Cosenza, Roma e “Mafia Capitale”

Cosenza per molti aspetti somiglia a Roma. Come Roma, Cosenza è circondata da sette colli. Anche noi, come loro, abbiamo il Colosseo, che si trova a piazza Fera/Bilotti.

Come il Tevere attraversa Roma così il Crati attraversa Cosenza: loro hanno lungo Tevere, noi lungo Crati. Loro hanno le terme di Caracalla, noi le terme a Santa Lucia (molti cosentini non lo sanno. Si trovano presso Palazzo Spadafora, oggi sede di uffici comunali, costruito nel XV secolo sui resti di un edificio termale di epoca romana, di cui ancora oggi si possono ammirare le vestigia”).

lupa capitolina

E poi tra le similitudini più importanti c’è quella di essere rappresentate entrambe da un lupo. Loro hanno la Lupa capitolina, noi u Lupu da Sila. Noi la Villa Vecchia, loro Villa Borghese.

Ma non sono solo le bellezze storiche e naturalistiche ad accomunarci alla città eterna. Quello in cui più ci assomigliamo è la gestione dell’amministrazione pubblica.

Su questo siamo identici al comune di Roma come due gocce d’acqua. Quello che è successo a Roma con l’avvento (salvifico) di “Mafia Capitale” che ha scoperchiato tutto il malaffare della pubblica amministrazione, è esattamente quello che succede da noi. E ve ne diamo la prova.

cantone

Il dottor Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, ha presentato il suo nuovo rapporto sulla corruzione a Roma Capitale ed ha affermato: “Abbiamo scoperto un sistema di assegnazione degli appalti che, per essere buoni, lasciava a desiderare, e nel quale in molti casi il rispetto delle regole era un optional. Un’indagine a tappeto sugli appalti in ogni settore dal 2011 al 2014 che ha rivelato una spregiudicatezza ai limiti dell’incredibile nel gestire ogni tipo di gara, il ricorso sistematico a procedure, per così dire “familiari”, per cui si invitano le imprese amiche e non quelle che hanno i requisiti. E delle imprese amiche non ci si cura nemmeno di verificare se effettivamente possono fare i lavori o devono essere escluse perché prive dei requisiti”.

Ditemi voi se non è uguale uguale a quello che diciamo noi da tempo sugli affidamenti di Occhiuto. Gli stessi contenuti, precisi e specifici, di molti esposti presentati alla procura di Cosenza, che, come si sa, giacciono tranquille tranquille dentro chissà quale cassetto. E’ lo stesso anche il periodo di riferimento: 2011/2014. Gli stessi anni dell’amministrazione Occhiuto. Anche la dicitura è uguale: “imprese amiche”.

ILARIA DA PIGNATONE DOPO IPOTESI NUOVE INDAGINI

Sul rapporto del dottor Cantone, interviene il procuratore di Roma Pignatone che dice : “Una mala administration sotto gli occhi di tutti, senza la quale il malaffare non sarebbe mai emerso”. Non è neppure necessario aspettare le sentenze definitive per dare un giudizio amministrativo”.

Capite? Sono talmente evidenti le mancanze amministrative, come nelle determine dell’amministrazione Occhiuto, che il dottor Pignatone dice che non servono le sentenze per dire che l’illegalità amministrativa a Roma come a Cosenza esiste.

Perché è talmente palese, e sotto gli occhi di tutti, da essere ravvisata anche da chi non capisce niente di gare, appalti, e procedure varie. Sempre che i cittadini vogliano vedere e capire e non continuare a vivere con il prosciutto sugli occhi.

E così, come noi da tempo facciamo l’esempio del tombino stippato per far capire ai cosentini come vengono sperperati i loro soldi a favore degli amici degli amici, anche il dottor Pignatone, per far capire ai romani il livello di corruzione nel comune di Roma fa un esempio chiarissimo: “Le buche nascono dal fatto che le imprese, per vincere la gare, pagano una bustarella a un funzionario del Comune e poi anche a quello che dovrebbe controllare i lavori. L’imprenditore rientra da quel denaro facendo male i lavori. Lavoro che va rifatto, e questo porta a ulteriori guadagni. In quella buca ci si cade col motorino e si capisce allora come l’illegalità incida sulla vita quotidiana. Infatti i morti per incidenti a Roma sono il doppio di quelli per omicidio”.

Capito anche qui come funziona il trucchetto?

Un affaruccio che costava alla città di Roma un sacco di soldi, come dice il procuratore: “La media delle spese giustificate come di somma urgenza, quindi senza alcun controllo, era di 100 milioni…”.

stemma comunale cosenza_rev_5

A quella di Cosenza è costata “solo” una ventina di milioni di euro. Insomma, questo rapporto pare stilato da noi, e come noi il dottor Cantone ha corredato tutto con documenti che provano le gravi mancanze amministrative.

Ma purtroppo non in tutto assomigliamo a Roma. Che, a differenza nostra, ha messo in moto la macchina della Giustizia per punire ladri e corrotti. Qui da noi invece tutto viene messo sistematicamente in “soffitta”, aspettando che vada aru riscuardu. Disgraziatamente per noi non abbiamo un Granieri che somiglia ad un Pignatone ed una Manzini che somiglia ad un Cantone. Non tutto può essere uguale. Rimaniamo pur sempre essere umani, e in quanto tali unici e irripetibili. E’ la scienza, bellezza.

GdD