Cosenza, sanità corrotta e depressa: un sistema culturale deviato, peggio della mafia

Continuiamo ad essere veramente sconcertati per quello che accade nella nostra ASP a Cosenza. Sì, quella notoriamente corrotta ma soprattutto “depressa” guidata dal celeberrimo Raffaele Mauro Faccia di Plastica, servo fedele di Madame Fifì, la maga del male e puttino compunto di Sua Maestà il Cinghiale…

Ci hanno detto che forse bisogna cambiare prospettiva: la politica c’entra fino a un certo punto, la massoneria è cosa per questi farabutti troppo nobile per essere invocata. Più terra terra: la vince chi invece di lavorare per la sanità e la salute della gente lavora per i suoi lerci interessi di “moneta e potere” e questo dal più “basso dei dipendenti” fino all’alto dirigente.

Ciò determina avanzamenti di carriera e soldi regalati a manciate (per esempio per mansioni superiori mai svolte) per alcuni e totale indifferenza nei riguardi dei propri sacrosanti diritti per altri. E infine, ciliegina sulla torta, mobbing a tutto spiano per chi produce e lavora anche in maniera creativa.

E’ un sistema mentale e culturale deviato, peggio della peggiore mafia. E’ un sistema che mortifica, svalorizza le intelligenze, demotiva fino all’ennesima potenza e non c’è amministrazione che riesca a migliorare questo circolo viziosissimo.

Oggi è Mauro, ieri era qualcun altro, domani sarà chi sarà…non cambia, resta tutto maledettamente uguale. Credere nella giustizia umana? Ricorrere sempre ad avvocati? Invocare la mission dei sindacati? Ma quando mai!

I sindacalisti fanno personalmente i loro porci comodi: ottengono posizioni organizzative per se, difendono dirigenti di dubbia, molta dubbia etica professionale, contrattano il non contrattabile.

I giudici? Che dire? Si pensi a quel tal giudice Maccarrone del Tribunale di Cosenza, tanto per citarne uno, che per gli stessi diritti adotta due pesi e due misure: li nega ad alcuni, li offre su un piatto d’argento ad altri.

All’ASP di Cosenza lavorano anche molte persone combattive ed oneste, che ormai ci scrivono ogni giorno e alle quali vogliamo lanciare un messaggio unico e chiaro: non gettate la spugna, anche se è veramente difficile scrollarsi di dosso tutta questa sporcizia che vi viene buttata addosso. E’ difficile continuare ad essere “legalisti”, anche per chi è contrassegnato da radicalità personale e politica, ma le cose stanno così, cari signore e cari signori: oggi essere rivoluzionari vuol dire conoscere e  rispettare le leggi, senza nessuna ambiguità interpretativa. La legge è uguale per tutti. E su questo non dovete arretrare di un millimetro. La Giustizia è lenta ma prima o poi arriva.