Cosenza, Occhiuto e l’elogio all’omertà

Occhiuto cambia registro: gli oppositori al suo regime non sono più degli odiatori, dei mistificatori, dei ricattatori, così come li ha definiti fino a qualche giorno fa, ma “nemici della città”. Con una nota inviata ai giornali, e pubblicata solo da quelli a libro paga – Pippo Gatto e Gianfranco Bonofiglio pagati dal Comune di Cosenza come consulenti, e il Velino 20.000 euro all’anno, sempre di soldi dei caggi –  Occhiuto oltre ridefinire “le qualità” dei suoi oppositori, prova anche ad esprimere un “giudizio” diverso, da quello espresso fino ad ora, sulla magistratura. La colpa, se la città non va avanti ed ogni suo progetto subisce “inaspettate battute d’arresto”, per l’Occhiuto furioso, non è più della suggestionabilità, o della influenzabilità dei magistrati cosentini che si lasciano intimidire da un semplice articolo di giornale, ma degli oppositori che sporgono denunce per ogni cosa.

Quando la pezza è peggio del buco. Secondo Occhiuto se un cittadino o un oppositore rilevano violazioni di legge nell’attività dell’amministrazione Occhiuto, l’unica cosa che devono fare è quella di tapparsi la bocca. Denunciare un illecito significa bloccare l’opera, perciò bisogna stare zitti se veramente si vuol  bene alla città. Altrimenti i giudici sono costretti a dar seguito alla denuncia e questo comporta perdite di tempo e di guadagno. Bisogna essere omertosi per Occhiuto: se hai notato movimenti strani nella pubblica amministrazione devi imparare a farti i fatti tuoi. Solo così puoi dimostrare di amare la tua città.

Occhiuto è allergico ad ogni forma di legalità e di rispetto della legge: per lui l’unica cosa importante è fare anche tanto per fare, ma soprattutto costruire: come, dove e perché, sono domande secondarie che lasciano il tempo che trovano. E chi si pone queste domande è un nemico della città: se, ad esempio, hai notato la presenza di ‘ndranghetisti sul cantiere di piazza Fera/Bilotti, e chiedi il perché di quelle presenze, per Occhiuto sei uno che non ama la sua città, perché così facendo c’è il rischio di fermare la costruzione dell’opera che è la cosa più importante. Poi se l’ha costruita la ‘ndrangheta, la mafia o la camorra, cosa vuoi che sia, di fronte alla bellezza della piazza. Ancora: se scopri che a lavorare con l’amministrazione sono sempre quelle 4 o 5 ditte e chiedi come mai, per Occhiuto sei un infame dedito alla delazione. Denunciare è da infami, secondo Occhiuto.

Dice Occhiuto: “… non dobbiamo abituarci a un’opposizione che basa la sua azione di contrasto sulla distorsione della realtà e cerca di frenare la realizzazione delle opere in maniera subdola, con la denuncia giudiziaria usata come ossessiva intimidazione verso coloro che a vario titolo hanno rapporti con l’Ente Comune”.

Denunciare personaggi come Potestio, Pecoraro, Bartucci, Cucunato, che utilizzano il denaro pubblico per fini personali significa, per Occhiuto, mettere i bastoni tra le ruote all’amministrazione “del fare”, oltre ad intimidire le ditte amiche, e quelle mafiose, che ricevono denaro pubblico senza svolgere i lavori: potrebbero mettersi paura e decidere di non rubare più ai cittadini, e questo sarebbe un grosso danno per la città. Questo sistema, per Occhiuto, deve rimanere tra di noi. Non c’è bisogno di gridarlo ai quattro venti. Perché è un sistema che rende ricca la città. Specie lui e gli amici degli amici.

Lo sprono alla reticenza messo in campo da Occhiuto, restituisce bene la condizione in cui è scivolata la città.  Per essere dei bravi cittadini e innamorati della nostra città, per Occhiuto, dobbiamo tutti attenerci all’omertà.