Cosenza, “luminarie” natalizie a tema: l’albero della Truscia

Il fallimento economico del Comune che a tutti sembrava cosa lontana dalle nostre esistenze, inizia a mostrare il suo reale “peso” sulle abitudini e la vita dei cosentini. E il mancato addobbo della città in occasione delle festività natalizie, è solo l’anticipo di quello che ancora ci aspetta. Oggi ci tocca rinunciare all’atmosfera natalizia (che non è la fine del mondo, ma resta l’anima del Natale), domani saremo costretti a rinunciare ai servizi essenziali che i soliti privati, in sostituzione del pubblico, ci venderanno a caro prezzo. Cosa che già succede con la sanità. È questo il prezzo che tutti i cosentini dovranno pagare, a dispetto di quelli che dicevano, o che pensavano, che il fallimento del Comune non avrebbe inciso sulla qualità della vita dei cittadini. Incide, eccome se incide. Ed ora tutti se ne stanno rendendo conto.

I tanti debiti accumulati dalla passata amministrazione Occhiuto, si parla di 450 milioni di euro, sono di fatto un vero e proprio macigno che impedisce la “messa in campo” di qualsivoglia pubblica iniziativa, luminarie in primis. Risparmiare e tagliare “sulla spesa pubblica” saranno le parole d’ordine di questa nuova amministrazione (anche se ancora non lo dicono chiaramente), e non può essere altrimenti, la situazione economica in cui versa il comune è davvero tragica. Toccherà a Franz recuperare risorse (sarà costretto a mettere le mani nelle tasche dei cittadini) per “attagnare” i tanti creditori che giornalmente bussano alla porta del comune. Un amaro sciroppo che tutti i cosentini saranno costretti a bere.

Ora, al netto di tutto questo, una cosa però va detta: l’albero di Natale “piantato” a piazza dei Bruzi, è davvero brutto, sgraziato, malfatto, goffo, spoglio, spelacchiato, disadorno, povero, austero che solo a guardarlo mette una tristezza infinita. E qui il denaro c’entra poco. Sarebbe bastata un po’ più di fantasia, magari utilizzando materiali riciclati, per rendere quel povero albero un po’ più presentabile. Messo lì, così, con quelle 4 palline che non sanno neanche loro che ci stanno a fare appese ai rami, è di una malinconia che al suo “cospetto” viene quasi da piangere. Più che rappresentare il santo Natale, i suoi scadenti “addobbi”, rappresentano la santa Truscia della città. Infatti più che trovarci i doni sotto, a guardalo in tutta la sua povertà, è capace che se ti avvicini troppo “ti circa ancuna cosa iddru attia”. Povero albero sventurato.  Diciamolo: uno spettacolo deprimente. Meglio non farlo. Se l’albero di Natale di Virginia Raggi è passato alla storia come “Spelacchio”, il nostro, a volergli dare un nome, lo potremmo chiamare tranquillamente “arrunzatacchio”. L’albero di Natale che più arrunzato non si può.