Cosenza, ma come fa Spagnuolo (plurindagato) a continuare a svolgere indagini?

Egregio direttore,

quello che mi chiedo da diverso tempo è questo: ma Cosenza fa parte dell’Italia oppure no? Perché pare che di quello che accade nella città che fu di Telesio non importi niente a nessuno. In primis ai cosentini che di chiedere conto e spiegazioni alle istituzioni sulle tante criticità che viviamo che spesso creano problemi al vivere civile, non ci pensano proprio. Il massimo che riusciamo a fare, è un post su Facebook. A seguire la società civile che a Cosenza di civile non ha niente. Per lo più composta da personaggi da operetta elevati a classe “dirigente” da politici corrotti e mafiosi a cui devono tutto. Impastettati arricchisciuti che hanno imparato a mettere due parole in fila e per questo si credono scienziati.

Poi c’è la politica, e ci sono i partiti a cui spetterebbe il compito di lavorare per migliorare la qualità della vita dei cittadini o quantomeno per arginare la deriva morale, etica, sociale ed economica in cui versa Cosenza da almeno 15 anni a questa parte. Spetterebbe a loro informare le sedi romane dei ministeri della drammatica condizione a cui è costretta la città, e farsi portavoce dei tanti problemi che l’affliggono. Ma sarebbe come chiedere alla faina di guardare le galline. Sono proprio loro, i politici cosentini, il male assoluto: la principale causa dei nostri problemi. Il silenzio, su tutto il malaffare che circola in città, per i nostri politici, è d’oro, in tutti i sensi. E’ questa la sola regola che seguono. Nessuno escluso, compresi i 5 Stelle che io ho votato e che non voterò mai più. E per finire ci sono i rappresentanti delle istituzioni che più degli altri hanno il dovere di raccogliere le “lamentele” del cittadino e agire di conseguenza, nel rispetto della Legge, delle regole, e del buonsenso. Purtroppo chi rappresenta le istituzioni a Cosenza (tribunale, polizia, carabinieri, prefetto), spesso e volentieri, è colluso con la masso/mafia, e l’unica azione che pone in essere è garantire l’impunità a chi è disposto a pagare la mazzetta. Perciò il silenzio delle istituzioni, sulle tante grottesche situazioni che viviamo, molte delle quali si consumano a danno delle regole e della legge, la fa da padrone. Nessuno parla perché sta bene a tutti la corruzione che come si sa fa girare tanto denaro.

E arrivo al punto: dopo la notizia uscita sul Fatto quotidiano dei 15 magistrati calabresi (Cosenza e Catanzaro) indagati dalla procura di Salerno per fatti di corruzione e di mafia, mi sarei aspettavo che le “categorie” da me sopracitate aprissero un forte e serrato dibattito cittadino sulla gravità della notizia. 5Stelle in testa, visto che hanno chiesto una ispezione proprio al tribunale di cui, come è sempre successo, si sono perse le tracce. Invece niente. Tutti zitti. Compresi i deputati 5Stelle. In pratica la classica presa in giro. Ti dicono che fanno e poi imboscano come gli altri. Anche perché la lotta contro alla corruzione, come sanno bene i 5Stelle cosentini, doveva partire proprio da Cosenza che è la città simbolo, in Italia, della “governance” della masso/mafia. Invece si agisce dappertutto, tranne che a Cosenza. Su questo sono d’accordo con voi di Iacchite’.

Tra i nomi dei magistrati indagati, citati dal Fatto, ma anche da voi, c’è il procuratore capo della procura di Cosenza, il dottor Mario Spagnuolo accusato dai suoi colleghi di Salerno di diversi episodi di corruzione. La riflessione che ne consegue sorge spontanea: se da un lato è vero che la formula di rito pronunciata, in questi casi, dai politici corrotti e mafiosi per non creare problemi ai loro amici magistrati è: “ho fiducia nella magistratura che deve fare il proprio lavoro in autonomia e senza interferenze… è anche vero che dall’altro, proprio per la delicatezza della posizione occupata dal dottor Spagnuolo, la situazione impone una rassicurazione a tutti i cosentini.

Chi ci rassicura che ad indagare sui cosentini c’è un magistrato onesto e serio e non un corrotto? Logica e buonsenso vorrebbero che: fino a che non si chiarisce la posizione del dottor Spagnuolo, così come avviene con i dirigenti pubblici e i politici, lo stesso dovrebbe essere posto ad altra funzione che non può essere quella di inquirente: non può indagare nessuno visto che anche lui è un indagato. E insieme a lui dovrebbero passare ad altre funzioni anche tutti gli altri magistrati chiacchierati e indagati del tribunale di Cosenza: Cozzolino, Tridico, nomi che voi fate spesso. E tanti giudicanti di cui evito di fare i nomi.

E invece a Cosenza tutto è tranquillo. Il dottor Spagnuolo e i suoi pm continuano ad indagare persone e a svolgere inchieste come se nulla fosse, come se per loro “l’assoluzione”, da un eventuale processo, fosse un dato scontato. Come si può sopportare una situazione di questo tipo proprio non mi capacito. E soprattutto come può lo Stato, che conosce bene la situazione cosentina attraverso i deputati e i senatori dei 5Stelle, permettere tutto questo?

Mi convinco sempre più che Cosenza non fa parte dell’Italia, e che se chiedessimo allo Stato l’indipendenza per fondare un piccolo Stato sovrano, come quello di San Marino, dove il malaffare può continuare a proliferare in tranquillità, sono sicuro che ce la concederebbero subito. A patto di fornire il passaporto a tutti i corrotti che ne faranno richiesta.

Lettera firmata