. La comunità ancora non c’è e forse non ci sarà, ed è proprio per questo che dobbiamo avere una strategia più alta che non sia quella di presentarsi all’ennesimo tavolo con l’Amministrazione. Serve una strategia in un momento in cui il processo partecipativo esiste. Il processo è avviato grazie a chi ci ha lavorato. Non possiamo prescindere dal rapporto con le Istituzioni, che continuano a decidere, per obbligarle ad un cambiamento reale. La questione dell’abitare è centrale non solo per i crolli ma anche per gli anziani, per i giovani, per i poveri. Questo non può essere delegato a nessuno, riguarda tutti noi. Nell’agenda urbana si sta costituendo un’agenzia della casa con la partecipazione della comunità. O noi riusciamo ad entrare in questi meccanismi per cambiarli oppure le cose andranno come nel passato. Non si tratta di andare a chiedere. Significa costruire spazi di partecipazione ampio, anche con la lotta, capaci di interagire a livello alto.

FRANCESCO CAMPOLONGO

La lotta istituzionale e quella di base sono complementari. La politica, come già detto, non esprime sensibilità sui piccoli centri che non esprimono numericamente voti utili. La cosa interessante e che possiamo mettere a disposizione una serie di esperienze, pratiche e soluzioni che provano a smuovere le cose. A questo serve la rete. Scambiarsi informazioni e mettere su pratiche di contrapposizione per arrivare a soluzioni utili.

MASSIMO CIGLIO (Preside)

Il centro storico è un perno fondamentale come luogo della politica fatta dai cittadini. Cosenza Vecchia dovrebbe essere il centro del Comune, trovare anche simbolicamente la sede del sindaco. Dobbiamo liberarci dall’ansia di quello che fa il nemico. Loro badano semplicemente ai loro interessi privati. Non si discute. Il problema centrale è quello che facciamo noi. Dobbiamo lavorare sulla comunità che non si fa dal nulla ma partendo da quello che si fa. Mancini raccolse i pezzi della città facendolo diventare fatto pubblico ma era la cooperazione sociale che fece il lavoro attraverso anche la ripopolazione del Centro Storico. Se insieme al lavoro di Piazza Piccola ci aggiungiamo la discussione, il lavoro parte. Noi provammo a fare un’opera di disseminazione di partecipazione su Via degli Stadi. Abbiamo perso visto quello che è successo dopo. Ma la traccia di lavoro potrebbe essere riproposta. Bisogna puntare sulle cose che possiamo fare direttamente. Non bisogna aspettare la ristrutturazione per partire.

FACIT – Federazione Associazioni Cattoliche Italiane

Piergiorgio Lo Duca

Abbiamo nel tempo provato a proporre progetti per il Centro Storico. In primo luogo provando a far maturare la comunità. Abbiamo chiesto una conferenza dei servizi per coinvolgere attori istituzionali per avere le risorse per attuare i progetti sul territorio. Confrontarsi tecnicamente con le istituzioni con un gruppo spontaneo di associazioni e cittadini capaci di interagire a livello alto, anche con un programma politico alternativo alle attuali realtà amministrative.

Stefano CATANZARITI

C’è bisogno di rivederci, prenderci il tempo per ricontattare gli altri e ricontattarci.

A seguire, dalle ore 18 in Piazza Duomo, incontro pubblico con: Ilario Ammendolia, scrittore ed ex sindaco di Caulonia, che ha offerto una lettura apparentemente provocatoria in merito al degrado della Calabria riassumibile nel titolo stesso della sua ultima opera “La ndrangheta come alibi”. Un alibi ampiamente abusato e strumentalizzato negli ultimi 40 anni da una politica stracciona, quasi sempre con il cappello in mano, ma soprattutto incapace di amare la nostra terra e la nostra gente riducendola al triste scenario che dal Pollino all’Aspromonte è sotto gli occhi di tutti.

Gioacchino Criaco, scrittore e intellettuale aspromontano, porta in giro per il mondo la sua rabbia verso gli invasori che hanno colonizzato e saccheggiato una terra che ha conosciuto ben altra ricchezza umana, culturale ed economica. Al tempo stesso, Criaco, invita ad invertire la rotta attraverso la cultura della “Restanza” da assumere, quasi, a manifesto politico contro l’inesorabile spopolamento e il conseguente degrado.

Res(is)tiamo, sì. Ma dove, come, perché. Marta Maddalon, docente Unical e attivista del Comitato Piazza Piccola, padana di nascita, naturalizzata calabrese, ha tracciato una sintesi tra il pensiero romantico della Calabria che fu e le contraddizioni attuali. A chiudere la serata, sempre in piazza Duomo, aperitivo e Concerto per il Centro Storico di Danilo Iaquinta, tenore in fuga dalla nostra terra, che vive e lavora a Milano.