Cosenza, il questore Conticchio cameriere per un giorno

Ai più potrebbe sembrare retorica. Specie a ridosso di Natale, dove si sa che la retorica solidaristica non manca e si manifesta in mille modi. Il più gettonato è dare assistenza ai poveri. Infatti solo a Natale ci accorgiamo che esistono i poveri, gli indigenti, i morti di fame che come i turdiddri e i cuddruriaddri, vanno a ruba: tutti a rincorrere i bisognosi per dimostrargli tutto il nostro amore e quanto ci teniamo ad aiutarli. Poi, passato il santo, passata la festa.

Ma non è così che ho visto l’iniziativa promossa dalla questura di Cosenza e dal questore, il dottor Conticchio, che per una giornata ha voluto essere solidale con chi fatica ad andare avanti. E così, una cinquantina di poliziotti hanno indossato “la mantesina” e si sono messi dietro ai fornelli di “Casa Nostra”, struttura di carità per i senza dimora di Cosenza posta all’interno del palazzo arcivescovile, per offrire un pranzo a chi spesso il pranzo salta. Anche se i presupposti per dire, e ci sono tutti, che la retorica in questa iniziativa regna sovrana, esiste un elemento, nel caso della questura, che rende genuino questo “una tantum solidaristico” tipico dell’ipocrisia sociale delle iniziative di Natale.

Conticchio avrebbe potuto anche non promuovere una iniziativa simile e fare come hanno fatto tutti i suoi predecessori, cioè nulla, non sta in capo al loro “ufficio” esprimere solidarietà, tuttavia ha deciso di non tirarsi indietro e promuovere questa giornata, perché lo straordinario in questa loro iniziativa, a differenza di altre simili, è il messaggio che è arrivato alla gente, che supera di gran lunga, per positività, l’aspetto retorico “intrinseco” in questo genere di iniziative. Come a dire: il gioco vale la candela.

Conticchio, da uomo delle istituzioni, da responsabile della sicurezza dei cittadini, da sincero democratico, e non per ultimo da essere umano, ha capito che avvicinare il poliziotto alla gente è un elemento fondamentale, specie al sud. Rendere “umano” il poliziotto in terra di ‘ndrangheta, permette di rompere schemi mafiosi che fino ad oggi hanno limitato questa interazione. Restituire l’immagine alla gente del poliziotto al servizio del cittadino, e “pasolinamente parlando”, come uomo, donna, papà, madre, che si alzano la mattina per andare a lavorare, al pari di tutti, e con i problemi di tutti (le bollette, il mutuo, i figli all’università) significa aprire una porta a chi ha sempre diffidato delle “divise”. E non a torto da noi. Dove la Giustizia fatica a trionfare.

Quello di Conticchio è un invito ai cittadini a fidarsi delle istituzioni e che rivolgersi a loro quando si hanno dei problemi è la via giusta. E se per ribadire tutto questo, l’occasione è servire un piatto di pasta alla gente, va bene anche così. Retorica o non retorica.

GdD