Cosenza, rogo a corso Telesio: l’alibi di Bilotti e le troppe coincidenze

Ancora nessuna notizia della misteriosa donna straniera che “condivideva” negli ultimi tempi l’appartamento con la famiglia Noce. Nel mentre i Vigili del Fuoco continuano a verificare la stabilità del palazzo e a cercare tra la cenere ancora fumante altri elementi per meglio capire la dinamica di questo tragico e voluto rogo.

A questo punto pare si possa escludere che la donna, con un bambino al seguito, sia rimasta vittima del rogo. E la sua “irreperibilità” diventa oggetto di sospetto da parte degli investigatori che indagano sul caso. Una indagine che ha già chiarito la natura dolosa dell’incendio, identificando, anche grazie alle tante testimonianze, il punto di innesco delle fiamme: l’esterno del portone. Che, a differenza del solito, in quella tragica occasione, risultava sbarrato dall’esterno.

Il conte duca marchese Roberto Bilotti, nel frattempo, preso dal panico, si affanna a ricostruire pubblicamente la sua giornata di quel tragico venerdì, attraverso una intervista rilasciata alla giornalista Alessia Principe. Un modo per fornire un alibi, e sottolineare la sua completa estraneità al doloso rogo che ha provocato la morte di Tonino, Roberto, Serafina, e del loro cagnolino. Dice che da sempre è uso passare le vacanze di agosto in Calabria, e in particolare a San Fili, e quel venerdì si era recato a palazzo Compagna per trasferire alcuni mobili dal palazzo a casa sua, perché pare che Nuzzolo gli avesse chiesto di “fare spazio”. Per l’occasione, mentre gli operai caricavano i mobili, il conte duca marchese Bilotti, dice di aver girato anche un video “educational”  all’interno delle stanze, da mostrare in futuro ai visitatori. Finito il video, e finito di caricare i mobili, il duca conte marchese Bilotti dice di essere andato via verso le 15,30. Di aver preso la macchina parcheggiata vicino al Caffè Renzelli, e di essersi avviato verso casa a San Fili. Ricordiamo che il rogo ha inizio, così come riportato dalle tante testimonianze, attorno alle 16, 20/16,30.

Il duca conte marchese Bilotti ricostruisce minuto per minuto la sua giornata e aggiunge: «Sono arrivato a San Fili, ho preso un gelato, poi ho ricevuto la telefonata di Filippo Grandinetti – un operaio che si è occupato della casa che mi informava dell’incendio – e poi dopo un po’ mi ha chiamato anche Giovanna Liuzzi che è la nuora di Bitonti, dell’appartamento di sopra. Quindi sono arrivato a Cosenza quando l’incendio era già in stato avanzato».

Insomma il duca conte marchese Bilotti cerca di spazzare via, dalle menti degli investigatori, ogni minimo sospetto di un suo probabile coinvolgimento in questa triste e assurda tragedia. Perché ha capito che è l’unico ad avere un movente: la presenza dei Noce all’interno dell’antica torre campanaria del Duomo, che vivevano in condizioni igieniche estreme (basta dire che non avevano neanche più il WC), creava problemi di “decoro” alle attività culturali che si svolgono all’interno di palazzo Compagna.  Tant’è che il duca conte marchese Bilotti si affanna a ripetere di aver segnalato più volte alla procura la situazione, senza nulla sortire. Era l’unico che si lamentava ufficialmente della situazione, attraverso esposti in procura, chiedendo l’allontanamento dei tre dallo stabile.

Ora, a voler malignare come direbbe qualcuno, oppure a porsi le giuste e sacrosante domande come direbbe qualcun altro, le coincidenze, nell’alibi fornito dal duca conte marchese Bilotti, sono tante.

È una coincidenza trovarsi quel venerdì all’interno di palazzo Compagna per un lavoro urgente e improrogabile: spostare dei mobili. E’ una coincidenza girare un video “educational” all’interno del palazzo 40 minuti prima che andasse tutto a fuoco; una azione che potrebbe apparire agli occhi degli investigatori maligni come il premurarsi di costruire una sorta di video inventario (dove si vedono le opere ma non si può stabilire “l’originalità” delle stesse), “che non si sa mai”. E’ una coincidenza il suo affannarsi a cercare i microfoni della stampa, mentre i corpi dei poveri tre ancora bruciavano, per rendere noto a tutto il mondo la perdita di 500 anni di storia della città, parlando di opere di inestimabile valore andate in fumo, tra cui la prima edizione del “De Rerum Natura” del filosofo Bernardino Telesio.

E’ una coincidenza che il duca conte marchese Bilotti, nel chiudere la sua intervista, si preoccupi di informare gli investigatori che non è solo lui ad avere una eventuale movente, ma anche altri. E racconta di aver appreso che i tre, qualche giorno prima di morire, avevano avuto un forte litigio con alcune persone, molto probabilmente stranieri. Dunque chi ha accesso il rogo avrebbe potuto farlo anche per una atroce vendetta. Tra emarginati si sa come vanno le cose. Sono capaci di tutto.

Ognuno si può fare l’idea che vuole. Ognuno è libero di credere o meno alle coincidenze. E voglio sottolineare che è anche lecito, visto che stiamo parlando di una strage, o se preferite di un triplice omicidio, porsi domande e tirare fuori dei dubbi. Che non significa accusare nessuno. Io personalmente ho smesso di credere alle coincidenze all’età di 12 anni.

GdD