Cosenza. Maria Locanto aspirante vicesindaco, intrighi e retroscena

Sappiamo che da qualche mese Maria Locanto è tornata a far parlare di se. La ragazza ha la politica nel sangue, è nipote di Riccardo Misasi, figlia di alti dirigenti del Pd, cognata del presidente dei Revisori dei Conti del Comune di Cosenza, nominato da Occhiuto e confermato dai “dissidenti” Pd, Andrea Manna, ma anche parente di Anna Maria Artese, ex vicesindaco di Rende, cugina del potentissimo direttore dell’Osservatore Andrea Monda, prediletta discepola di Francesco Boccia e Nunzia De Girolamo, e infine… amica fidata di Luigi Zinno e Gigino Incarnato. È vero che ha cambiato più di un partito e che non è di sinistra, ma alla fine è stabilmente nel Pd da due o tre anni ed ha anche il numero di WhatsApp di Elly. Tiè. 

Ma perché stiamo parlando di lei? Lo abbiamo già scritto più volte, è una brava signora, ma ha un difetto: è troppo ambiziosa. Solo adesso ha accumulato la carica di Presidente del Pd provinciale di Cosenza, Membro dell’Assemblea nazionale e Membro della Direzione nazionale. Allora, ci chiediamo: nel Pd queste tre cariche sono cumulabili? Non si capisce. 

In aggiunta, corre voce che in realtà la sua permanenza alla Presidenza del Partito potrebbe essere illegittima perché è stata eletta a presiedere l’assemblea provinciale senza essere tra i 60 membri eletti della stessa. Un po’ come se un passante fosse eletto Presidente della Camera dei deputati… 

Ma non è questo il motivo delle “preoccupazioni” in salsa “pidiota” in questi giorni. La notizia è che il gruppo in Consiglio comunale Democrazia e Partecipazione, guidato da Francesco Graziadio (in quota Antonio Tursi) e composto da Gianfranco Tinto (in quota Mimmo Bevacqua) e Aldo Trecroci (in attesa di… quota), ha proposto Maria Locanto come vicesindaco al posto della defenestrata Funaro. Ecco il mistero. 

Perché un gruppo ostile al Pd propone come assessore in quota Pd la presidente? Il rischio per Maria è quello di essersi bruciata. Come può essere una indicazione del Pd se non è proposta dal Gruppo del Pd o dai vertici cittadini e provinciali del Pd? Inoltre, la posizione del Pd provinciale sembra orientata all’indicazione di altri nomi, non solo quello scontato di Francesco Alimena, ma pare proprio il cugino di Maria, Maurizio Misasi, figlio di Riccardo, simbolo di una Dc che lasciò il segno a Cosenza e nel Meridione più in generale, fra l’altro proprio iscritto al Partito Democratico di Cosenza, oppure l’ingegnere Clelio Gelsomino, dirigente del Pd rendese che potrebbe avere una delega straordinaria alla città unica. 

Tuttavia, Maria Locanto viene ostacolata da tanti. E se il suo progetto è quello di “eliminare” Pecoraro prima del rimpasto di giunta, non dovrà difendersi soltanto da chi dice che la sua Presidenza è illegittima ma anche da chi ha saputo che stava raccogliendo le fatidiche firme necessarie alla convocazione dell’assemblea per la sfiducia a Pecoraro. Una specie di segreto di Pulcinella. Ne servono 31 ma ancora non ci siamo e già sono spuntati i primi soggetti che dichiarano di essere stati ingannati dalla Locanto.

Come sempre in questi casi, alla fine l’ultima parola la diranno a Roma e c’è già chi dice che potrebbe scendere in campo addirittura Boccia per perorare la causa locantiana.

In tutto questo casino, brillano – si fa per dire – per assenza Carletto Guccione e Mazzuca. All’ultima assemblea Nicola Adamo ha utilizzato alla perfezione Mazzuca come parafulmine rispetto alla richiesta di assessorato per lo sputtanatissimo Colistro, già “trombato” nella votazione per il presidente dei Revisori dei Conti a vantaggio di Andrea Manna. E dev’essere anche per questo che il presidente del Consiglio in versione guappo di cartone si è nuovamente riavvicinato a Carletto suo in nome della fedeltà all’ex ministro Orlando, che ancora ha il suo peso in quel che resta del Pd. Guccione osserva da lontano e al momento resta guardingo, ma non c’è dubbio che alla fine remi sempre dalla parte di Capu i liuni. Siamo uomini o caporali?