Cosenza, ponte di Calatrava: l’inaugurazione più fasulla (e fraudolenta) del mondo

Egregio Direttore di IACCHITE’,

le scrivo per il ponte di Calatrava, anche perché gli articoli da Lei pubblicati non toccano le osservazioni che io farò. Partirò dal ponte per continuare sull’operato di Sua Maestà Mario Occhiuto I.

Il 26 gennaio dell’anno scorso c’è stata l’inaugurazione del ponte. Ma in italiano, corrente e storico, inaugurazione significa qualcosa che da quel momento inizia a funzionare. Si inaugura una nave, e la nave parte. Si inaugura una strada, e la circolazione comincia, e così via. Si è inaugurato il ponte ma non è successo nulla. Il collegamento tra le due sponde del fiume non esiste, le macchine o i mezzi in genere non circolano, né circoleranno in un prossimo futuro. 

Perché? Perché non esistono ancora le strade tramite le quali i mezzi potranno accedere e attraversare il ponte. Quando saranno costruite queste strade? La risposta non è semplice, anche perché solo l’altro giorno – a distanza di 6 mesi dall’apertura!!! – sono state sgomberate tutte le baracche del campo rom di via Reggio Calabria…. E poi comunque bisognerà progettare e costruire le strade. Insomma, è stata una inaugurazione fasulla, fraudolenta.

E passiamo ad altro. Si dice che il ponte attirerà i turisti a Cosenza. Questo lo dice Sua Maestà Occhiuto I, ma io dubito che la gente che non ha altri interessi a Cosenza verrà per vedere il ponte. Sì, è vero, si parla del ponte di Calatrava a Venezia (anche perché impraticabile), ma non credo che la gente vada a Venezia per vedere il ponte. Ci va perché Venezia è Piazza San Marco, è la laguna, è Palazzo Ducale, è l’antica Repubblica Marinara, è storia. È una città unica, con la passeggiata in gondola sogno di ogni innamorata. Non per il ponte. Poi, visto che uno è lì, se la guida lo consiglia, lo si va a vedere.

Del ponte di Cosenza si è detto di tutto. In particolare che unisce il niente al nulla. Non si è detto invece che è inopportuno e brutto, e stupisce veramente che un architetto non lo percepisca. Il ponte di Cosenza, estrema immagine di modernità, non si accorda con ciò che lo circonda. Per dirla in forma classica: è come un cavolo a merenda. Ed ancora: se guardato dalla parte di Cosenza vecchia, rimane ancora accettabile in quanto alle spalle ha il vuoto; ma se lo si guarda dalla parte dei rom è un obbrobrio che copre e demolisce l’immagine fiabesca di Cosenza vecchia.

Da questo lato il ponte rivela tutta la sua assurdità. Se lo si doveva fare, l’architetto Occhiuto I avrebbe potuto pensare a due tiranti (uno a destra ed uno a sinistra) che ovviamente non avrebbero raggiunto l’orribile e scomposta altezza dell’unico tirante e non avrebbero coperto Cosenza vecchia. Ma sempre un ponte di Calatrava sarebbe stato.

Sua Maestà Occhiuto I ha voluto essere moderno all’estremo. Sulle strade invece, in particolare sul Corso Mazzini ha voluto essere retrò. E così abbiamo il selciato con i pietrini che occhieggiano al Medioevo e che impediscono alla gente di camminare decentemente. Sua Maestà evidentemente non cammina (e si vede!!!) altrimente capirebbe “si com’è duro e calle lo camminar per le sue (rifatte) strade”.

Per non parlare dei marciapiedi. Già stretti di loro, un metro, un metro e mezzo, divisi a metà, per 50 cm, da strisce bianche per non vedenti non accompagnati che nessuno ha mai visto a Cosenza. E la gente comune non riesce a camminare. Oppure le ormai leggendarie “alliccate” di cemento per biciclette sempre sui marciapiedi che ne impediscono la fruizione e che non sono (né possono esserlo) sfruttate da ciclisti.

È vero, a Milano avviene, a Parma avviene, ma Sua Maestà dimentica che queste sono città in pianura, mentre Cosenza, specie dove ha situato le piste ciclabilì, ha un andamento collinare e le strade strette e piccole impediscono anche lo sforzo per usare la bici. Ed ancora, last but not least, le panchine su Viale Mancini, sul Corso Mazzini, e così via. Da che mondo è mondo le panchine sono state viste come il mezzo per riposare e leggere comodamente il giornale appoggiando la schiena al classico schienale. Orbene, Sua Maestà con le panchine, ha lasciato il falso Medioevo delle strade ed è tornato all’estremo modernismo. Una ondulazione di cemento dove non ci si può certo appoggiare ma che servirà a favorire la scoliosi nei giovani.

Io ho votato Occhiuto la prima e la seconda volta. Perché? Perché di fronte ai parolai che lo avevano preceduto, era la novità e la speranza. Ma non riesce a capire che è stato eletto e confermato per fare il sindaco del comune, non l’architetto della città e per di più inaudita altera parte.

Lettera firmata