Cosenza, muore d’infarto all’Annunziata dopo nove ore di inutile attesa

Foto di Fabrizio Liuzzi

C’è un nuovo caso di malasanità all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. Un uomo di 60 anni, Giovanni Brogno, è morto nella serata di domenica a causa di un infarto dopo essere rimasto “parcheggiato” su una barella al Pronto soccorso addirittura per nove ore, dalle 11 alle 20, in attesa di non si sa bene cosa.

Giovanni Brogno è sempre stato un uomo attivo e sportivo ed è tra gli ispiratori del progetto della chiesa evangelica Bethel. Non ha mai sofferto di malattie cardiovascolari e spesso e volentieri giocava a tennis per mantenersi in forma. Domenica mattina, tuttavia, ha avvertito forti dolori al petto e ha deciso di farsi accompagnare al Pronto soccorso dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. Non l’avesse mai fatto!

Giovanni Brogno è stato sottoposto ad un esame degli enzimi e ad un elettrocardiogramma, che – a detta dei medici – non avrebbero evidenziato problemi gravi ed urgenti. Certo, forse i battiti erano deboli e lenti, avrebbe sentenziato un sanitario, ma non c’era comunque niente di preoccupante e bisognava ripetere gli esami a distanza di qualche ora. E così Giovanni è stato buttato su una barella e dimenticato in quel Pronto soccorso che ormai è diventato un incubo per tutti i cosentini.

La verità è che, invece, Brogno doveva e poteva essere ricoverato o in Cardiologia o anche in Terapia intensiva perché stava per avere un infarto e i nostri medici, bontà loro, non se ne sono accorti. E così, intorno alle 20, i familiari sono rimasti attoniti nel vedere che Giovanni stava avendo un attacco di cuore fulminante e che non c’era più niente da fare. Nove lunghissime ore ad aspettare su una barella che qualche medico si accorgesse di lui e poi la morte. Un’agonia tremenda e vergognosa, non degna di un paese civile.

Abbiamo atteso qualche ora prima di dare la notizia per evitare gli sciacalli. Ormai non c’è più bisogno di fare esposti in procura perché, come tutti sanno, il pm Tridico attende come un falco la morte “sospetta” di qualcuno in ospedale per arrivare tomo tomo cacchio cacchio, chiedere il sequestro della salma, fare un’autopsia di comodo e creare le basi per l’assoluzione del suo amico medico di turno. Lo sanno tutti che i processi per malasanità a Cosenza sono una farsa: arriva qualche collega medico con una perizia falsa e il gioco è fatto: tutti assolti. E il giochino serve soprattutto per sbandierare la sentenza di assoluzione non appena i familiari del paziente morto provano a fare una causa civile. Il nostro consiglio in questi casi è uno e uno soltanto: state lontani dai magistrati che fanno penale alla procura di Cosenza e agite direttamente per causa civile. Solo così avrete la speranza di ricevere un po’ di giustizia.